Allio, René
Regista e scenografo teatrale e cinematografico francese, nato a Marsiglia l'8 marzo 1924 e morto a Parigi il 27 marzo 1995. Dopo le sperimentazioni in campo teatrale influenzate profondamente dall'opera di B. Brecht, iniziò a dedicarsi al cinema continuando al contempo ad approfondire le sue ricerche estetiche e teoriche. Senza rinunciare a un approccio storico e politico, manifestò un costante interesse per lo studio della psicologia dei personaggi, sempre inseriti in contesti sociali e culturali, in genere appartenenti al mondo della provincia.
Dopo aver compiuto studi di letteratura ed essersi dedicato alla pittura, esordì come scenografo e costumista teatrale nel 1948; negli anni Cinquanta lavorò assiduamente nell'ambito della produzione d'avanguardia francese, approfondendo nell'organizzazione dello spazio scenico la concezione brechtiana del teatro epico. Successivamente continuò la sua attività presso la Comédie Française e l'Opéra di Parigi, e poi ancora presso il Teatro alla Scala di Milano e l'Old Vic di Londra, mentre l'incontro con il regista R. Planchon nel 1957 contribuì notevolmente al suo sviluppo professionale. Due anni più tardi, per la trasposizione teatrale di Le anime morte di N.V. Gogol′, diretta da Planchon, A., oltre a curare le scene e i costumi, realizzò dei disegni animati della durata di due minuti che vennero proiettati nel corso dello spettacolo. Nel 1963 girò il suo primo cortometraggio, La meule, di cui fu anche sceneggiatore; a partire dalla metà degli anni Sessanta debuttò come regista di lungometraggi alternando al lavoro per il cinema quello per la televisione.
Nei suoi primi film A. effettuò un'esplorazione della realtà assumendo un punto di vista apparentemente marginale e periferico dal quale affioravano tuttavia le sue riflessioni sulla natura umana. In queste opere, caratterizzate da un attento studio dei personaggi e dei loro comportamenti, ma anche da un'osservazione dell'ambiente e da una scelta degli elementi scenografici che assumono un rilievo semantico, emerge una profonda tensione psicologica che si riflette nella strutturazione stessa dello spazio. In La vieille dame indigne (1963; La vecchia signora indegna), tratto da un racconto di Brecht, la protagonista, alla morte del marito, nel ripercorrere il tempo vissuto decide di capovolgere il proprio modo di comportarsi sino a quel momento parsimonioso e previdente. In L'une et l'autre (1967), nel disegnare un'altra figura di donna pronta ad assumere la personalità della sorella nel tentativo di riacquistare la dignità e la libertà, A. ripercorre una crisi spirituale attraverso il tema del doppio. E infine con Pierre et Paul (1969), compie una spietata analisi di un rapporto di dipendenza tra padre e figlio che si conclude, alla morte del genitore, con un gesto di follia da parte del giovane. Successivamente volle dare alla sua indagine un respiro epico-storico, e quindi scrisse con il drammaturgo Jean Jourdheuil Les camisards, realizzato nel 1970, ma distribuito solo due anni più tardi. Con questa ricostruzione della rivolta dei protestanti contro Luigi XIV dopo l'abrogazione dell'editto di Nantes (1685), il regista compie una riflessione sull'intolleranza religiosa che va oltre il preciso contesto storico e diventa universale. Rude journée pour la reine (Una giornata amara) del 1973 è invece un esercizio stilistico che ruota intorno alla protagonista (Simone Signoret) tra osservazione del reale e presenza di elementi onirici. Moi Pierre Rivière, ayant égorgé ma mère, ma sœur et mon frère, realizzato tre anni dopo, s'ispira a un clamoroso caso giudiziario del 19° sec. e alle analisi effettuate da M. Foucault e dai suoi allievi nell'ambito delle ricerche sui meccanismi di emarginazione e di controllo. A. elabora diversi piani di lettura del crimine compiuto, attraverso veri e propri quadri narrativi, affidando il racconto del fatto a vari personaggi che offrono prospettive differenti, e al contempo procede a un'accurata ricostruzione dell'ambiente rurale. Tra le opere successive Retour à Marseille (1980), emblematico ritorno alla sua città natale, Le matelot 512 (1984) e Transit (1991), dal romanzo di A. Seghers. Collaborò infine, ancora nel 1991, a Contre l'oubli, film collettivo commissionato da Amnesty International, che vide la partecipazione di molti registi francesi tra cui Alain Resnais e Jean-Luc Godard. *
G. Gauthier, Les chemins de René Allio, Paris 1993.