Somalia, Repubblica democratica di
Stato situato nel Corno d’Africa, confinante a N-E con Gibuti, a N con l’Etiopia e a S-O con il Kenya. Dall’altopiano interno la S. degrada verso l’Oceano Indiano. Fondata sull’affiliazione clanica agnatica, la società somala si divide storicamente in gruppi dediti alla pastorizia nomade con l’importante eccezione di quelli con una tradizione agricola lungo i fiumi meridionali. In contatto con l’Egitto degli antichi faraoni, la Penisola Somala fu popolata da ondate migratorie che calarono da N lungo la linea interna dei pozzi e lo Scebeli (secc. 10°-13°) e poi ancora più a S lungo la linea costiera (16°-17° secc.), spingendo gli verso l’od. Etiopia centromeridionale. Progressivamente islamizzatesi (dai secc. 9°-10°), la S. merid. e Mogadiscio furono inglobate nella cultura swahili (➔ Swahili). Il jihad di Ahmad ibn Ibrahim al-Ghazi partito dalle basi nell’Adal devastò l’impero etiopico fino all’intervento portoghese (1543). Alla fine del 19° sec. la regione nordoccidentale della S. veniva inglobata nell’impero etiopico (➔ Menelik II), mentre i primi insediamenti commerciali italiani (dal 1889) furono trasformati nella colonia della S. italiana e dei protettorati settentrionali (1908). I francesi occuparono Gibuti nel 1884 e gli inglesi il Somaliland nel 1887. All’incipiente spartizione coloniale si oppose il jihad di Muhammad ‛Abdullah Hassan lungo la valle del Nogal dal 1899 al 1920. Adempiendo alle clausole coloniali del Patto di Londra (1915), la Gran Bretagna trasferì alla S. italiana l’Oltregiuba nel 1925. Entrata a far parte dell’Africa orientale italiana (1936), la S. italiana fu occupata dagli inglesi (1941) che la amministrarono fino al 1950 (➔ Amministrazione fiduciaria italiana in Somalia).
L’indipendenza fu proclamata il 1° luglio 1960 e nello stesso giorno fu deliberata l’unione con l’ex Somaliland, indipendente dal 26 giugno. I governi posero al centro della loro azione le rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Etiopia e del Kenya, sfociate in un aperto conflitto con la prima, temporaneamente interrotto dalla mediazione dell’OUA (1964), e nella rottura delle relazioni diplomatiche sino al 1968 con il secondo e con la Gran Bretagna. Nel 1969 un colpo di Stato militare portò al potere il generale M. Siad Barre, presidente del Consiglio rivoluzionario supremo (organismo trasformatosi nel 1976 nel gruppo dirigente del Partito socialista rivoluzionario somalo, PSRS). Abolita la costituzione del 1960 e proclamata la Repubblica democratica di S., i militari avviarono un programma di profonde riforme economiche e sociali. Nel 1977 riesplose il conflitto con l’Etiopia per l’Ogaden, conclusosi con la netta sconfitta somala (1978); l’assistenza militare fornita durante la guerra dall’URSS all’Etiopia determinò un mutamento nella politica estera della S., che abbandonò il tradizionale filosovietismo per avvicinarsi all’Occidente. Nel 1979 una nuova Costituzione istituzionalizzò il PSRS quale partito unico e Siad Barre fu confermato alla presidenza della Repubblica. Nel corso degli anni Ottanta si riacutizzò la tensione con l’Etiopia; lo sviluppo della guerriglia, sostenuta da Addis Abeba, e il continuo peggioramento delle condizioni economiche misero in crescenti difficoltà il regime di Siad Barre, che andò via via degenerando nell’assolutismo e nel personalismo. L’autorità del governo fu apertamente sfidata in tutto il Paese da numerosi partiti militarizzati in rappresentanza dei diversi clan e neppure la concessione di una Costituzione multipartitica (1990) poté impedire l’allargamento della guerra civile. Nel 1991 Siad Barre fu rovesciato dalle forze del Congresso somalo unito (CSU); mentre il Paese precipitava nell’anarchia e la popolazione era vittima di una carestia catastrofica, il conflitto si complicò ulteriormente per la spaccatura del CSU in due fazioni, una guidata da Ali Mahdi Mohammed e l’altra da Mohammed Farah Aidid. Nello stesso anno il Somaliland si autoproclamò indipendente, comportandosi da allora come uno Stato autonomo, pur senza sollecitare i riconoscimenti internazionali. Alla guerra civile (che provocò decine di migliaia di vittime e un imponente flusso di profughi verso il Kenya) non seppero porre termine neppure le missioni inviate dalle Nazioni unite dal 1992 con scopi di pacificazione; non potendo garantire una soluzione politica al conflitto, le forze ONU lasciarono la S. nel marzo 1995. Si sviluppava intanto l’offensiva musulmana, iniziata nel 1977, quando Siad Barre aveva reclutato centinaia di volontari per combattere l’Etiopia. Da quell’esperienza nacque il principale gruppo terrorista dell’integralismo somalo, Al Ittiat al Islami (Unione islamica), attivo nella guerra civile e nella battaglia contro i militari americani della missione ONU. Dalla metà degli anni Novanta i gruppi integralisti cominciarono a diffondersi in tutto il Paese, imponendo in alcune zone la legge coranica e prendendo il controllo delle Corti islamiche, nate in precedenza per la difesa dell’ordine e della legalità musulmana. Nel 2004 i quattro clan principali raggiunsero un accordo e a Nairobi, in Kenya, costituirono un governo federale di transizione, cui l’Unione Africana diede il suo appoggio, stabilendo di inviare una forza di pace per permettergli di rientrare in patria e insediarsi a Mogadiscio, teatro degli scontri tra le milizie dei «signori della guerra» e le Corti islamiche. Nel 2005 il governo di transizione si trasferì in S. a Baidoa. Esso controllava però solo un’area assai ridotta del Paese, a cui nel dicembre 2006 si aggiunse Mogadiscio, fino ad allora nelle mani delle Corti islamiche e poi sottratta a queste dalle truppe alleate del governo federale e dell’Etiopia. Nonostante lo schieramento di forze di pacificazione dell’Unione Africana, la guerra fra esercito governativo e milizie islamiche continuò negli anni successivi, mentre la situazione alimentare e sanitaria della popolazione rimaneva catastrofica, nonostante i ripetuti appelli delle organizzazioni umanitarie. Prendeva intanto dimensioni sempre più preoccupanti il fenomeno dei sequestri di navi nel Golfo di Aden, messi in atto da pirati somali, contro i quali sono state inviate nel 2009 missioni navali di vari Stati e dell’Unione Europea.