resistenza
Capacità di alcune specie o ceppi di batteri o di cellule di resistere a trattamenti farmacologici o a modifiche dell’ambiente chimico-fisico; in partic. la capacità dei batteri di non risentire l’azione batteriostatica o battericida degli antibiotici (➔ antibioticoresistenza) e la r. delle cellule neoplastiche ai farmaci antitumorali (➔ chemioresistenza).
La r. ai farmaci dei batteri è dovuta a un plasmide, chiamato plasmide R, che viene rapidamente trasferito nel corso della coniugazione. I plasmidi R sono costituiti da DNA circolare a doppia elica e presentano geni che consentono la loro autonoma replicazione; geni per le funzioni di trasferimento della r. (regione RTF) in cellule riceventi appropriate; geni che conferiscono alla cellula ospite la r. a uno o più antibiotici. Questi ultimi, raggruppati in tratti di DNA chiamati trasposoni, hanno la capacità di spostarsi da un plasmide all’altro o da un plasmide al cromosoma batterico. I geni per la r. agiscono codificando enzimi che alterano o distruggono l’antibiotico, oppure alterando la risposta cellulare.
La r. dei globuli rossi all’azione emolitica delle soluzioni nettamente ipotoniche rispetto alla pressione osmotica del plasma. In questo caso il liquido tende a penetrare nelle emazie fino a quando la pressione osmotica all’interno di queste non diventa uguale a quella del liquido: le emazie aumentano perciò di volume finché lo permette l’elasticità delle membrane cellulari e, se la differenza della pressione osmotica è troppo grande, si rompono (emolisi). La r. globulare è perciò direttamente proporzionale all’elasticità della membrana cellulare, che può variare per motivi patologici (ittero, anemia) o fisiologici.