ASSALTO, Reparti di (IV, p. 980; App. II, 1, p. 284)
Mezzi d'assalto in marina. - Dopo la fine della seconda guerra mondiale e all'incirca sino al 1980, lo sviluppo dei mezzi d'a. della Marina Militare italiana subì una battuta di arresto ed i mezzi disponibili furono soltanto quelli rimasti efficienti alla fine delle ostilità. La Marina Militare tuttavia mise allo studio la fisionomia che le azioni d'assalto e i mezzi in esse impiegati avrebbero potuto assumere in un futuro conflitto. Tale studio ha portato a considerazioni di indubbia importanza, tra le quali alcune hanno avuto un peso determinante nello sviluppo del problema in esame. È possibile affermare che in futuro, come nel passato recente ed in quello più lontano, l'attacco condotto con mezzi insidiosi ai porti e basi navali conserverà tutta la sua importanza per: ridurre il potenziale bellico dell'avversario; immobilizzare le unità avversarie, al fine di impedirne l'impiego in azioni eventualmente pianificate; costringere l'avversario a istituire e mantenere un oneroso sistema di difesa dei porti e delle basi navali.
Nella guerra navale moderna insieme con le unità navali da combattimento o quelle mercantili che trasportano carichi di vitale importanza ai fini dello sforzo bellico del Paese, hanno assunto importanza, talvolta determinante, alcune sistemazioni normalmente ubicate in terra lungo la fascia costiera, e cioè le sedi dei Comandi con le loro attrezzature di controllo e condotta delle operazioni (centrali operative; stazioni R. T.; stazioni di scoperta radar) nonché le installazioni logistiche principali (bacini di carenaggio; depositi di combustibile e di munizioni). La tempestiva, anche se temporanea, paralisi di un centro di comando o logistico, può compromettere l'esito di un'intera operazione navale per quanto accuratamente pianificata, e ciò costituisce la costante preoccupazione dei maggiori comandi militari.
Già nel corso della seconda guerra mondiale e ancora di più in seguito, i sistemi di scoperta subacquea e di superficie sono stati potenziati con l'introduzione o con il perfezionamento di alcune apparecchiature di capitale importanza. Fra esse il radar, per la scoperta in superficie, anche di oggetti molto piccoli; gli ecogoniometri, per la scoperta dei corpi immersi in acqua (fermi o in movimento) anche se di limitate dimensioni; gli idrofoni, per la rivelazione di rumori provenienti da un corpo immerso in acqua, rumori sempre presenti in un mezzo che naviga per quanta silenziosità possa avere; gli anelli magnetici, che rivelanoil passaggio di un corpo nella loro zona di influenza.
È da supporre che un efficiente sistema di difesa di una base navale (difesa foranea) preveda la presenza di tutte le apparecchiature e si avvalga, attraverso opportuna centralizzazione, delle notizie da essa fornite, integrate da quelle ottenute dall'esplorazione aerea e dalle vedette ottiche (semafori) per guidare e coordinare l'azione dei mezzi di repressione contro il mezzo d'assalto eventualmente scoperto.
Ai reparti d'assalto della Marina Militare italiana è affidato l'attacco, occulto e di sorpresa, con provenienza dal mare, ad unità navali (da guerra e/o mercantili) in porto o in rada e a installazioni logistiche o di comando situate nella fascia costiera. Con tale precisazione si intende distinguere i reparti d'assalto della Marina Militare da altri corpi speciali di altre FF. AA. o di altre Nazioni (Sabotatori Paracadutisti; Marines; Commandos; ecc.) che, organizzati in reparti veri e proprî, iniziano le loro azioni di sorpresa, ma le portano a termine, generalmente, di forza, ingaggiando le difese in un vero e proprio combattimento e non cercando di eluderle eliminando, se necessario, i posti di vigilanza.
Le considerazioni sommariamente sviluppate qui sopra consentono di intravedere, nelle sue grandi linee, quale è stato, presso la Marina Militare italiana, il nuovo orientamento nel campo dei mezzi d'assalto.
