SUDAFRICANA, REPUBBLICA (XXXII, p. 935; App. I, p. 1040; II, 11, p. 927; III, 11, p. 864)
Già Unione Sudafricana, il 31 maggio 1961 si è trasformata in repubblica, uscendo dal Commonwealth.
Al censimento del 1970 la popolazione risultò di 21.448.169 ab. (17 ab. per km2), rispetto ai 16.002.797 del 1960 e ai 12.671.452 del 1951. Tra il 1951 e il 1970 la popolazione totale è aumentata di circa il 72% e quella bantu da circa 11 milioni a oltre 15 milioni. Accanto a 3.751.328 bianchi (di cui circa 43.000 italiani), al 1970 vivevano 2.018.533 coloureds (per circa l'87% nella Provincia del Capo), 620.436 asiatici, soprattutto indiani (per l'83% nel Natal). I principali gruppi bantu erano costituiti da Zulu (3.970.000 individui), Xhosa (3.907.000), Tswana (1.702.000), North Sotho (1.596.000) South Sotho (1.416.000), Tsonga (731.000), Swazi (487.000), Ndebele (410.000) e Venda (360.000).
La repubblica è tuttora suddivisa in quattro province, come risulta dalla tab. 1.
In relazione alla politica di "sviluppo separato" sono stati via via creati dei territori bantu autonomi, con proprio autogoverno, i cosiddetti Bamu homelands, o Bantustans progressivamente assegnati agli appartenenti ai vari gruppi etnici e linguistici africani.
Sempre in questa ottica sono stati costituiti come stati autonomi i Bantustans di Transkei nel 1976 (41.600 km2, 1.900.000 ab. nel 1977; capitale Umtata), di Bophuthatswana nel 1977 (40.330 km2, 1.200.000 ab.; capitale Mmabatho) e di Venda nel 1979 (6.044 km2, 360.000 ab.; capitale Thohoyandou). I nuovi stati, però, non hanno ottenuto il riconoscimento dell'ONU e sono stati contestati dall'Organizzazione dell'Unità Africana (O.U.A.).
Condizioni economiche. - Della superficie territoriale della repubblica, soltanto il 12% circa è a seminativi e a colture legnose agrarie, il 67% è a prati e pascoli permanenti, il 17,5% è incolto e improduttivo. Poiché attorno al 1960 meno dello 0,5% dello stato era irrigato, fu formulato un piano, basato sul Progetto Orange (ORP), dall'omonimo fiume, in corso di attuazione dal 1966 e che richiederà almeno trent'anni per essere completato. A grandi linee il piano prevede la costruzione di dodici invasi artificiali, dei quali tre di particolare capacità, circa 850 km di gallerie, fra cui l'Orange-Fish Tunnel (82 km) e il Wapadsberg Tunnel (51 km), venti centrali idroelettriche e una grande rete di canali di distribuzione. Il più ampio dei bacini artificiali, il Hendrek Verwoerd, già terminato, ha una capacità d'invaso di 5952 milioni di m3; la sua diga è a pochi km a valle di Bethulie. Il secondo grande bacino dovrebbe sorgere 128 km più a nord-est, presso Petrusville, e accumulare oltre 3 miliardi di m3. A progetto completato, saranno 200.000 i nuovi ettari irrigati nella regione del Gran Karoo. Nel 1971 è stata costituita una commissione speciale per ricerca di altra acqua, studi idrologici e controllo della polluzione.
Le aziende agricole condotte dai bianchi sono ora calcolate aggirarsi sulle 93.000. Da esse, e da quelle indigene, nel 1977 si sono ottenuti i seguenti quantitativi di cereali, in quantità notevolmente aumentate, specie per alcuni, rispetto a una ventina di anni prima: granturco (97,1 milioni di q, su 5.700.000 ha, ad opera di 30.000 produttori); grano (18,2 milioni di q, su 1.500.000 ha). A distanza, il sorgo (3,8 milioni di q); l'avena 720.000 q; l'orzo, il miglio e la segale. Mentre il granturco consente generalmente anche una certa esportazione, per il grano ciò avviene di rado; spesso occorre importarlo.
