rettocolite ulcerosa
Malattia cronica infiammatoria dell’intestino (in sigla RCU, detta anche colite ulcerosa) che può colpire ogni tratto del colon.
Meccanismi immunologici della lamina propria della mucosa del colon intervengono nella patogonesi della RCU, la quale vede coinvolte sia la risposta immunitaria umorale (anticorpi) che cellulare (linfociti T). Componenti antigenici che stimolano la produzione di queste IgG attivano il complemento e formano complessi antigene-anticorpo di tipo policlonale (anche verso antigeni batterici, alimentari, ecc.). La frequente associazione della RCU con patologie e genesi autoimmunitaria e la presenza di anticorpi verso l’epitelio del colon ne fanno una immunopatia; esclusiva di questa malattia è la presenza di anticorpi circolanti verso una molecola estratta dal colon infiammato di pazienti con RCU (40 KD); tale antigene si trova anche nei dotti biliari di questi pazienti, sede di manifestazioni extraintestinali della malattia. I linfociti T del sangue periferico e della sottomucosa mostrano, durante le riacutizzazioni della malattia, segni di attivazione. Gli aspetti psicosomatici sono stati spesso presi in considerazione nella genesi della malattia, sebbene siano piuttosto il disagio, la preoccupazione, la perdita del benessere a influenzare secondariamente le condizioni psicologiche del paziente.
Il tipico sintomo della RCU è la diarrea sanguinolenta, accompagnata da dolori addominali, spesso da febbre, astenia, anemizzazione. Se la malattia è limitata al retto, si chiama proctite ulcerosa e si manifesta con feci miste a sangue, tenesmo rettale, frequenti defecazioni. Se la RCU coinvolge segmenti estesi del colon a monte del retto, le defecazioni sanguinolente possono arrivare a 10÷20 al giorno, con grave debilitazione del paziente e anemizzazione grave. La VES è elevata; sono presenti leucocitosi e ipoalbuminemia. Frequenti sono le afte della mucosa orale. Le complicanze più temibili sono l’emorragia massiva, la perforazione, il megacolon tossico, la cancerizzazione. La maggior parte dei pazienti presenta riacutizzazioni periodiche, con periodi di remissione molto variabili (da poche settimane ad anni). L’estensione della malattia ne condiziona la severità e il decorso; i pazienti con la sola proctite presentano decorso più benigno, ma non sono esenti dal pericolo di estensione delle lesioni ad altri tratti del colon.
La diagnosi è endoscopica e bioptica: alla colonscopia (da non eseguire durante un attacco grave per pericolo di perforazione), la mucosa è congesta, friabile, con interessamento più o meno esteso del colon. La biopsia mostra quadro tipico di infiltrazione, confinata alla mucosa, di leucociti (neutrofili, macrofagi e plasmacellule) con edema, dilatazione dei capillari e stravaso di globuli rossi. L’attivazione del complemento e i leucotrieni sono agenti responsabili della chemiotassi e dell’imponente migrazione dei granulociti neutrofili. Nella cronicizzazione della malattia vi è distorsione delle cripte della mucosa, seguita dalla loro atrofia, e appiattimento dell’epitelio con ulcerazioni anche profonde che erodono la mucosa arrivando anche allo strato muscolare.
Il trattamento della RCU è anzitutto medico: nell’attacco acuto severo i cortisonici sono di prima scelta, seguiti dalla sulfazalazina e derivati a rilascio prolungato, che sono indicati nella terapia cronica, riducendo le recidive e la loro gravità. Ambedue queste classi di farmaci sono attive anche per somministrazione rettale (clismi medicati). I farmaci immunosoppressori sono indicati nei pazienti con recidive frequenti. Sono stati introdotti in terapia anche anticorpi monoclonali, in partic. l’infliximab, un anticorpo monoclonale diretto contro la citochina TNF-α, che si trova in quantità insolitamente elevate nei pazienti affetti sia da morbo di Crohn sia da RCU. La terapia chirurgica si attua nei casi in cui i controlli bioptici periodici dimostrano una displasia di alto grado o una cancerizzazione; se la malattia è diffusa a tutto il colon si pratica una proctocolectomia.