LORENZONI, Renzo
Nato a Padova il 10 dic. 1887 da Vitaliano e Adele Torre, studiò pianoforte nella sua città sotto la guida di Cesare Pollini e composizione con Oreste Ravanello.
Nel 1908 conseguì il diploma di pianoforte nel conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, diretto da Giuseppe Martucci. L'anno seguente si laureò in giurisprudenza presso l'Università di Padova. Nello stesso periodo debuttò come pianista, esibendosi come solista. Tra il 1911 e il 1913 intraprese l'esecuzione integrale delle sonate di L. van Beethoven in una serie di concerti organizzati dall'Istituto musicale di Padova (giunse alla ventottesima sonata, l'op. 101, non completando il ciclo); in quell'ambito si produsse spesso in recitals dedicati a musiche di F. Chopin.
Nello stesso periodo si adoperò anche come compositore, soprattutto di pezzi per pianoforte e brani per voce e pianoforte, questi ultimi editi dalla casa editrice musicale Zanibon. Ben presto il L. manifestò la sua predilezione per la musica da camera, dapprima esibendosi in duo con Pollini e, subito dopo la morte di questo (1912), in trio con il violinista Federico Barera e il violoncellista Arturo Cuccoli. Il L. divenne in seguito stabile collaboratore di noti violinisti come Mario Corti e Arrigo Serato e di violoncellisti come Gilberto Crepax ed Enrico Mainardi, pur continuando a collaborare con Cuccoli e partecipando ben presto alle stagioni di molte istituzioni italiane (Società del quartetto di Vicenza, Accademia filarmonica romana). Nel 1920 fu tra i fondatori della Società di concerti B. Cristofori di Padova e nel 1922 ne favorì la fusione con il locale Istituto musicale. Ancora nel 1920 divenne professore di pianoforte al conservatorio G. Tartini di Trieste, finché nel 1924 fu chiamato al conservatorio A. Boito di Parma con lo stesso ruolo, dopo aver insegnato a Padova (fra i suoi allievi Sergio Lorenzi). Nel 1926 I. Pizzetti lo chiamò alla cattedra di pianoforte presso il conservatorio G. Verdi di Milano (con lui si diplomarono Gianandrea Gavazzeni e Marcello Abbado).
Nel 1925 il L. aveva costituito con A. Serato e Arturo Bonucci il Trio italiano, complesso attivo fino al 1930, che si dedicò fin dalla sua fondazione all'esecuzione integrale dei trii con pianoforte di Beethoven e J. Brahms.
Già nel 1924 il L. aveva intrapreso una tournée in America latina con Serato e Bonucci, sovvenzionata dal governo italiano. Con ogni probabilità in quella occasione era nata l'idea di una formazione che potesse diffondere opere strumentali da camera allora poco eseguite. Il Trio italiano fu tra i primi complessi cameristici stabili, precursore di una tendenza che fiorirà al termine della seconda guerra mondiale. Il repertorio era essenzialmente classico, ma comparivano autori contemporanei, soprattutto italiani, come A. Veretti o G. Guerrini.
Come pianista il L. collaborò in quegli anni e successivamente anche con il Quartetto Léner, con il Quartetto Pro arte di Bruxelles (con il quale nel 1933 partecipò alla celebrazione del centenario della nascita di Brahms eseguendone il quartetto op. 60 e il quintetto op. 34) e con il Quartetto Kolisch, per l'esecuzione dei quintetti di Brahms e di R. Schumann. Nel 1937, in occasione dei venticinque anni dalla morte di Pollini, eseguì con il violinista Ettore Bonelli e la violoncellista Fernanda Buranello la suite op. 3 del maestro (cfr. R. Lorenzoni, Cesare Pollini nel XXV della morte, Padova 1937).
Nel 1938 fece parte della Commissione nazionale per l'autarchia musicale: negli anni del fascismo condivise le idee culturali del regime scagliandosi contro l'espressionismo e l'atonalità e rimanendo esecutore privilegiato di autori come Pizzetti, del quale interpretò in prima esecuzione assoluta la sonata per pianoforte e il trio. Ma negli anni della guerra manifestò insofferenza per il regime e i suoi alleati, fino a essere arrestato durante il periodo della Repubblica sociale italiana.
Nel dopoguerra fu attivo anche come consulente, in special modo come referente per il pianoforte, a Milano, del ministro della Pubblica Istruzione G. Gonella (1947-49). In quegli ultimi anni curò per le edizioni Ricordi la revisione di alcune opere per pianoforte di Schumann (opp. 1, 2, 15 e 68) e, con Crepax, quella delle sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven.
Il L. morì a Padova l'11 febbr. 1951.
Fu collaboratore saltuario, in veste di critico musicale, di varie riviste, come Re-mi-fa, e di giornali, come La Provincia di Padova e Il Gazzettino. In suo onore fu organizzato a Padova un premio pianistico che ebbe un'unica edizione nel 1952.
Fonti e Bibl.: Necr.: T. Tonolli, Il maestro R. L., in Il Giornale di Vicenza, 13 febbr. 1951; Annuario dei musicisti, Roma 1913, p. 111; Elenco soci della Società B. Cristofori, in Il Gazzettino, 9 marzo 1920; S. Leoni, L'Istituto musicale "C. Pollini" di Padova, Firenze 1941, pp. 25, 27, 139, 146, 148; A. Della Corte, A. Serato, in Quaderni dell'Accademia Chigiana (Siena), XXII (1950), p. 26; C. Galla, La Società del quartetto. Ottant'anni di musica a Vicenza, Vicenza 1990, pp. 17, 20, 23, 33, 35, 37, 44; G. Gavazzeni, Il sipario rosso. Diario 1950-1976, Torino 1992, p. 62; L. Cavallari, Intervista a G. Gavazzeni, in Nuova Riv. musicale italiana, n.s., VII (2003), 2, p. 245; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 862; A. Della Corte - G.M. Gatti, Diz. di musica, pp. 356 s.; La musica, Dizionario, II, p. 143; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, IV, p. 54; Nuovo Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, p. 394; La nuova enc. della musica, p. 425; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 497.