Tra i prodotti delle colture legnose agrarie si possono osservare, nel 1977, forti aumenti, in genere, rispetto al recente passato: così il vino (5,1 milioni di hl, da 118.000 ha di vigna, curata da 5000 agricoltori, di fronte a 2,8 milioni di hl, da 74.000 ha, nel 1957). Anche gli agrumi coltivati, specie nel Transvaal e attorno a Port Elizabeth, hanno reso, in genere, soddisfacenti raccolti: 6,3 milioni di q di arance, 850.000 q di pompelmi e 200.000 q di limoni (3.200.000,140.000 e 70.000, rispettivamente, nel 1957). Tra i prodotti delle colture industriali spiccano lo zucchero (21,4 milioni di q, da 240.000 ha coltivati a canna); il tabacco, nel Transvaal e nella Provincia del Capo, (390.000 q, su 42.000 ha); le arachidi (21,4 milioni di q su 175.000 ha), e, infine, il cotone (770.000 q di seme, 390.000 q di fibra, da 90.000 ha).
Nel 1977 l'allevamento annoverava 12.800.000 bovini, 31.200.000 ovini e 5.250.000 caprini. C'erano inoltre 225.000 cavalli, 210.000 asini, e 14.000 muli. Da questo patrimonio zootecnico nel 1977 sono stati ricavati 552.500 q di lana lavata, e poi carne (908.000 t nel 1977) e latticini.
La pesca, nel 1977, compresi gli sbarchi a Walvis Bay, ha reso 602.897 t. La caccia alle balene nel 1974-75 ha portato alla cattura di 1707 cetacei (2026 nel 1961), con produzione di 62.000 q di olio di balena.
Nel settore minerario, la R.S. ha grandiose risorse, da più di cinquanta minerali diversi. Risaltano innanzi tutto l'oro, anche da giacimenti di recente sfruttamento, come East Daggafontein, West Driefontein, Western Deep Levels, President Brand, ecc. Dalla repubblica proviene all'incirca i tre quarti dell'oro del mondo occidentale (711.500 kg nel 1976). Per i diamanti, il Sudafrica è al terzo posto mondiale; 7.022.000 carati, comprese le gemme industriali, nel 1975, estratti, oltre che a Kimberley (Prov. del Capo), nel Transvaal e nell'Orange. Nel 1976 dai giacimenti auriferi si sono ottenuti anche uranio (3412 t di ossido di uranio contenuto, terzo posto mondiale) e argento (88.000 kg), nonché 25.000 kg di platino (per il quale la repubblica ha produzione seconda solo all'URSS), dalle miniere di Rustenburg e Union. Veramente ingente la produzione di carbone 90,4 milioni di t nel 1978; 41.280.000 nel 1962) e in forte aumento quella del ferro (nel 1978, 15 milioni di t di ferro contenuto), di manganese, di cui esistono riserve di almeno 100 milioni di t (oltre 2,4 milioni di t di metallo, nel 1976), di cromite, di cui il Sudafrica ha le più grosse riserve del mondo (1.087.300 t di ossido di cromo nel 1976), di antimonio, stagno, rame.
Tra il 1965 e il 1976 la produzione di energia elettrica, tutta di origine termica, è salita da 26 a 79,1 miliardi di kWh e la potenza installata da 4.855.000 a 15,3 milioni di kW; fra le centrali più recenti, particolarmente importanti quelle di Camden (1.600.000 kW), di Komati (1.000.000 di kW), ecc. È in costruzione la centrale di Kriel (3.000.000 di kW), nel Transvaal sud-orientale, e nel 1978 è entrata in funzione la prima centrale nucleare a N di Città del Capo.
L'industria siderurgica nel 1978 ha prodotto 7,1 milioni di t di ghisa e 7,9 milioni di t di acciaio; quella metallurgica ha prodotto tra l'altro 95.600 t di rame raffinato. Fra le industrie meccaniche, quella automobilistica, specialmente di montaggio, nel 1976 ha realizzato circa 252.300 automezzi, fra autovetture e autocarri (173.000, nel 1965). Nel settore della chimica si producono ammoniaca, resine e benzine sintetiche, caucciù sintetico (34.600 t nel 1976), fertilizzanti azotati (332.000 t nel 1976), urea, superfosfati, acido solforico. Nel 1976, l'industria tessile ha fabbricato 72.400 t di filati di cotone e 15.500 t di filati di lana (45.200 e 10.800, rispettivamente, nel 1965).