Tale nuovo orientamento deve tener conto di alcune precise circostanze. Il "barchino esplosivo" o SMA ed il suo associato MTSM non sono considerati ulteriormente impiegabili quali mezzi d'a. perché, pur essendo mezzi di superficie di piccole dimensioni, sono però identificabili con una certa facilità dal radar. Il mezzo d'assalto classico subacqueo (il Maiale (SLC]), potrà esser ancora impiegato là dove la "difesa foranea" risulti meno organizzata e in casi particolarmente favorevoli. Nel presente stadio di sviluppo dei mezzi subacquei e delle apparecchiature atte alla loro scoperta e localizzazione un mezzo subacqueo, di dimensioni sia pur limitate e accuratamente progettato, ha poche probabilità di oltrepassare, non scoperto, la zona interessata della difesa foranea.
Non restano quindi che due vie per condurre azioni d'assalto ad obiettivi interessanti la guerra marittima (navi o sistemazioni a terra già dette) e cioè: impiegare il nuotatore per attraversare la zona di mare interessante la difesa foranea; aggirare tale difesa prendendo terra in un punto appropriato e poi raggiungere la zona degli obiettivi con un percorso misto terra-mare. In altri termini, oggi l'unità d'assalto non è costituita soltanto da un mezzo dotato di sua propria carica (Maiale o Barchino) ma, di massima, essa è costituita da un uomo che trasporta a nuoto una carica opportunamente dimensionata.
L'assaltatore moderno deve essere addestrato a muoversi indifferentemente in terra o in acqua ed in maniera occulta; deve inoltre essere armato ed addestrato ad una particolare forma di combattimento terrestre in modo da poter eliminare il personale di vigilanza. L'autonomia di un nuotatore e cioè la distanza ch'egli può coprire a nuoto, tenuto conto anche che buona parte di essa dovrà esser percorsa occultamente, dipende in maniera determinante dalle possibilità fisiche dell'individuo; essa è comunque limitata e d'altra parte è da supporre che la zona della difesa foranea sarà la più estesa possibile. È necessario pertanto far raggiungere all'assaltatore un punto opportuno che potrebbe anche essere dentro la zona di difesa foranea, là dove questa si presenti, per forza di cose, meno impervia; in tal punto l'assaltatore deve giungere nelle migliori condizioni, in pieno possesso di tutte le sue energie perché da questo punto inizia la sua missione vera e propria.
Si può quindi affermare che il problema dei mezzi d'assalto, quali intesi durante la seconda guerra mondiale, non sia più attuale ma sia divenuto invece predominante il problema dei mezzi di trasporto degli assaltatori. In passato era necessario trasportare - mediante sommergibili o cacciatorpediniere - dalla base di partenza sino ad un punto opportuno nei pressi della zona dell'obiettivo il mezzo d'assalto che veniva poi guidato dagli operatori sino all'obiettivo. Oggi è necessario attivare una catena di mezzi subacquei, di superficie ed aerei, attraverso i quali si possa far raggiungere all'assaltatore il punto dal quale egli potrà partire per la sua azione. Di essi alcuni sono comunemente noti (canoe; battelli di gomma; veloci unità costiere; mezzi cosidetti da sbarco). Altri potranno essere mezzi subacquei grandi e piccoli; in un prossimo futuro, non è da escludere che possano essere usati anche elicotteri che partono da bordo di unità navali allo scopo di assicurare la necessaria segretezza e flessibilità all'operazione.
Da quanto sin qui esposto è possibile individuare un mutamento anche nella fisionomia generale dell'azione d'assalto. Essa appare oggi come un aspetto particolare di una operazione anfibia; per tale ragione prende più propriamente il nome di incursione, ed i militari in essa impiegati quello di incursori. Gli incursori vengono formati ed addestrati in Italia presso il Raggruppamento Subacqueo ed Incursori "Teseo Tesei" che ha sede a La Spezia e s'intitola al nome dell'ufficiale della Marina Militare che è stato l'ideatore dei Maiali e che si è immolato con uno di essi nell'azione condotta contro la base navale di Malta nel luglio 1941.