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REUMATISMI e PSEUDOREUMATISMI

di Giovanni Boeri - Enciclopedia Italiana (1936)
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REUMATISMI e PSEUDOREUMATISMI (dal gr. ῥεῦμα "flussione")

Giovanni Boeri

Il concetto di reumatismo, una volta identificabile quasi con quello di malattia delle articolazioni, presenta oggi limiti piu estesi; esso indica cioè un'infezione generale, le localizzazioni articolari della quale non sono che una parte soltanto del quadro morboso. Dell'infezione reumatica, però, non si conoscono ancora gli agenti causali, perché quelli (specialmente streptococchi) finora a volta a volta ritenuti tali potrebbero anche essere soltanto esponenti d'infezioni associate. Tutte le altre manifestazioni articolari a etiologia nota, diversa da quella reumatica, ma che a questa infezione somigliano clinicamente, sono state raggruppate con la denominazione di pseudoreumatismi. Attualmente, però, si tende ad abolire questa distinzione e si preferisce indicare gli pseudoreumatismi anche con il termine di reumatismi, specificandone la natura (reumatismo gonococcico; reumatismo sifilitico, ecc.).

Il reumatismo articolare acuto, detto anche poliartrite acuta, inizia in genere con sintomi vaghi (stanchezza, intorpidimento delle giunture, angina, raffreddore, ecc.), susseguenti a cause occasionali, quali umidità, correnti d'aria, bagnature, ecc. Tra i sintomi iniziali, particolare importanza si attribuisce alle tonsilliti, perché le tonsille rappresenterebbero la porta di entrata dell'infezione, la quale si diffonderebbe così a tutto l'organismo costituendo nelle tonsille stesse, nelle articolazioni, nel cuore, ecc., dei focolai di deposito del virus reumatico (foci). In corrispondenza di questi foci, gli elementi cellulari dell'organismo reagiscono dando luogo alla formazione di piccoli nodi submiliari (noduli di Aschoff e Graff), dove l'infezione può rimanere anche lunghi anni latente e donde spesso divampa e si diffonde con nuove ricadute.

Clinicamente, le articolazioni colpite dall'infezione reumatica sono dapprima le grandi (ginocchio, collo del piede, gomito), poi anche le piccole (della mano, del piede, ecc.); in genere ammalano successivamente, l'una dopo l'altra. Il dolore è localizzato ai punti d'inserzione della capsula articolare alle ossa; le articolazioni si tumefanno e si arrossano. La febbre raggiunge i 38°-39°, talvolta anche più (reumatismo iperpiretico), ed è irregolarmente remittente, riacutizzandosi a ogni nuova localizzazione articolare. V'è spesso profusa sudorazione, onde compare talora una miliare cristallina.

L'infezione reumatica ha una notevole predilezione per l'apparato circolatorio, producendo per lo più lesioni dell'endocardio o anche talora del miocardio e più raramente del pericardio; se tutte e tre queste lesioni sono concomitanti, si ha una pancardite. L'endocardite colpisce più spesso le valvole mitraliche (con conseguente insufficienza o stenosi mitralica) e subito dopo in ordine di frequenza le aortiche. Frequente è anche, nel corso dell'infezione reumatica, la comparsa di una pleurite sierosa; più rara la comparsa di fenomeni nervosi (delirio, ecc.; reumatismo cerebrale), i quali talora coincidono con forti iperpiressie. Nei bambini frequente conseguenza dell'infezione reumatica è la corea; frequente pure la nefrite.

G. Boeri ha recentemente richiamato l'attenzione sul fatto che le manifestazioni articolari sono soltanto una localizzazione frequente e caratteristica del reumatismo articolare acuto, ma spesso esse sono scarse o assenti. Talora prevalgono invece o sono anche presenti esclusivamente le localizzazioni meno frequenti o meno caratteristiche della stessa infezione (perciò il Boeri molti anni fa ha proposto di sostituire al nome di reumatismo articolare acuto quello più appropriato d'infezione reumatica). Così in molti casi di cardiopatie, nefriti, pleuriti, polmoniti, peritoniti, appendiciti, colecistiti, meningiti, ecc., che si manifestano come primarie, sfugge al medico la natura da infezione reumatica, appunto perché nella pratica è invalsa l'abitudine di riconoscere tale natura solo in base alle manifestazioni articolari. Il Boeri fa rilevare il grave danno derivante da tale mancato riconoscimento diagnostico di queste forme, che egli chiama forme occulte o non evidenti (dette da altri giustamente abarticolari o extrarticolari), perché l'errore sottrae tali casi (più numerosi di quanto non si creda) al benefizio inestimabile della cura specifica salicilica.