La produzione di cemento, tra il 1963 e il 1977 è passato da 2.880.000 a 6,8 milioni di t di cemento; l'industria cartaria, da 281.000 t nel 1964 a 904.000 nel 1978. Due grandi raffinerie di petrolio sono state recentemente completate presso Durban e Città del Capo.
Commercio e vie di comunicazione. - Nel quadriennio 1973-77 il commercio con l'estero è salito da oltre 2,1 a più di 5,1 miliardi di rand (i rand - 1002 lire italiane, nel 1979), per le importazioni, e da più di 1,5 a oltre 5,3 miliardi di rand per le esportazioni, queste ultime costituite soprattutto (1975) da diamanti, rame, fibre tessili, macchinari, ferro e acciaio, prodotti chimici, ecc. Fra i principali clienti, nel 1975, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti e Rep. Fed. di Germania; tra i principali fornitori, Gran Bretagna, Stati Uniti, Rep. Fed. di Germania, Giappone e Italia.
Le linee ferroviarie nel periodo 1961-76 sono passate da 21.500 km, di cui 2735 elettrificati, a 22.432 km, dei quali 4967 a trazione elettrica. Nel corso del decennio 1961-71, le rotabili sono arrivate da 152.855 km (11.263 asfaltati) a 320.000 (30.700 asfaltati): 11.200 km di tale rete sono di strade statali e nazionali. Dei 410 campi di aviazione esistenti nella repubblica, 5 sono quelli principali: Johannesburg, Pretoria, Durban, East London e Città del Capo. I porti principali sono Durban, Città del Capo, Port Elizabeth e East London.
Bibl.: M. Cole, South Africa, Londra 1961; Barclays Bank, South Africa, an economic survey, ivi 1964; E. Hamer, Die Industrialisierung Südafrikas seit dem zweiten Weltkrig, Stoccarda 1964; D. H. Houghton, The South African economy, Città del Capo 1964; N. Herd, Industrial South Africa, Johannesburg 1967; T. De Rocchi Storia, Sviluppi economici nella repubblica Sudafricana, in Riv. Geogr. It., LXXVI (1969); Bureau of Statistics (Pretoria), in South African Statistics (pubbl. biennale); South African Institute of race relations (Johannensburg), Survey of race relations (pubbl. annuale).
Politica economica. - Durante gli anni Sessanta la R.S. ha visto aumentare il proprio reddito a un tasso medio annuale del 6% in termini reali in presenza di una lievitazione dei prezzi molto contenuta (il 2,5-3% in media annua) e di un tasso di disoccupazione, esclusi i lavoratori negri, dell'1%. Ma agl'inizi degli anni Settanta il tasso d'inflazione si è andato accelerando; nel 1973 i prezzi al consumo erano aumentati, rispetto al 1970, del 23%.
Il problema dell'inflazione è sempre stato molto vivo in questo paese in quanto il prezzo dell'oro, che è di basilare importanza per le esportazioni (33% del valore totale delle esportazioni nel 1961, 30% nel 1970), era in quegli anni fissato sul mercato ufficiale; un aumento dei costi del lavoro e delle infrastrutture riduceva i margini di profitto in questo vitale settore dell'economia sudafricana. Tuttavia, dal punto di vista della bilancia dei pagamenti, si cercò di risolvere, in parte, il problema sfruttando altri prodotti del sottosuolo quali platino, diamanti, carbone, rame e ferro. L'apporto del settore minerario nel prodotto interno lordo aumentò nel periodo 1963-69 del 56%.
Dal punto di vista occupazionale è stato molto importante lo sviluppo del settore non agricolo, soprattutto quello delle costruzioni nel quale l'occupazione è raddoppiata nel periodo 1963-69. Nel 1969 il 62% della spesa lorda interna era rappresentato dai consumi privati, mentre la spesa corrente e in beni capitali del settore pubblico rappresentava il 23%. Nella stessa data le esportazioni e le importazioni rappresentavano ognuna il 22% della spesa interna aggregata.
