CONGO, Repubblica Popolare del
(App. III, I, p. 419; IV, I, p. 511)
Il paese, che al momento dell'indipendenza aveva scelto un indirizzo politico ed economico rigidamente socialista, ha assunto, a causa delle difficoltà economiche interne, una linea più pragmatica e aperta soprattutto nei riguardi degli investimenti stranieri.
La popolazione (2.270.000 ab. secondo una stima del 1988) è concentrata in gran parte nella fascia rivierasca bagnata dal fiume Congo. La capitale Brazzaville (595.102 ab.) è il centro più importante, mentre Pointe Noire (294.203 ab.) è il polo economico più vivace e il principale porto del paese.
L'economia è strettamente controllata attraverso piani di sviluppo quinquennali, che hanno come obiettivo l'aumento della produzione di beni di consumo immediato e la riduzione della dipendenza dall'estero.
Il settore agricolo, dopo la nazionalizzazione delle terre, è stato abbandonato da gran parte degli agricoltori, che hanno preferito cercare impieghi nel settore terziario. Per questo motivo, all'inizio degli anni Ottanta, il governo ha dovuto introdurre una politica di consolidamento dello habitat rurale prendendo a esempio la politica dei villaggi ujamaa già adottata in Tanzania: più di 2000 villaggi sono stati così interessati da iniziative di sviluppo agricolo miranti ad aumentare la produzione alimentare (manioca, cassava, mais, patate). Le colture commerciali hanno subìto una diminuzione molto sensibile e oggi solamente il caffè (2000 t) e il cacao (2000 t) raggiungono valori significativi. L'allevamento, anche a causa delle difficoltà ambientali (l'area è per buona parte affetta da tripanosomiasi), non riesce a coprire il fabbisogno interno; la pesca è scarsamente sviluppata nonostante la presenza in questo settore di capitale estero (italiano e brasiliano). Molto importante è la foresta, che copre il 60% della superficie totale e che alimenta in modo considerevole le esportazioni. Il legname (okoumé, limba, mogano e, più recentemente, eucalipto) viene portato sulla costa per mezzo della linea ferroviaria Congo-Oceano e trasformato in carta e cellulosa in 15 stabilimenti costruiti grazie a investimenti stranieri e all'intervento della Banca Mondiale.
L'attività estrattiva interessa soprattutto la fascia oceanica costiera, dove 26 piattaforme off-shore estraggono più di 6.000.000 t di grezzo l'anno. Le prospettive per l'attività petrolifera sono ottime e la presenza massiccia di capitale straniero (Elf Congo e Agip Congo) ha permesso un rapido sviluppo dell'estrazione e la costruzione di un moderno impianto di raffinazione a Pointe Noire. Altri minerali estratti sono stagno, zinco, rame e oro, ma in quantità di scarso interesse. Più promettenti sembrano i depositi di fosfati, di bauxite e di ferro (Zanaga e Banabana). L'industria di trasformazione impegna 1/4 della forza lavoro totale, con stabilimenti alimentari, tessili, chimici, del legno e per la produzione di beni di consumo immediato.
I trasporti utilizzano le vie d'acqua interne; la capitale è collegata all'Atlantico da una linea ferroviaria lunga 513 km, oggi assolutamente insufficiente; una seconda linea ferroviaria collega Loubomo al confine con il Gabon. Solamente un decimo delle strade interne (8700 km) è asfaltato. Più della metà del commercio estero riguarda la Francia, seguita dagli Stati Uniti e dall'Italia.
Bibl.: L. Pascal, Conscience du développement et démocratie, Dakar 1975.
Storia. - Il governo militare emerso dalla crisi del 1968 è stato il primo in Africa a professare una scelta a favore del socialismo scientifico. Il massimo protagonista della svolta, il maggiore M. Ngouabi, morì assassinato, in condizioni non chiarite, nel marzo 1977. Seguì un periodo d'incertezza e d'instabilità. La realizzazione del socialismo, del resto, non trovava nelle condizioni arretrate dell'economia e della società gli strumenti per passare dalle dichiarazioni di principio alla pratica. Il primo successore di Ngouabi, il colonnello J. Yhombi-Opango, diede l'impressione di voler effettuare una correzione di linea in senso restauratore. Nel febbraio 1979 un'altra crisi istituzionale portò al potere il colonnello D. Sassou-Nguesso, che ama presentarsi come il più rigoroso e fedele continuatore dell'opera di Ngouabi, oggetto di un intenso culto della personalità postumo. Una nuova costituzione ispirata al socialismo è stata varata nel luglio 1979. Nel 1981 il C. ha firmato un trattato di amicizia e di cooperazione con l'URSS. Il partito unico al governo (Parti Congolais du Travail) è organizzato come un partito comunista.
I rapporti commerciali, economici e finanziari più attivi continuano tuttavia a essere quelli con la Francia, l'ex potenza coloniale. Sassou-Nguesso si è a lungo destreggiato fra gli ortodossi prosovietici e i pragmatici disposti a liberalizzare l'economia. A complicare i rapporti politici interviene il non sopito contrasto fra le tribù settentrionali e quelle meridionali (gli ultimi presidenti sono originari del Nord). Il programma economico per il periodo 1982-86 dava la priorità allo sviluppo della regione settentrionale. Le rivalità etniche, il declino economico, gli effetti delle misure di austerità provocarono nel novembre 1985 seri incidenti a Brazzaville, innescati da dimostrazioni degli studenti. Il governo è stato costretto, dopo il 1986, ad adottare un piano di aggiustamento che segue le prescrizioni del Fondo monetario internazionale: contrazione degli investimenti pubblici, ristrutturazione delle compagnie statali, enfasi sul capitale privato. Tra la fine del 1990 e i primi mesi del 1991 sono stati decisi l'abbandono del marxismo-leninismo come ideologia ufficiale e l'introduzione del multipartitismo.
Bibl.: M. Soret, Histoire du Congo, Parigi 1978; V. Thompson, R. Adloff, Historical dictionary of the People's Republic of Congo, Metuchen 1984.