TURKMENI, Repubblica dei (A. T., 103-104)
La repubblica dei Turkmeni, detta anche, ma più impropriamente Turkmenistan (in russo Turkmenskaja Soviet. Sots. Respublika) è una delle undici repubbliche, che costituiscono l'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche; essa è stata formata riunendo alcune delle vecchie provincie del Turkestan e dei canati di Buchara e di Chiva. Confina a nord con la repubblica autonoma dei Kazaki, detta anche Kazakistan, e con la repubblica autonoma dei Karakalpaki; ad est confina con l'Uzbekistan o repubblica federata degli Uzbeki; al sud con l'Afghānistān e la Persia; ad ovest è bagnata dal Mar Caspio. Il territorio del Turkmenistan è per la massima parte occupato dal vasto deserto del Kara-Kum, che, verso sud, si estende fino ai piedi del Kopet-dağ; verso nord vi si distingue un ripiano dell'altitudine media di 200 m., il cui orlo meridionale termina con una balza (ciak) alta da 60 a 80 metri.
All'interno il territorio turkmeno presenta delle specie di conche, dette takyr, una delle quali è lunga 30 km., larga da 8 a 10 km., e che si abbassa a 50 metri sotto il livello del mare; in gran parte coperta di ciottoli e frammenti di roccia, non possiede come vegetazione che cespugli di saksaul e di piante spinose. Attraverso codesta zona defluiva, sino al sec. XVI, un ramo dell'Āmū-darȳa, il quale terminava al Mar Caspio. Il deserto del Kara-Kum occupa una vera conca di sprofondamento, nota come "fossa turkmena", situata a un'altitudine media di 200 metri; esso è cosparso di dune, di barcane, di takyr e di sior, depressioni che a primavera, quando piove e si sciolgono le nevi, si coprono di tulipani, di papaveri, che però, con l'aumentare della siccità scompaiono e non rimangono allora che l'Alhagi camelorum e poche salsolacee. Il limite meridionale del deserto è segnato da un seguito di takyr, orientati da ovest ad est; al dilà di codesta linea si sviluppano numerosi coni di deiezione e depositi eolici, ossia di un löss grigiastro, detto dai Russi "terra bianca"? È codesta la zona delle oasi del sud, un tempo assai più fertile, ma poi decaduta per l'abbandono in cui fu lasciata durante le invasioni dei nomadi. Infatti la vita umana si è mantenuta attiva e intensa soltanto in vicinanza dei corsi d'acqua, là dove era più facile riparare le opere irrigatorie.
Il clima del Turkmenistan è caratteristico per le forti oscillazioni di temperatura, per la scarsità delle precipitazioni atmosferiche e per la violenza dei venti. Gl'inverni sono rigidissimi con minimi assoluti di −21°,9, di −25°,8, di −32°,8; il gelo dura talvolta ininterrotto per oltre 100 giorni; alla primavera, brevissima, segue una estate caldissima, con temperatura media del luglio da 30° a 32°, e che dura sino alla fine di settembre. I venti, soprattutto molesti durante l'estate, scatenano vere tempeste di sabbia. L'idrografia è costituita da un lungo tratto del corso dell'Āmū-darȳa, dal Murgab, dal Tedžen ed altri corsi minori, che scendono dal Kopetdagh. Numerosi i laghi salmastri, che variano però di continuo di superficie. La vegetazione, miserrima, è costituita prevalentemente da specie erbacee, da cespuglì spinosi e, lungo i corsi d'acqua, da pioppi, salici, ontani.
La popolazione è, in grandissima maggioranza, composta di Turkmeni (o Turcomanni).
Nel sec. X-XI il nome Türkmen, in arabo Turkumān (dal quale deriva "Turcomanno") appare applicato a popolazioni turche dell'Asia centrale dette anche Qarluq e Oghuz. Gli Oghuz, detti dagli Arabi Ghuz, emigrarono successivamente a ovest nella regione tra il Yaxarte e l'Oxus (Syr-darja e Āmū-darȳa) fino alle sponde orientali del Caspio, donde scesero a sud, sotto la pressione dei Qipciāq, arrivando ai confini del Khorāsān. Di qui si dipartirono successivamente molte schiere di Oghuz (o Türkmen), tra cui: 1. i Selgiuchidi, così chiamati da un capo Selgiuq (esattamente Selciük), i quali prevalsero sul califfato ‛abbāside, occuparono la Persia, il ‛Irāq e l'Anatolia, e vi fondarono regni che si mantennero con varia fortuna dal secolo XI al XIV; 2. i Turchi che fondarono nel sec. XIV l'impero ottomano successore dei Selgiuchidi in Anatolia; 3. i Turcomanni dell'Anatolia orientale, che s'impadronirono dell'Anatolia orientale nel sec. XV e vi contrastarono la conquista degli Ottomani formando le confederazioni degli Aq Qoyunlu "del montone bianco" e Qara Qoyunlu "del montone nero". Un capo dei primi, Uzūn Ḥasan (morto nel 1478), fu alleato di Venezia e dei sovrani bizantini di Trebisonda nella lotta contro gli Ottomani. Il fondatore della dinastia persiana dei Ṣafawidi, Scià. Ismā‛īl, nipote di Uzūn Ḥasan, ne raccolse l'eredità e appoggiò la sua forza militare specialmente sui Turcomanni. Nuclei di Turcomanni si diffusero anche nella Siria settentrionale e in tutta la Persia; in Anatolia, dove la popolazione turca si è in massima parte fusa con gli elementi locali ed è diventata sedentaria, esistono ancora tribù turche nomadi che si possono considerare come discendenti dei Turcomanni (tali, ad es., Yürük).
