Vedi Corea, Repubblica Democratica Popolare di dell'anno: 2012 - 2013 - 2015 - 2016
La Repubblica Democratica Popolare di Corea, o Corea del Nord, è uno dei paesi più impenetrabili al mondo, caratterizzato da un profondo isolamento tanto a livello politico quanto a livello economico. Il paese occupa circa il 55% della Penisola coreana. Il confine con la Corea del Sud è segnato da una zona demilitarizzata che si snoda lungo il 38° parallelo, retaggio della divisione tra i due paesi, imposta da Usa e Urss alla fine della Seconda guerra mondiale e cristallizzatasi dopo la guerra di Corea (1950-53).
La Corea del Nord è una dittatura totalitaria, la cui filosofia ufficiale di stato si basa sulle dottrine del juche (‘autosufficienza’) e del songun (‘preminenza del settore militare’). Il ramo legislativo è formalmente rappresentato dalla Suprema assemblea del popolo, organo unicamerale composto da 687 membri eletti ogni cinque anni con elezioni in forma plebiscitaria. Unico ruolo dell’assemblea è ratificare le decisioni prese dal Partito dei lavoratori. L’esecutivo è costituito da un premier (dal 1° aprile 2013 è in carica Pak Pong-ju), da tre vicepremier e dai ministri. La figura del presidente è stata revocata in onore di Kim Il-sung, denominato ‘presidente eterno’ al momento della sua morte, avvenuta nel 1994. Nominalmente il capo dello stato sarebbe il presidente della Suprema assemblea del popolo. Di fatto, Kim Jong-un, nipote di Kim Il-sung e figlio di Kim Jong-il, ha rapidamente assunto il controllo dei massimi vertici gerarchici e della Commissione nazionale di difesa, che è stata dichiarata il ‘massimo organo dello stato’. Il trasferimento di poteri nelle mani di Kim Jong-un è iniziato subito dopo l’improvvisa morte di Kim Jong-il, avvenuta nel dicembre 2011. Il processo di transizione è stato, e rimane tuttora, segnato da periodici rimpasti nelle posizioni chiave di governo e da epurazioni. Nel marzo 2013, Kim Jong-un ha rimosso il primo ministro Choe Yong-rim dal proprio incarico, sostituendolo con Pak Pong-ju. Nel luglio 2013, invece, Kim Jong-un ha nominato il quarto ministro della difesa consecutivo in un anno. I continui rimpasti in questo settore sembrano testimoniare una volontà, da parte del supremo leader e della cerchia di suoi alleati, di ridimensionare il ruolo dell’esercito, riconducendolo sotto il controllo del Partito dei lavoratori, saldamente nelle mani di Kim. Infine, ha provocato molto scalpore la notizia dell’epurazione di Jang Song-thaek, zio ed ex mentore di Kim Jong-un, accusato di corruzione e cospirazione e condannato a morte nel dicembre 2013.
L’ascesa al potere di Kim Jong-un, con le conseguenti prove di forza dettate dalla necessità di consolidare la sua posizione, ha inaugurato una fase di peggioramento delle relazioni della Corea del Nord con i paesi dell’area. Allo stesso tempo tale atteggiamento sembra avere soddisfatto in parte lo scopo iniziale di Kim, ovvero quello di ottenere un nuovo engagement del proprio paese a livello internazionale. La presidente sudcoreana Park già in campagna elettorale aveva avanzato presupposti nuovi su cui fondare le relazioni inter-coreane dopo i cinque anni di linea dura di Lee Myung-bak. L’obiettivo della sua Trustpolitik sarebbe stato quello di riaprire il dialogo e reintrodurre la fiducia reciproca come fondamento del rapporto bilaterale. Queste buone intenzioni sono poi sfumate di fronte all’approccio adottato da Pyeongyang culminato nella temporanea chiusura unilaterale del distretto industriale congiunto di Kaesong. A questo ha fatto seguito un debole miglioramento nel febbraio 2014, quando dopo sette anni di interruzione, si sono tenuti i primi colloqui diplomatici ufficiali tra i due paesi che hanno portato alla riunione di alcune delle famiglie separate dalla guerra di Corea, ma il clima di costante sfiducia e tensione sulla Penisola permane. Lo dimostrano le ultime schermaglie dell’estate 2015. Il Giappone sembra invece mantenere un atteggiamento più conciliante. Sebbene i due paesi non abbiano mai intrattenuto rapporti diplomatici, nel 2014 hanno riaperto il dialogo e il governo nipponico ha annunciato la revoca di alcune sanzioni in cambio dell’impegno del regime di Pyeongyang a riaprire le indagini sul rapimento di cittadini giapponesi in Corea del Nord. Persiste, invece, l’ostilità nei rapporti con gli Stati Uniti: la relazione con Washington, già difficile, ha conosciuto un peggioramento in seguito ai nuovi test nucleari del marzo 2014. Gli Usa, infatti, appaiono non disponibili al compromesso nucleare: il segretario di stato John Kerry ha chiesto al governo nordcoreano di rinunciare a qualsiasi velleità atomica. In questo quadro, la Cina si conferma l’alleato principale del regime nordcoreano, continuando a rivestire al tempo stesso il ruolo fondamentale di suo patrono. Sebbene Pechino abbia invitato Pyeongyang alla prudenza in campo atomico, la partnership economica e di sicurezza non sembra per il momento essere in discussione.
