RENIER de Huy
Orafo e bronzista mosano attivo nella prima metà del 12° secolo.Un Renerus aurifaber è citato in una carta del 1125 con la quale Alberone I, principe vescovo di Liegi, conferma la donazione a un altare della collegiata di Notre-Dame a Huy (Colman, Lhoist-Colman, 1984, p. 159). Verosimilmente si tratta della medesima persona ricordata al 4 dicembre nel registro dei defunti dell'abbazia di Neufmoustier (Commemoratio Reineri aurificis; Liegi, Mus. d'Archéologie et d'Art Décoratifs, c. 92r), in un'inserzione che può essere datata per via paleografica verso il 1150 (Euw, 1985). Secondo la Chronique liégeoise del 1402 - che a sua volta riprende i Gesta pontificum Leodiensium di Giovanni di Warnant, del sec. 14° - Renerus aurifaber Hoyensis avrebbe fuso, per volontà del vescovo Alberone, "fontes eneos in Leodio [...] mirabile ymaginum varietate circumdatos, stantes super duodecim boves diversimodo se habentes" (Ruhstaller, 1973, p. 99), cioè il fonte battesimale bronzeo, istoriato e poggiante in origine su dodici buoi pure in bronzo, custodito fino alla Rivoluzione francese nella chiesa di NotreDame-aux-Fonts a Liegi (distrutta) e dal 1803 nella collegiata di Saint-Barthélemy, nella stessa città. Il Chronicon rhytmicum Leodiense (Ruhstaller, 1973, pp. 98-99), completato nel 1119, attribuisce però l'opera alla committenza di Illino, abate di Notre-Dame dal 1107 al 1118, senza far menzione dell'artefice. Le numerose iscrizioni leggibili sul fonte non contribuiscono peraltro a dirimere la questione attributiva (Kötzsche, 1972; Ruhstaller, 1973; Colman, Lhoist-Colman, 1984).Questi indizi parzialmente contraddittori hanno comunque fatto sì che fin dal secolo scorso il nome di R. fosse associato al fonte di Liegi (di conseguenza fermamente datato al 1107-1118), ma non sono bastati a impedire che si dubitasse della tradizionale paternità: Colman e Lhoist-Colman (1984) hanno ipoteticamente ritenuto il fonte opera bizantina del tardo sec. 10°, giunta a Liegi nel 12° attraverso l'Italia settentrionale, rigettando quindi l'orafo di Huy nel limbo dei nomi senza opere. A ispirare una proposta così discordante (e generalmente respinta) è stata forse la stessa eccezionale qualità antichizzante del bacino cilindrico, fuso in un sol pezzo, movimentato lungo i fianchi da cinque scene relative al battesimo (Predica di Giovanni Battista; Giovanni Battista battezza i discepoli; Battesimo di Cristo; Pietro battezza Cornelio; Giovanni Evangelista battezza Cratone) e corredato inferiormente da dodici mezze figure di buoi (ne restano dieci) a imitazione del "mare di bronzo" del Tempio di Salomone (1 Re 7, 23-26). Perduto è il coperchio che, secondo il Chronicon rhytmicum Leodiense, recava le immagini degli apostoli e dei profeti (Legner, 1973; Lapierre, 1982; Reudenbach, 1984; Colman, 1992a; 1992b). Il classicismo raffinato e maturo delle figure nobilmente pausate e drappeggiate, alimentato da espliciti richiami all'Antico e da un registro formale assai elevato, rende il fonte un capolavoro assoluto della scultura medievale e un punto fermo delle tendenze auliche nel sec. 12°, ma ne accentua un isolamento problematico che ha suscitato un vivace dibattito intorno sia ai modelli (romani, carolingio-ottoniani, bizantini) sia all'eredità del suo autore.La fortuna del linguaggio 'classico' di R., di cui si possono cogliere echi più o meno prolungati nell'arte mosana (v.) per tutto il secolo, si direbbe particolarmente sensibile nel campo dei bronzetti, giacché il piccolo crocifisso del 1110-1120 (Colonia, Schnütgen-Mus.), esplicitamente attribuito a R., è ritenuto il capostipite di una famiglia piuttosto ampia di analoghi esemplari mosano-renani (Bloch, 1973; 1992). Dubitativamente riferito a R. è ancora il turibolo conservato a Lille (Mus. des Beaux-Arts), donato da un Reinerus rammentato dall'iscrizione incisa sull'oggetto: tipologia e disegno delle figure rivelano parecchi punti di contatto con il fonte di Liegi, ma anche un più risentito linearismo. Chi è favorevole a riconoscere nel donatore l'omonimo orafo data il pezzo entro la metà del sec. 12° (Euw, 1985); altri, preferendo una cronologia al terzo quarto, tendono a escludere l'identificazione (Kötzsche, 1972; Avril, Barral i Altet, Gaborit-Chopin, 1982, trad. it. pp. 251-252).