Il decorso del reumatismo articolare acuto è più o meno lungo; la prognosi può venire aggravata dal vizio valvolare cardiaco residuato. Per la cura sono specifici i salicilici (salicilato di sodio, aspirina, salipirina, ecc:); buoni i derivati dell'acido fenilchinolincarbonico (atophan, atophanil, atochinol, chinofene, ecc.), lo zolfo, la proteinoterapia, talora, specie nelle forme ribelli, la diatermia, le fangature, i bagni caldi, ecc. Attualmente è allo studio, come medicamento, il veleno d'api. Si hanno pure vantaggi talora dal siero e dal vaccino antistreptococcico. Si può anche mettere in discussione l'eventuale asportazione di foci tonsillari, dentarî, ecc.

Alla stessa infezione reumatica si attribuisce da alcuni il reumatismo muscolare acuto, che per altri è una nevralgia dei nervi sensitivi muscolari o una transitoria alterazione dello stato colloidale dei muscoli sotto l'azione del freddo.

Il reumatismo articolare acuto può diventare cronico: come reumatismo articolare cronico s'intende piuttosto, però, la poliartrite cronica deformante, cronica fin dall'inizio, nella quale con molta probabilità sono in giuoco fattori endocrini, neurotrofici e alterazioni del ricambio (il cosiddetto artritismo). Il decorso di questa è subdolo e lentamente progressivo: sono colpite più spesso le piccole articolazioni delle dita e poi a poco a poco quelle più prossime alle radici degli arti: esse sono sede di vivi dolori, accentuabili con le variazioni atmosferiche, e diventano rigide. La febbre è saltuaria e modica, l'endocardio non viene mai leso. Nella successiva evoluzione, per usura delle cartilagini e atrofia ossea, si hanno anchilosi e deformazioni articolari, più spesso deviazione ulnare delle dita della mano, iperestensione di esse, ecc. Potrebbero rientrare tra queste forme la monoartrite deformante e la spondiloartrite.

Gli pseudoreumatismi formano un gruppo numeroso, che si differenzia dai reumatismi veri, oltre che per l'etiologia, che è nota, per la nessuna efficacia che su di essi spiegano dal punto di vista terapeutico i salicilici. Semplici artralgie o vere artriti - sierose, suppurate, ecc. - si hanno nella gonococcemia, nell'eresipela, nell'infezione puerperale, nella polmonite, nel tifo, nella dissenteria, nella scarlattina, nel vaiolo, nell'infezione melitense, nel morbillo, ecc. Talora le malattie suddette assumono un quadro sintomatologico di oligo- o poliartrite che le fa scambiare per infezione reumatica; così si può avere una forma poliartritica della melitense (G. Boeri). Pseudoreumatismi tossici si hanno nelle intossicazioni alimentari (da molluschi, carni insaccate, ecc.) e nelle intossicazioni da rame, da piombo, ecc.; pseudoreumatismi anafilattici, nella malattia da siero e nelle lievi anafilassi alimentari; pseudoreumatismi medicamemosi sono quelli da antipirina, chinino, balsamo copaive, iodoformio, ioduro di potassio a forti dosi. Artralgie si hanno pure nel diabete, nella gotta, nell'uremia, nel corso della cirrosi biliare, nelle sindromi distiroidee (pseudoreumatismo tiroideo).

La tubercolosi e la sifilide possono produrre un tipo di vero reumatismo articolare cronico: tali il reumatismo articolare di Grocco Poncet, con conseguenti anchilosi e deformazioni articolari, talora a carico della colonna vertebrale, e il reumatismo sifilitico ancora discusso.

Gli pseudoreumatismi si differenziano dal cosiddetto reumatismo articolare vero anzitutto perché non si avvantaggiano affatto della cura salicilica, e poi perché sono per lo più mono- od oligoarticolari, perché non sono mutabili, ma fissi, nonché per la loro origine più o meno evidente da un'altra infezione, a cui si complicano.

Come conseguenza di forme di reumatismo articolare parziale sono state descritte da W. Heberden delle nodosità osteoarticolari in corrispondenza della terza articolazione falangea delle dita, coesistenti o non con alterazioni in altre articolazioni. Analoga a esse è la nodosità del carpo di P. Marie e A. Léri, cioè la tumefazione ossea della base del secondo e terzo metacarpo e delle ossa della seconda serie del carpo, con la quale spesso coincide la nodosità del pollice degli stessi autori, alla base del primo metacarpo: alterazioni tutte queste, che sono proprie dell'età avanzata.

Vedi anche
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