Nella prima metà degli anni Sessanta l'avanzo di parte corrente della bilancia dei pagamenti rappresentava circa il 2% della produzione interna lorda, mentre nella seconda metà di quegli anni apparve un disavanzo che rappresentava in media l'1,5% del prodotto nazionale lordo. Mentre nella prima metà degli anni Sessanta si era avuto un deflusso netto di capitali, nella seconda metà si assiste a un sostanziale afflusso netto per cui in media negli anni Sessanta la bilancia dei pagamenti ha registrato un lieve avanzo complessivo.
Agl'inizi del 1970 la R.S. si veniva a trovare in una situazione abbastanza precaria con tensioni inflazionistiche sempre più forti e con squilibri esterni di parte corrente che andavano aumentando. Ciò consigliò le autorità nazionali a intraprendere una politica restrittiva aumentando il controllo sulle importazioni, svalutando il rand e congelando temporaneamente i prezzi di alcuni beni.
Nel 1972 il saggio di aumento del reddito fu solo del 3%; tuttavia nel 1973, in seguito soprattutto al notevole incremento delle esportazioni, il reddito è aumentato del 4,5%. Nonostante la crisi del petrolio e un tasso d'inflazione del 14%, nell'anno seguente il prodotto nazionale lordo aumentò del 7% mentre la caduta del prezzo dell'oro e le ingenti importazioni governative di petrolio e armi portarono il disavanzo estero al 4% del prodotto nazionale lordo, il che causò una svalutazione del rand di circa il 18%.
Nel 1976-77 un tasso d'inflazione sempre elevato ha consigliato le autorità nazionali a introdurre un piano deflazionistico e a imporre controlli più severi sul mercato dei cambi e sulle importazioni che hanno portato, insieme con un aumento del flusso delle esportazioni, a un notevole avanzo delle partite correnti.
Bibl.: J. P. Nieuwenhuysen, South Africa, in Macroeconomic policy: a comparative study, a cura di J. O. N. Perkins, Londra 1972; The Europa Yearbook 1978: a world survey, ivi.
Storia. - Dall'inizio degli anni Sessanta si accentuò la tensione interna nella R.S. (proclamatasi repubblica il 31 maggio 1961), per la crescente opposizione della maggioranza negra contro la dura politica di segregazione razziale: dal Congresso nazionale africano (posto al bando dal marzo 1960) fu lanciata nel dicembre 1961 una campagna di sabotaggio, alla quale il governo reagì con il General law amendment act (giugno 1962), che aggravava le pene contro ogni atto di sabotaggio in senso lato; nel luglio un centinaio di personalità "sovversive" furono inviate al confino (fra questi il premio Nobel per la pace A. Luthuli, morto nel 1967). Nel maggio 1963 una nuova legge autorizzò l'arresto senza mandato di cattura, e per 90 giorni, di ogni persona politicamente sospetta; nella prima metà dell'anno le autorità arrestarono oltre tremila esponenti del Pogo (puro, in lingua xhosa), organismo rivoluzionario creato nel 1961 dal Congresso panafricano (dichiarato illegale nel marzo 1960); poi furono arrestati numerosi leaders del Congresso nazionale africano, alcuni dei quali ebbero l'ergastolo (giugno 1964) per "reclutamento paramilitare, militanza comunista, sabotaggio". Dal 1963 al 1965 - mentre continuavano gli atti di sabotaggio - proseguirono arresti massicci (ulteriori disposizioni legislative portavano a 180 giorni il termine di detenzione preventiva) e sentenze di condanna per un totale di 8000 anni di detenzione. Alla fine del 1965 (quando si contavano 5000 prigionieri politici) l'efficiente prevenzione e repressione aveva soffocato ogni resistenza africana all'interno della R.S., mentre gli esponenti africani (circa 2000 si erano rifugiati all'estero) erano ormai convinti dell'ineluttabilità di una lotta armata.