La Corea del Nord ha una popolazione di più di 25 milioni di abitanti, con un tasso di crescita demografica dello 0,5% e un tasso di mortalità infantile ragguardevole (19,7 su 1000 nati). Il carattere fortemente isolazionista del paese fa sì che sia severamente vietata qualsiasi forma di emigrazione legale. I cittadini nordcoreani che tentano di fuggire dal paese vengono classificati come ‘disertori’: secondo le stime, sono circa 300.000 i cittadini nordcoreani che sono riusciti a lasciare il paese dal 1953 a oggi. Di questi, la maggior parte hanno scelto come paesi di destinazione la Cina e la Russia, mentre sono circa 25.000 i nordcoreani rifugiatisi in Corea del Sud. Le organizzazioni per la tutela dei diritti umani denunciano regolarmente i pessimi standard adottati dal governo nei confronti dei propri cittadini. Le forze di polizia esercitano il controllo totale su qualsiasi tipo di attività sociale. I media sono strettamente controllati dal regime e sottoposti a una censura e a un controllo ferrei: la Corea del Nord è stata indicata come il paese al mondo in cui la libertà di stampa è maggiormente violata. Nessun tipo di opposizione è tollerata: chiunque esprima un’opinione contraria a quella ufficiale del Partito dei lavoratori è perseguibile. Gli oppositori del regime, o presunti tali, possono essere sottoposti a prigionia, tortura, lavori forzati o condanna a morte.
L’economia nordcoreana, basata sulla nazionalizzazione di tutte le attività industriali e sulla collettivizzazione dell’agricoltura, ha cominciato a mostrare forti segnali di cedimento all’inizio degli anni Novanta, in concomitanza con la disintegrazione dell’Unione Sovietica. L’ampio supporto militare, tecnologico ed economico da parte di sovietici e cinesi era stato vitale per Pyeongyang: l’interruzione della fornitura di aiuti e materiali a prezzi agevolati ha contribuito ad aggravare la situazione economica nordcoreana. A metà degli anni Novanta il collasso del sistema pubblico di distribuzione alimentare, a cui si aggiunsero siccità e inondazioni senza precedenti, portò ad una vera e propria carestia che colpì il paese tra il 1997 e 1999 provocando migliaia di morti. La Corea del Nord si è potuta risollevare soprattutto grazie alla cooperazione economica con il Sud durante le amministrazioni progressiste di Kim Dae-jung e Roh Mooh-hyun (1997-2007) che ha prodotto un notevole incremento delle attività economiche grazie al rilassamento dei controlli. Nel 2007 il valore degli scambi bilaterali è aumentato di novanta volte costituendo un terzo dell’intero volume commerciale operato dalla Corea del Nord. Inoltre, le due Coree hanno sviluppato diversi progetti di cooperazione economica tra cui il sito turistico del monte Kumgang, chiuso nel 2008, e il complesso industriale congiunto di Kaesong. Quello di Kaesong è l’unico canale di cooperazione commerciale ancora attivo, in quanto le misure adottate da Lee Myung-bak nel 2010 hanno sospeso tutti gli scambi inter-coreani, i nuovi investimenti e gli aiuti al Nord ad esclusione di quelli di natura puramente umanitaria.
