RENIO
. Elemento chimico; simbolo Re, peso atomico 186,31, numero atomico 75. È stato scoperto nel 1925 da Walter e Ida Noddack in alcuni minerali (columbiti, gadolinite) servendosi della röntgenspettroscopia. Negli anni successivi il renio venne isolato partendo anche dalla molibdenite; è però straordinariamente raro, e nella crosta terrestre deve avere una concentrazione dell'ordine di 3 ÷ 4.10-9: nei minerali in cui si concentra il tenore massimo è dell'1%; si conoscono due isotopi di peso atomico 187 e 185. È un metallo bianco splendente di alta densità (21,4) e altissimo punto di fusione (3440°).
Per la preparazione del metallo sono stati seguiti diversi metodi partendo tanto da minerali contenenti ossidi (per es., gadolinite), quanto da minerali contenenti solfuri (per es., molibdeniti, con processi di arricchimento assai laboriosi.
Tanto l'elemento quanto le sue combinazioni si riconnettono da un lato al tungsteno, dall'altro all'osmio, tra i quali il renio si trova ad essere compreso nel sistema periodico: per es., esso ha buone proprietà catalitiche. Sotto 1000° il renio è quasi inossidabile all'aria; esso forma leghe col tungsteno e bastano piccole quantità di renio per innalzare notevolmente la resisenza elettrica del tungsteno.
A temperature non troppo alte (inferiori a 200°) il renio polverulento si ossida all'aria o nell'ossigeno fornendo fumi biancastri di un perossido Re2O8. A temperature più elevate si ha soltanto anidride perrenica Re2O7 gialla; in difetto d'ossigeno si ottengono ossidi inferiori colorati in blu, violetto o nero, tra i quali Re2O5.
Il renio metallico si scioglie poco in acido solforico e quasi affatto in acido cloridrico: si scioglie invece facilmente nell'acido nitrico con formazione di acido perrenico HReO4. Per fusione con alcali in presenza di ossidanti si formano sali gialli dell'acido renico H2ReO4 (analogo all'acido manganico) che si scindono in soluzione acquosa formando perrenato.
Le combinazioni più stabili del renio sono i perrenati che derivano dall'ossido Re2O7 nel quale il renio ha valenza 7. Quest'ossido fonde a 304°, bolle a 450° ed è di color giallo: i perrenati sono bianchi; per riduzione delle combinazioni del renio eptavalente si fomia ReO2, nero insolubile. L'acido perrenico è abbastanza forte ma più debole dell'acido perclorico: è abbastanza stabile rispetto ai riducenti; anche i suoi sali sono stabili e per lo più solubili in acqua. Il sale più importante è il perrenato di potassio, che è il punto di partenza per tutte le combinazioni del renio. Le combinazioni che derivano dalle forme a valenza inferiore del renio sono meno stabili di quelle del manganese. Si conoscono, Re2O3 nero, ReO3 rosso ed inoltre i reniti H2ReO7 (bruni), gl'iporenati H4Re2O7 (gialli), i renati H2ReO7 (verdi) e varie combinazioni con gli alogeni. L'affinità verso lo zolfo è più grande per il renio che per il manganese, ed è conosciuto il solfuro Re2S7. Si conoscono anche monotioperrenati MeReO3S.
Usi. - Attualmente si trovano in commercio il metallo e i perrenati. L'alto punto di fusione, la durezza, la densità e la debole volatilità fanno preconizzare applicazioni del renio nelle industrie delle lampade elettriche, nella telefonia e nella televisione. Nei laboratorî i perrenati sembrano adatti per la determinazione del potassio.
Bibl.: W. Schröter, Das Rhenium, Stoccarda 1932; P. Pascal, Traité de Chimie minérale, IX, Parigi 1933, p. 617 segg.