Falconetti, Renée
Attrice teatrale e cinematografica francese, nata a Sermano (Corsica) nel 1892 e morta a Buenos Aires il 12 dicembre 1946. Il suo nome rimane legato soprattutto a un solo, indimenticabile ruolo in un grande film, La passion de Jeanne d'Arc (1927; La passione di Giovanna d'Arco) di Carl Theodor Dreyer, nel quale la sua straordinaria interpretazione andò ben oltre il semplice immedesimarsi, diventando quanto di più vicino a una vera e propria 'reincarnazione' si sia mai verificato su un set cinematografico.
Dopo gli studi al Conservatoire di Parigi (1911-1914) e alcune parti minori, debuttò in teatro come protagonista in L'Arlésienne di A. Daudet (1916). Le sue interpretazioni, piene di calore, spontaneità e temperamento, ne fecero una delle attrici teatrali più dotate della sua generazione; fu anche direttrice e regista (1929-30) del Théâtre de l'Avenue. Nel 1935 si ritirò in Svizzera. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si rifugiò in Argentina, dove riprese saltuariamente a recitare. Benché avesse lavorato anche in La comtesse de Somerive di Georges Denola e in Clown di Maurice de Féraudy, entrambi del 1917, la F. ebbe una carriera cinematografica sostanzialmente limitata al film di Dreyer. Il regista, alla ricerca di un'attrice dal volto intenso e 'vero' da perlustrare con l'occhio della macchina da presa in primi piani che facessero a meno (contrariamente alle abitudini dell'epoca) di ogni tipo di trucco, decise di sceglierla come protagonista probabilmente perché rimase colpito dalle doti di naturalezza che la F. dimostrava sulla scena, anche negli spettacoli più tradizionali, e dall'intensità dolorosa, quasi naturalmente espressionista, di un volto 'contadino' che neppure le più paludate convenzioni teatrali riuscivano a nascondere o mortificare. Tutto, sul set di La passion, fu del resto subordinato alle esigenze di concentrazione degli attori, dall'obbligo assoluto del silenzio durante le riprese ai 'paraventi' che li isolavano dall'ambiente circostante. Non solo i capelli della F. furono realmente tagliati davanti alla troupe, ma l'attrice, secondo la testimonianza di Jean Mitry (Histoire du cinéma: art et industrie, 3° vol., 1923-1930, p. 391), accettò di lasciarsi stringere le caviglie in una morsa durante la scena del supplizio (poi tagliata dalla censura), che fu provata per un'intera settimana. Di qui l'intensità insostenibile dei suoi primi piani, valorizzata dalla fotografia di Rudolph Maté e dall'essenzialità rigorosa delle scenografie di Hermann Warm. Di fronte ai volti grotteschi, minacciosi e terrificanti dei giudici che circondano Giovanna, la incalzano e la perseguitano con mille domande e mille trabocchetti, sul viso della F. si disegnano paura, dolore e angoscia, ma anche forza incoercibile, passione di verità. Tra gli altri attori c'era Antonin Artaud (interprete del monaco Massieu), che parlò poi della strana corrente psichica che si era stabilita sul set tra lui, il regista e la F., indipendentemente dalle loro volontà coscienti. Il fatto che l'attrice fosse rimasta segnata sul piano nervoso dall'esperienza del film è probabilmente una leggenda, dato che riprese senza difficoltà e con successo la carriera teatrale, e tornò addirittura a impersonare sul palcoscenico il personaggio di Giovanna, nella Jeanne d'Arc di Saint-Georges de Bouhélier (1934). Vanno considerate tuttavia le mai chiarite circostanze della sua morte, avvenuta forse per suicidio.
M. Achard, Renée Falconetti, in "Les nouvelles littéraires", 25 juin 1930; E. Donda, Metafore di una visione: onton, logos, eidos, Roma 1983, pp. 43-51; H. Falconetti, Falconetti, Paris 1987.