CANTELMO, Restaino (Rostagno)
Primo di questo nome, figlio, probabilmente primogenito, di Giacomo, giunse in Italia con suo padre al seguito di Carlo I d'Angiò. Difatti il 12 maggio 1269 il re dette ordine al camerario di Roma di rimborsargli 500 libbre tornesi sulle 2.442 libbre, 7 soldi, 10 denari tornesi che egli aveva speso al suo servizio. Poi il 30 agosto, dopo la capitolazione di Lucera, il C. fu invitato a liberare un saraceno che teneva in ostaggio. Familiare e fedele del re, ottenne il 22 febbr. 1272 la riduzione degli obblighi contratti verso alcuni usurai ebrei da suo cugino Restaino "de Gocho". Verso la fine di questo stesso anno compare tra le file delle milizie angioine mandate in Lombardia sotto il comando di suo padre, con un soldo di 400 once d'oro; e il 14 apr. 1273 il re chiese ai Milanesi il permesso di prelevare 1.000 libbre tornesi sui banchi genovesi, quale risarcimento per le perdite che questi ultimi avevano procurato al Cantelmo.
Con tutta probabilità verso il 1275 si trovava in Provenza poiché il re, il 14 maggio 1275, ordinò il pagamento dei danni e degli interessi in favore dei mercanti lucchesi, di cui il C. aveva valutato i beni sequestrati a Marsiglia. Era capitano di Napoli quando il 12 febbr. 1276 ricevette l'ordine del re di rilasciare il proprietano e i passeggeri d'una nave veneziana. È forse lui il provveditore dei castelli di Capitanata e di Basilicata, citato con il nome di "Rustan de Tarascone" dal 1280 al 1283. Il 2 sett. 1294 re Carlo II affidò al C. e a un altro provenzale, Gui de Lamanon, l'incarico di preparare gli alloggi dei cardinali per l'arrivo di papa Celestino V a Napoli (Minieri-Riccio, n. 71). In seguito passò al servizio del pontefice Bonifacio VIII, il quale lo nominò rettore di Campagna e Marittima, ancor prima del 9 marzo 1297; per i suoi amministrati fece venire viveri dalla Sicilia e si adoperò per consolidare la pace tra Terracina e "Peruntos". Il 30 maggio 1297 fu testimone ad Anagni dell'acquisto di una casa per i Caetani. Per lo stesso papa era nel 1298 vicario senatoriale di Roma, dove avrebbe combattuto contro i Colonnesi. Nel 1299, secondo il De Lellis, il C. fu capitano di Capitanata, ambasciatore presso la corte d'Aragona, poi giustiziere degli Abruzzi. Nel 1300 partecipò all'assedio di Trapani insieme con il principe Filippo di Taranto. L'anno seguente ricevette dal re una pensione annua di 50 once e la restituzione di un prestito di 200 once. Sarebbe stato anche capitano di Napoli verso il 1303.
Il C. era consignore di Boulbon in Provenza, forse in seguito al suo primo matrimonio con una certa Marie de Boulbon. Sembra che egli avesse acquistato nell'anno 1270 un bosco e un terreno nei pressi di questo villaggio. Nel febbraio dell'anno 1271 si fece restituire, insieme con il suo parente Bertrand de Boulbon, il tredicesimo che spettava loro sulla vendita di una casa situata in Boulbon, fatta dal suo vassallo Pons Navarre (Filangieri, VIII, n. 571); ottenne anche la restituzione di metà dell'isola Bertrand occupata dalla corte di Tarascona. Ingrandì inoltre il feudo di Boulbon acquistando una parte dell'isola Jarnègues-Méjane, presso Tarascone (1290), poi una parte di Aramon (1302). Il 27 apr. 1289 il C. e i figli nominarono dei procuratori per ricevere l'eredità di Bertrand de Réal, suocero di suo figlio Giacomo. Era allora signore di Romanin (comune di Saint-Rémy-de-Provence) e di Popoli, due feudi in cui era succeduto a suo padre. Malgrado la restituzione dei diritti su Popoli al vescovo di Valva e Sulmona, operata da re Carlo II il 23 ag. 1294, i Cantelmo conservarono questo feudo, perché poco tempo dopo la sede vescovile rimase vacante. Il re gli chiese il 20 sett. 1294 di cedere al monastero di S. Spirito a Sulmona (Badia Morronense), fondata da Celestino V, il territorio di Pratola, e gli dette in compenso 60 once l'anno (Codice diplomatico sulmonese, n. 90).
Oltre a Popoli il C. possedeva numerosi altri feudi; nel 1307 acquistò il territorio di Valleoscura negli Abruzzi (e anche le Torri al Tronto, secondo il Colarossi-Mancini); nel 1309: Montorio, Tito, Poggio d'Umbricoli, Altavilla, Pianella, Casavecchia, Santa Maria di Panzano, e la baronia di Tufo negli Abruzzi. Possedeva inoltre Petrella, Mariero e Gergento, che vendette a Francesco Marieri, e certi diritti a Montefalcone. Secondo il Colarossi-Mancini, la seconda moglie, Margherita di San Liceto, nipote del conte di Sinopoli Enrico Ruffo, gli portò in dote la signoria di Maida in Calabria. Possedeva inoltre un magnifico palazzo a Napoli in piazza d'Arco, presso la chiesa di S. Anello, che dette nome alla porta Cantelma, ora scomparsa e che re Carlo II gli chiese per suo genero, Bertrand de Baux, conte di Andria, compensandolo con una rendita annua di 400 once. Aveva un secondo palazzo a Capo di Trio.
Il C. morì nel 1310. Dalla prima moglie era nato Giacomo, dalla seconda Giovanna, sposa di Atenolfo III di Aquino, Cantelma, dama d'onore della regina Sancha, e Restaino.
Fonti e Bibl.: L. Blancard, Inventaire-sommaire des Arch. départ. des Bouches-du-Rhône, s.B, I, Paris 1865, nn. 369, 389, 416; C. Minieri Riccio, Saggio di codice diplomatico formato sulle antiche scritture dell'Archivio di Stato di Napoli. Supplemento, I, Napoli 1878, n. 71; Codice diplomatico sulmonese, a cura di F. Faraglia, Lanciano 1888, n. 90; A. de Boüard, Actes et lettres de Charles Ier, Paris 1926, n. 849; Id., Documents en français des archives angevines de Naples, II, Les Comptes des trésoriers. Paris 1935, pp. 128, 198, 207, 258; I registri della cancell. angioina, a cura di R. Filangieri, I-XXII, Napoli 1950-1969, ad Indices; E.Baratier, Inventaire du château de Barbentane (Bouches-du-Rhône, dattil., 1954), n. 39; C. De Lellis, Discorsi delle fam. nobili del Regno di Napoli, I, Napoli 1654, pp. 110-113; D. A. Contatore, De historia Terracinensi, Roma 1706, pp. 211-213; A. Colarossi Mancini, Memorie storiche di Popoli fino all'abolizione dei feudi, Popoli 1911, pp. 67-70; G. Marchetti Longhi, Il palazzo di Bonifacio VIII in Anagni, in Archivio della R. Società romana di storia patria, XLIII (1920), p. 388 n.; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medioevo, I, I senatori, Roma 1935, p. 89; P. Litta, Le famiglie celebri d'Italia, s. v. Cantelmi di Napoli, tavv. I-II.