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CENTRAFRICANA, REPUBBLICA

di Paola Morelli, Giampaolo Calchi Novati - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)
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CENTRAFRICANA, REPUBBLICA

Paola Morelli
Giampaolo Calchi Novati

(App. III, I, p. 349; IV, I, p. 408)

Nel 1988 la popolazione era di 2.899.500 abitanti, corrispondenti a una densità media pari a circa 5 abitanti per km2. La distribuzione regionale del carico demografico è irregolare e passa da meno di 1 abitante per km2 delle zone steppiche della fascia settentrionale a oltre 10 nelle regioni centro-meridionali. La capitale Bangui contava, alla stessa data, poco meno di 600.000 abitanti; gli altri centri urbani del paese di norma non raggiungono i 50.000 abitanti. Il coefficiente di accrescimento annuo della popolazione è piuttosto elevato, attestandosi attorno al 2,5%; bassa la speranza di vita alla nascita: 46 anni per i maschi e 49 per le femmine. La composizione etnica della popolazione è piuttosto articolata: prevalgono i Banda (29%) e i Baya (25%). Elevatissimo il tasso di analfabetismo, che interessa quasi il 70% della popolazione complessiva.

Il paese soffre di un'accentuata arretratezza: secondo le stime della Banca mondiale, nel 1988 il reddito pro capite si aggirava sui 400 dollari l'anno ma, sempre secondo la stessa fonte, in termini reali dal 1965 ha subito un decremento medio annuo pari allo 0,6%. L'economia è vincolata all'agricoltura: più dei due terzi della forza lavoro della R. C. sono occupati nel settore primario, il quale contribuisce con circa il 40% alla formazione del reddito nazionale. Foreste e boschi coprono più della metà del territorio (57,5%), l'arativo si estende per poco più di due milioni di ha e i prati e pascoli raggiungono i tre milioni di ha. Miglio, mais, manioca, riso e agrumi rappresentano le tradizionali colture di sussistenza, mentre cotone, arachide, palma da olio e, nella sezione meridionale del paese, caffè e sisal sono destinati alle esportazioni. Molto modesto l'apparato industriale; esso occupa circa il 10% della forza lavoro e contribuisce con il 12% al prodotto interno. Prevalgono le attività di trasformazione dei prodotti agricoli (sgranatura del cotone, produzione di olio); gli stabilimenti sono ubicati nella capitale. Modeste le risorse minerarie, di qualità non pregiata (diamanti e oro) e utilizzate dall'industria: uranio nella regione di Bakouma (M'Batou), ferro a Bogoin per uso artigianale locale. La produzione di energia elettrica ha una potenza installata di 43.000 kW; la produzione elettrica tocca i 92 milioni di kWh. Precario il sistema delle comunicazioni; le strade hanno una lunghezza di oltre 20.000 km, ma si tratta in massima parte di piste la cui percorribilità non è assicurata lungo l'arco dell'anno; solo poche centinaia di km sono asfaltate. Assente il trasporto ferroviario; a Bangui c'è un porto fluviale e un aeroporto internazionale. Delle due vie fluviali navigabili (Congo-Ubangui e Sangha, tributario dell'Ubangui) solo la prima è utilizzabile per l'intero anno. Il paese esporta prodotti agricoli (caffè, cotone, caucciù) e risorse del sottosuolo (diamanti), importa alimenti ed equipaggiamenti industriali.

Bibl.: G. Grellet, M. Mainguet, P. Soumille, La République Centrafricaine, Parigi 1982; G. Valussi, G. Cameri, Africa nera, Torino 1988.

Storia. - Come molti paesi africani, anche la R.C. è passata attraverso l'esperienza di un governo militare. Il regime instaurato dal colpo di stato nella notte del Capodanno 1966 ha avuto effetti particolarmente sconvolgenti. Il nuovo presidente, col. J.-B. Bokassa, pur partendo dai consueti propositi di rinnovamento sociale e nazionale, si è via via impegnato in una politica autoritaria, megalomane, spietatamente oppressiva; il paese soffrì per i continui cambiamenti di politica, le epurazioni nei già ridotti ranghi della pubblica amministrazione, la corruzione diffusa, l'esercizio del puro e semplice terrore.

Col tempo, Bokassa impresse al suo potere toni parossistici, autoincoronandosi imperatore nel corso di una stravagante e costosa cerimonia (4 dicembre 1977) e fissando la corte a Bérengo, suo villaggio natale. Le bizzarrie e gli atti di ferocia di Bokassa provocarono più di una incomprensione con la Francia, l'ex potenza coloniale, che aveva con la R.C. rapporti privilegiati. Nel marzo 1975, il presidente francese V. Giscard d'Estaing si recò in visita ufficiale a Bangui compromettendosi in dichiarazioni e prove di amicizia con il dittatore, e Parigi diede il suo contributo alle feste per la proclamazione dell'Impero.

Accusato di aver fatto sparare su alcuni bambini per soffocare una manifestazione di protesta, Bokassa fu rovesciato (20 settembre 1979) con un'operazione organizzata scopertamente dalla Francia, ormai decisa a disfarsi di un alleato troppo imbarazzante. La presidenza fu riassunta da D. Dacko, che era stato il primo presidente dopo l'indipendenza. Incapace di tenere sotto controllo la situazione, Dacko, che il 15 marzo 1981 fu eletto presidente in una consultazione molto contestata, fu costretto, ancora una volta con l'intervento attivo della Francia, a cedere il potere ai militari (1° settembre 1981). Il gen. A. Kolingba si lasciò prendere a sua volta dalla tentazione di gestire il potere secondo criteri personali, emarginando le forze politiche che avevano combattuto Bokassa. Nel novembre 1986 è stata varata mediante referendum una Costituzione che rafforza il potere del presidente, introduce un sistema a partito unico (il Rassemblement démocratique centrafricain) e limita gli spazi di libertà. Le elezioni parlamentari si sono tenute nel luglio 1987 e quelle municipali nel maggio 1988. A sorpresa, nell'ottobre 1986 Bokassa è ritornato in patria, dove è stato processato e condannato a morte, sentenza poi commutata dal presidente nella prigione a vita. La scelta del partito unico è stata confermata nei primi mesi del 1991 nonostante le pressioni popolari e quelle internazionali a favore dell'adozione di un sistema multipartitico.

Bibl.: P. Kalck, La République Centrafricaine, Parigi 1974; P. Pean, Bokassa Ier, ivi 1978; Y. Zoctizoum, Histoire de la Centrafrique, ivi 1983-84; T. O'Toole, The Central African Republic. The continent's hidden heart, Boulder 1986.

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