La linea politica di H. F. Verwoerd (capo del governo dal 1958, assassinato da un bianco nel settembre 1966) non subì modifiche con il successore, B. J. Vorster, ministro della Giustizia dal 1961 (le elezioni del 1966 avevano confermato la maggioranza al Partito nazionalista); anzi nel 1967 nuove leggi accentuarono il controllo sulla circolazione delle persone. Le esigenze della repressione avevano portato nel corso degli anni Sessanta a un incremento degli organici e degli stanziamenti per la polizia e l'esercito, mentre restava senza efficacia ogni decisione di embargo di forniture militari alla R. Sudafricana. La costituzione nell'ottobre 1969 del Partito nazionalista ricostituito (Herstigte Nasionale Party) ad opera di A. Hertzog, figlio del gen. Hertzog, e di altri esponenti espulsi dal Partito nazionalista, sostenitori dell'apartheid su posizioni estremistiche, condusse a nuove elezioni (aprile 1970) che videro sconfitta la nuova formazione. Il Partito nazionalista (117 seggi invece di 119) conservava la maggioranza, mentre l'United Party (guidato da Sir De Villiers Graaff), di tendenza più liberale, passava da 37 a 47 seggi, ampliando i consensi ma in settori ben determinati (un seggio andava al Progressive Party). L'opposizione bianca - che trovava espressione specialmente nelle Chiese cristiane e in taluni ambienti universitari (nel maggio 1970 migliaia di studenti manifestarono contro il governo e alcune centinaia vennero arrestati) - restava però inefficace. Con una serie di scioperi (formalmente illegali) nel corso del 1973 i lavoratori negri, appoggiati dal premier del Bantustan degli Zulu, ottennero apprezzabili aumenti salariali e un parziale riconoscimento del diritto di sciopero. Con gli anni Settanta il conseguimento dell'autonomia da parte dei Bantustans (entità territoriali autonome popolate da singole etnie africane) e le posizioni politiche assunte dai governanti di quei territori hanno recato un ulteriore elemento nella complessa situazione interna della R. Sudafricana. Il progetto di creazione dei Bantustans si era andato attuando dal 1960. Con il Transkei Constituion Act, il 24 maggio 1963 era nato il Transkei (Bantustan degli Xhosa) dotato di un'Assemblea legislativa di 109 membri (64 capi tribali nominati dal governo e 45 eletti) e di un governo con limitate competenze (bilancio, insegnamento, giustizia consuetudinaria, strade d'interesse locale, ecc.); nel novembre 1963 si erano svolte le elezioni e si era formato un governo presieduto dal capo Kaiser Matanzima, appoggiato dal governo sudafricano, mentre 38 dei 45 eletti erano a favore di V. Poto, che proponeva una politica multirazziale. Poi era stato realizzato un certo progresso economico, in particolare nel settore agricolo (fondazione della Bantu Homelands Corporation, 1965, autorizzazione, da parte del Promotion and Economic Development of the Bantu Homelands Act, di investimenti privati bianchi all'interno dei Bantustans, 1968). Altri Bantustans hanno successivamente ottenuto l'autonomia, su richiesta da loro avanzata e accolta dal governo in base a quanto previsto dal Bantu Homelands Constituion Bill (febbraio 1971): il 30 aprile 1971 il Tswana, denominato Bophuthatswana, il 1° agosto 1972 il Ciskei (etnia Xhosa), in ottobre dello stesso anno il Lebowa (etnia Sepedi), nel febbraio 1973 il Gazankulu (Shangaan) e il Vhavenda (Venda), in aprile il Kwazulu (Zulu). Contrastando il progetto della R.S. - per cui i Bantustans dovevano rispondere alla logica dell'apartheid, dividendo inoltre fra di loro i diversi gruppi etnici africani - i governanti dei Bantustans hanno criticato il governo centrale, auspicando una federazione di quei territori dopo il conseguimento dell'indipendenza e un loro rapporto paritario con il Sud Africa bianco. Il Transkei e il Bophuthatswana hanno conseguito l'indipendenza formale rispettivamente il 25 ottobre 1976 e il 6 dicembre 1977.