I periodici contrasti con i paesi vicini penalizzano l’economia nordcoreana che, nonostante il continuo appello da parte del governo alla dottrina dell’autosufficienza (juche), si è dimostrata negli ultimi anni sempre più dipendente dagli scambi commerciali con i paesi vicini. Circa il 90% del commercio con l’estero avviene quindi solo con Cina e Corea del Sud. Gli investimenti cinesi nell’industria manifatturiera e nelle infrastrutture lasciano pensare a un miglioramento per la fragile economia nordcoreana; la condizione perché ciò avvenga è che la leadership continui lungo la strada del ridimensionamento della struttura militare e liberi risorse che possano favorire la crescita economica. L’annuncio, nel novembre 2013, dell’apertura di nuove zone di sviluppo economico e la creazione, nel giugno 2014, del ministero per gli affari economici esterni, hanno lasciato presagire l’intenzione di aprire, seppur in misura limitata, l’economia nordcoreana, stimolando gli investimenti esteri. Sembra però assai improbabile, al momento, che il processo di riforma economica possa procedere su vasta scala: la paura di una possibile destabilizzazione politica provocata dall’apertura economica e la necessità di portare avanti il programma di rafforzamento militare – compreso il settore nucleare – frenano qualsiasi credibile processo di riforma.
Il settore industriale, infine, rimane fortemente limitato e sottosviluppato, soprattutto a causa della mancanza di combustibile e di parti di ricambio. Le dotazioni infrastrutturali del paese sono in genere ridotte e antiquate, specialmente fuori dalla capitale, e il settore energetico è virtualmente inesistente.
In seguito alla divisione in due parti, la Penisola coreana si è trasformata in una delle zone più militarizzate al mondo. La Corea del Nord detiene il record di nazione con il più alto tasso di personale militare sulla popolazione totale. Inoltre è la quarta potenza militare per disponibilità di uomini dopo Cina, Stati Uniti e India. Le forze armate nordcoreane, indicate con il nome collettivo di Armata popolare della Corea, contano circa 1.200.000 uomini in servizio permanente – di cui poco più di 1.000.000 nell’esercito – e circa 8 milioni di unità tra paramilitari e riservisti. La coscrizione maschile è obbligatoria e in genere ha inizio a 17 anni per una durata che va dai tre ai cinque anni. Su base selettiva anche le donne possono essere arruolabili. Secondo quanto dichiarato da Pyeongyang, la spesa militare equivarrebbe a circa il 16% del budget totale dello stato, ma secondo alcune fonti sudcoreane sarebbe pari almeno al 30%.
La Corea del Nord possiede una massiccia dotazione militare, in cui spiccano la potenza e l’ampiezza dell’artiglieria. A partire dagli anni Settanta, Pyeongyang ha cominciato a investire in modo significativo nell’acquisizione e nel perfezionamento di missili balistici e armi di distruzione di massa (chimiche, biologiche e nucleari).
Approfondimento
Coloro che immaginavano il giovane leader Kim Jong-un, educato in Europa, come un potenziale riformista hanno dovuto ricredersi: gli sforzi compiuti al fine di consolidare il suo potere al vertice del regime hanno dimostrato una forte determinazione nel mantenere la dittatura sostanzialmente intatta, nonostante permangano alcune incertezze sulle priorità che il regime intende seguire. Kim Jong-un ha mostrato uno stile di comando per certi versi differente da quello ‘austero’ del padre, tanto che alcuni giornalisti stranieri che hanno accesso alla Corea del Nord descrivono grandi cambiamenti nelle condizioni di vita dei cittadini. Il giovane leader, molto ‘informale’ nelle sue frequenti apparizioni pubbliche, si fa frequentemente accompagnare dalla moglie Ri Sol-ju che, sapientemente vestita alla moda, ha, intenzionalmente o meno, dettato le regole d’abbigliamento per le donne di Pyeongyang. Questi cambiamenti stilistici possono essere intesi come il tentativo da un lato di dare di sé l’idea di un leader moderno, e dall’altro di fornire alla cittadinanza degli elementi di associazione con l’immagine di Kim Il-sung (nonno dell’attuale leader e fondatore della patria), l’‘uomo del popolo’.
La retorica del regime ha enfatizzato i miglioramenti nella qualità della vita, ma le riforme che avrebbero dovuto portare a tale obiettivo non hanno dato i frutti sperati. È vero che il numero di nordcoreani che possono fare uso di telefoni cellulari è molto cresciuto di recente, ed una lunga serie di beni di lusso, di importazione, sono acquistabili nei negozi, non solo della capitale, ma l’inflazione è in costante crescita, e si è verificato un marcato deprezzamento della moneta nordcoreana, in particolare contro lo Yuan cinese. Nonostante la strategia dichiarata del regime si imperni su un contestuale sviluppo dell’economia e del deterrente nucleare (il cosidetto byungjin), nessuna iniziativa di un certo rilievo sembra essere stata presa dal punto di vista economico, probabilmente anche a causa della resistenza opposta dalle élite, i cui interessi sono legati al mantenimento del quadro istituzionale corrente. A causa delle limitazioni poste in essere dalle sanzioni delle Nazioni Unite, la Corea del Nord appare essersi concentrata sull’allargamento delle zone economiche speciali, promuovendo il turismo dall’esterno, ed ‘esportando’ lavoratori verso paesi amici, come la Cina e la Russia.
