resilienza
Capacità di un materiale di assorbire energia elasticamente quando sottoposto a un carico o a un urto prima di giungere a rottura. La misura della resilienza di un materiale è effettuata utilizzando provini aventi dimensioni e forma standard (in genere hanno forma di parallelepipedo con sezione quadrata e un intaglio a U o a V in posizione centrale). La macchina utilizzata per la misura della resilienza si chiama pendolo di Charpy e consiste essenzialmente in un pendolo avente alla sua estremità un peso elevato sulla cui traiettoria viene posto il provino del materiale di interesse. Il pendolo viene avviato a partire da un’altezza definita e incontra lungo la sua traiettoria quando raggiunge la massima velocità (e quindi la massima energia cinetica) il provino, rompendolo in genere in corrispondenza dell’intaglio, e proseguendo la sua corsa fino a un’altezza inferiore rispetto a quella di partenza. La differenza fra l’altezza da cui è fatto partire il pendolo e quella che raggiunge dopo l’urto anaelastico con il provino equivale all’energia potenziale gravitazionale persa a causa dell’urto ed è uguale alla massa del pendolo m moltiplicata per la costante di accelerazione g e per la differenza di altezza ∆z. L’energia persa dal pendolo equivale a quella necessaria per rompere il provino, a meno di attriti di funzionamento della macchina di misura solitamente trascurabili. La resilienza è quindi definita come il rapporto tra l’energia necessaria per rompere il provino, mgΔz, e la sezione del provino stesso, A, e ha quindi le dimensioni di un’energia per unità di superficie. Recentemente il concetto di resilienza ha superato la sua accezione meccanica e viene utilizzato per indicare, nel caso della psicologia e della sociologia, la resistenza di un individuo a situazioni estremamente avverse e, nel caso delle reti (in particolare quelle informatiche), la loro capacità di rimanere in servizio in modo continuo indipendentemente dagli eventuali problemi che si possono presentare.
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