In campo internazionale la R. S. si è trovata sempre più isolata, per le ripetute condanne dell'ONU contro l'apartheid e contro il rifiuto di sottoporre l'ex mandato dell'Africa del Sud-Ovest al controllo dell'ONU stessa (v. namibia); all'isolamento morale (che ha ripetutamente portato all'esclusione della R. S. da riunioni e manifestazioni internazionali, anche di carattere sportivo) ha fatto però riscontro un notevole incremento dei rapporti economici con l'estero, in particolare con i paesi occidentali, interessati alle possibilità d'investimento e alle rilevanti potenzialità di mercato della R. Sudafricana. Anche la posizione strategica della R.S., che controlla il passaggio fra gli oceani Indiano e Atlantico, non può essere trascurata dagli occidentali. Forte di questa posizione e del proprio sviluppo economico, la R.S. ha esercitato una leadership nell'Africa australe, legando a sé, su basi economiche, alcuni stati africani (Malawi, il cui presidente ha visitato la R.S. nel 1971, Botswana, Lesotho e Swaziland) e appoggiando la presenza portoghese e il regime rhodesiano; l'indipendenza dei territori portoghesi (1974-75) ha però profondamente mutato il quadro, inducendo una revisione della politica della R.S., che è divenuta favorevole a una soluzione concordata del problema rhodesiano (ha perciò svolto insieme con la Zambia opera di mediazione fra il governo bianco e le forze nazionalistiche) e a un'evoluzione della situazione della Namibia. Gl'incomtri fra il premier Vorster e il segretario di stato americano Kissinger nell'estate del 1976 hanno contribuito a quella revisione, mentre è rimasta immutata la situazione interna della R. Sudafricana. Lo stesso Partito nazionalista - nuovamente vittorioso nelle elezioni dell'aprile 1974 e del novembre 1977, ma diviso fra intransigenti (Verkrampte) e moderati (Verligte) - non sembra capace di offrire alcuno sbocco alla politica dell'apartheid, che rischia persino di ledere gl'interessi dello sviluppo economico, oltre a minacciare costantemente la pace intema del paese e l'equilibrio della regione australe. Nel giugno 1976, infatti, a Soweto, sobborgo negro di Johannesburg, è stata sanguinosamente repressa una violenta protesta studentesca contro la progettata obbligatorietà della lingua afrikaans nelle scuole. A livello istituzionale il contrasto fra moderati e intransigenti ha portato prima all'elezione di Vorster alla presidenza della Repubblica e poi alle sue dimissioni nel giugno 1979; gli è succeduto M. Viljoeen.
Bibl.: A. Luthuli, Let my people go, Londra 1963; W.M. Macmillan, Bantu, Boer and Briton. The making of the South African native problem, ivi 1963; P. Pierson-Mathy, La politique raciale de la République de l'Afrique du Sud, Bruxelles 1964; Ch. Cadoux, L'Afrique du Sud, Parigi 1966; C.F.J. Muller, F.A. Van Jaarsveld, T. Van Wijk, A select bibliography of South African history, Pretoria 1966; D.L. Niddrie, South Africa; Nation or Nations?, Princeton 1968; The Oxford history of South Africa, a cura di M. Wilson, L. Thompson, Oxford 1969; R. Lacour-Gayet, Histoire de l'Afrique du Sud, Parigi 1970; J.E. Spence, The strategic significance of Southern Africa, Londra 1970; C. Legum, The United Nations and Southern Africa, Brighton 1970; F. Ansprenger, Der Schwarz-Weiss-Konflikt in Afrika, Monaco di Baviera e Magonza 1971; A. La Guma, Apartheid, Berlino 1971; J. Robertson, Liberalism in South Africa, 1948-1963, oxford 1971; D. Worral, South Africa, government & politics, Londra 1971; J. Hoagland, South Africa, civilization in conflict, Boston 1972; J. Berber, South Africa's foreign policy, 1947-1970, Londra 1973; J. Hoagland, South Africa: basic facts and figures, Johannesburg 1973; M. Horrell, The African Homelands of South Africa, ivi 1973; D.A. Kotze, African politics in South Africa, 1964-1974, Londra 1975; T.R.H. Davenport, South Africa: A modern history, ivi 1977.