Di recente è stato annunciato che il numero totale delle zone economiche speciali sarebbe stato ampliato, puntando ad una maggiore specializzazione di tali zone a seconda delle caratteristiche che ogni singola zona offre. Pyeongyang, infatti, sta sollecitando un totale di 1,6 miliardi di dollari in investimenti stranieri con un memorandum già ben preparato contenente informazioni dettagliate circa la posizione di ciascuna zona, la tipologia di intervento, e le infrastrutture da realizzare. Tra queste zone economiche speciali un posto particolare sembra essere riservato a Wonsan, una città vicina all’isola dove la lussuosa villa di Kim Jong-un è ubicata, in cui ci si concentrerà principalmente sullo sviluppo del turismo, delle attività finanziarie internazionali, dello sport. In prossimità di Wonsan si trova Masikryong, un centro sportivo e ricreativo in cui una lussuosa pista da sci è stata già realizzata. Pyeongyang mira anche a trasformare Kaesong in un distretto speciale per le industrie ad alta tecnologia, con la speranza che le industrie di Hong Kong e di Singapore possano poi decidere di investire. Nel tentativo di sviluppo di queste zone economiche speciali, la Corea del Nord ha preso a rimodernare gli aeroporti di Wonsan e Pyeongyang, scegliendo delle società di Hong Kong per la realizzazione dei lavori.
Dal punto di vista politico, Kim Jong-un ha operato una serie di cambiamenti in seno alle istituzioni centrali del paese, collocando nelle posizioni chiave coloro i quali gli avevano dimostrato una maggiore lealtà. Dal momento della sua ascesa al potere, il leader ha rimpiazzato all’incirca il 45% dei funzionari di maggior rilievo delle forze armate, del partito e del governo con altri di sua scelta. Egli, per esempio, ha consegnato al pensionamento o marginalizzato i generali che hanno servito suo padre, promuovendo in posizioni chiave una più giovane generazione di militari, ed ha anche spostato il locus del potere dalle forze armate al Partito, in una mossa che ricorda fortemente l’assetto politico-istituzionale deciso ai tempi dal nonno Kim Il-sung.
Dal punto di vista internazionale la Cina continua a rimanere il principale interlocutore di Pyeongyang: gli intensi legami commerciali (la Cina pesa per circa il 60% del volume commerciale complessivo) sono però minacciati da una serie di forti contraddizioni. Pyeongyang, oltre a nutrire il timore di legarsi a Pechino in un rapporto di totale dipendenza, vorrebbe sottrarsi al pericolo che il flusso di informazioni provenienti da una società relativamente aperta come quella cinese, possa risultare in qualche maniera destabilizzante per il regime di Kim. Malgrado gli ostacoli, però, i due paesi stanno procedendo a creare o modernizzare alcune zone economiche speciali nella parte settentrionale della Corea del Nord, al fine di rendere più profondi i legami economici già esistenti.
L’esecuzione di Jang Song-thaek, zio del giovane leader e uomo di punta del regime, ha però causato l’acuirsi delle tensioni tra Pechino e Pyeongyang. Se, infatti, l’esecuzione si fosse resa necessaria al fine di consolidare la leadership di Kim, eliminando qualunque forma di dissenso interno, Jang veniva considerato come un veicolo per gli investimenti cinesi in Corea del Nord: la sua uccisione sembra aver mandato un chiaro messaggio secondo cui la leadership nordcoreana non sarebbe volenterosa di procedere ad un’apertura sul modello di quella cinese dei tardi anni Settanta. L’allontanamento tra Pechino e Pyeongyang, impensabile ai tempi di Kim Jong-il, si è in qualche misura palesato in occasione della visita di Xi Jinping a Seoul nel luglio 2014: per la prima volta, infatti, un leader cinese ha deciso di recarsi prima in visita al Sud che al Nord. Inoltre, Kim Jong-un non si è ancora recato in visita a Pechino e, soprattutto, tende a rimanere sordo ai consigli cinesi di lasciare da parte l’arsenale nucleare.
di Antonio Fiori