Bibl.: D. Kötzsche, Reiner von Huy und die Schatzkunst des Maaslandes, in Rhein und Maas. Kunst und Kultur 800-1400, cat. (Köln-Bruxelles 1972), I, Köln 1972, pp. 238-253 (con bibl.); R. Ruhstaller, Lateinische Inschriften auf Denkmälern maasländischen Metallkunst im 12. Jahrhundert, ivi, II, 1973, pp. 95-102; A. Legner, Die Rinderherde des Reiner von Huy, ivi, pp. 237-250; P. Bloch, Bronzekruzifixe in der Nachfolge des Reiner von Huy, ivi, pp. 251-262; F. Avril, X. Barral i Altet, D. Gaborit-Chopin, Le monde roman. 1060-1220, I, Les temps des Croisades, Paris 1982, pp. 227-229, 251-252, 312 (trad. it. Il mondo romanico. 1060-1220, I, Il tempo delle Crociate, Milano 1983); A. von Euw, Ein Beitrag zu Reiner von Huy, in Clio et son regard. Mélanges d'histoire, d'histoire de l'art et d'archéologie offerts à Jacques Stiennon, Liège 1982, pp. 211-220; M.R. Lapierre, A propos des fonts baptismaux de Saint-Barthélemy. Plastique païenne et symbolisme biblique, ivi, pp. 423-435; P. Colman, B. Lhoist-Colman, Recherches sur deux chefs-d'oeuvre du patrimoine artistique liégeois: l'ivoire dit de Notger et les fonts baptismaux dits de Renier de Huy, Aachener Kunstblätter 52, 1984, pp. 151-186; B. Reudenbach, Das Taufbecken des Reiner von Huy in Lüttich, Wiesbaden 1984; E. Günther Grimme, Bronzebildwerke des Mittelalters, Darmstadt 1985, pp. 95-99; A. von Euw, in Ornamenta Ecclesiae. Kunst und Künstler der Romanik, a cura di A. Legner, cat., Köln 1985, I, p. 476 nr. C52; P. Colman, Recherches additionnelles sur les fonts baptismaux de Saint-Barthélemy à Liège: la représentation de Dieu le Père, "49e Congrès de la Fédération des cercles d'archéologie et d'histoire de Belgique, Namur 1988", Namur 1991, IV, pp. 49-59; id., Les fonts baptismaux de Saint-Barthélemy à Liège. Une merveille, des problèmes: propositions pour le soubassement, Bulletin de la Classe des Beaux-Arts, 1992a, pp. 27-43; id., Les fonts baptismaux de Saint-Barthélemy: où en est-on?, Liège 1992b; P. Bloch, Romanische Bronzekruzifixe (Bronzegeräte des Mittelalters, 5), Berlin 1992, pp. 287-296; J. Koldeweij, Abt Wibald, Godefroid en Renier van Hoei: opdrachtgever, edelsmid en bronsgieter [L'abate Wibald, Godefroid e R.: committente, orafo e bronzista], Kunstschrift 37, 1993, 4, pp. 34-39; A.M. Koldeweij, s.v. Rainer of Huy, in The Dictionary of Art, XXV, London-New York 1996, pp. 865-866.F. Cervini