Oggi le popolazioni turche che vanno ancora sotto il nome di Turcomanni sono concentrate: 1. nell'Afghānistān; 2. nel Khorāsān, dove subiscono l'influenza persiana; 3. in territorio sovietico, a est del Caspio. Qui essi conservano una parlata distinta, tradizioni etniche proprie e usi particolari. Essi furono soggetti a volta ai khān Özbek di Khīva e a volta agli scià di Persia; quando i Russi conquistarono il loro territorio (sec. XIX), opposero una resistenza ostinata. Sono tutti musulmani.
Nel 1926 la popolazione era di 992.000 ab. di cui il 70,2% Turkmeni, l'11,7% Ozbek, il 9,1% Russi, l'1,5% Armeni, il 0,7% Kirghisi, il 6,8% di varie nazionalità (Persiani, Qazaq, Ebrei di Buchara), ecc.
La popolazione del Turkmenistan, in maggioranza nomade e seminomade, era dedita specialmente all'allevamento del bestiame (ovini, cavalli, cammelli); era organizzata in tribù (Tekke, Gölken, Yomut, ecc.) con capi (aq saqal); viveva in tende e agglomerati di tende e capanne (ova, aul). Le donne attendevano alla tessitura dei tappeti e delle stoffe per le tende. Molte tribù confinanti con la Persia vivevano di razzie (alaman) e rapivano schiavi, che erano riscattati o venduti nel Turkestān. I rapporti sociali erano regolati dalla legge religiosa musulmana e dalle consuetudini.
Principale attività economica del Turkmenistan sono oggi - dopo la rapida trasformazione delle condizioni di vita sociali ed economiche del paese avvenuta sotto il regime sovietico - l'agricoltura e la pastorizia. I terreni utilizzabili per le coltivazioni si calcola misurino circa 3 milioni di ettari, ma, in effetto, sino ad ora soltanto una decima parte è coltivata; di essa il 40% è destinato alla coltivazione del frumento, il 27% a quella del cotone; e il 4% agli ortaggi. Tuttavia il prodotto dei cereali è insufficiente al consumo per quanto siano state ripristinate le irrigazioni, seguendo nuovi concetti, la cui applicazione trova però una certa ostilità nelle popolazioni indigene e soprattutto nei nomadi. Le carestie dei foraggi, la siccità e l'emigrazione di molte tribù in Persia e nell'Afghānistān, hanno ridotto notevolmente il patrimonio zootecnico, sopra tutto dei cavalli e degli ovini. Il Turkmenistan offre anche una certa quantità di risorse minerarie e precisamente sale (circa 30.000 tonn. annue), sali di Glaubers, ozocherite (700 tonn.) e nafta (150.000 tonn.). Le industrie, pur avendo fatto qualche progresso, sono del tutto insufficienti. Principale via di comunicazione è il primo tronco della ferrovia transcaspiana, da Krasnovodsk a Leninsk, ecc., con diramazioni per Merv.
Nel complesso il Turkmenistan ha per l'U.R.S.S. particolare valore dal punto di vista economico per la produzione del cotone e come paese di frontiera per la penetrazione politico-economica in Persia e nell'Afghānistān.
Capoluogo della repubblica è Ašchabad, la quale conta circa 80.000 ab.; altre città sono Merv (310.000 ab.), Kerki (14.000 abitanti), ecc. La superficie della repubblica è di 443.600 kmq. con 1.270.000 ab. circa; è divisa in 35 regioni e 2 circondarî.
Bibl.: Turkmenija, Leningrado 1929; Sovietskij Turkmenistan, Aschabad 1930; Turkemnovidenie (rivista pubblicata ad Aschabad dal 1931).