Harrison, Rex (propr. Sir Reginald Carey Harrison)
Attore teatrale e cinematografico inglese, nato a Huyton (Lancashire) il 5 marzo 1908 e morto a New York il 2 giugno 1990. Occhi chiari, volto allungato, alto ed elegante, rappresentò il tipo del gentleman inglese, urbano e amabile, rivelandosi particolarmente adatto alla commedia grazie al suo stile compassato e leggero e alla capacità di saper mutare registro e intonazioni. Ebbe i ruoli migliori nella maturità e giunse al definitivo successo con il personaggio del professor Higgins in My fair lady (1964) di George Cukor, tratto dalla celebre pièce di G.B. Shaw: questo ruolo, che aveva già recitato per molti anni sui palcoscenici di Broadway, gli valse il premio Oscar come migliore interprete maschile nel 1965. Continuò tuttavia ad alternare l'attività teatrale a quella cinematografica e il suo umorismo, raffinato e spassoso, con il trascorrere degli anni acquisì toni sempre più ironici. Nel 1969 la regina Elisabetta II lo insignì del titolo di Sir.
La sua famiglia, di media estrazione sociale, si trasferì nel Derbyshire e H., ancora ragazzo, frequentò la Birkdale Preparatory School e il Liverpool College appassionandosi subito al teatro. Abbandonò gli studi per la Liverpool Playhouse dove, dal 1924 al 1927, recitò il teatro di repertorio acquisendo un'esperienza che si rivelò fondamentale; nel 1930 debuttò all'Everyman Theatre di Londra e cominciò a lavorare nel cinema, ottenendo piccoli ruoli in film che godevano delle sovvenzioni statali. Scritturato da Alexander Korda, con un contratto che gli permetteva di continuare l'attività teatrale, debuttò come protagonista in Men are not gods (1936) di Walter Reisch, prodotto dalla London Film. Successivamente recitò nella commedia Storm in a teacup (1937; Patrizia e il dittatore) di Victor Saville e Ian Dalrymple, ma la sua brillante interpretazione di un giornalista innamorato fu messa in ombra da quella della protagonista femminile, la diva Vivien Leigh, circostanza che si ripeté anche nel successivo St. Martin's Lane W.C.2 (1938; I marciapiedi della metropoli) di Tim Whelan, in cui H. recitò ancora al fianco dell'attrice inglese. Fu comunque notato dai produttori statunitensi e la Metro Goldwyn Mayer gli offrì un contratto e un ruolo nel dramma The citadel (1938; La cittadella) di King Vidor, al fianco di Robert Donat e Rosalind Russell. Prima di arruolarsi nella Royal Air Force, che servì dal 1942 al 1945, lavorò in Night train to Munich (1940) di Carol Reed e in Major Barbara (1941; Il maggiore Barbara) di Gabriel Pascal, tratto da G.B. Shaw, e al termine della Seconda guerra mondiale fu tra gli interpreti di Blithe spirit (1945; Spirito allegro) di David Lean, considerato uno dei film più innovativi di quegli anni. Alla fine del 1945 stipulò un vantaggioso contratto di sette anni con la 20th Century-Fox che gli lasciava l'opportunità di lavorare in Gran Bretagna per sei mesi l'anno; dopo aver recitato in Anna and the king of Siam (1946; Anna e il re del Siam) di John Cromwell, interpretò con grande finezza il melodramma gotico The ghost and Mrs. Muir (1947; Il fantasma e la signora Muir) di Joseph L. Mankiewicz, nel ruolo romantico del fantasma di un capitano di mare che s'innamora di una giovane vedova, e la commedia sofisticata Unfaithfully yours (1948; Infedelmente tua) di Preston Sturges. Durante la lavorazione di quest'ultimo film fu coinvolto in uno scandalo a causa della sua relazione extraconiugale con l'attrice Carole Landis, trovata suicida il mattino dopo un incontro avuto con H.: la cattiva pubblicità derivatagli dall'episodio lo allontanò da Hollywood, ma continuò a lavorare in teatro e per registi inglesi come Sidney Gilliat, per il quale interpretò The constant husband (1954; Sette mogli per un marito). Rientrato a Hollywood recitò in The reluctant debutante (1958; Come sposare una figlia) di Vincente Minnelli, una commedia che mette a confronto la società americana e quella inglese, e in Cleopatra (1963) di Mankiewicz, che gli offrì l'opportunità di dominare la scena con una magistrale interpretazione di Giulio Cesare. In quegli anni H. raggiunse la maturità: dopo My fair lady confermò le sue doti drammatiche in The agony and the ecstasy (1965; Il tormento e l'estasi) di C. Reed e in The honey pot (1967; Masquerade) di J.L. Mankiewicz. Un'altra buona occasione fu Staircase (1969; Quei due) di Stanley Donen, una commedia sulle nevrosi da convivenza di una coppia omosessuale legata da molti anni.
Negli anni Settanta, H. intensificò l'attività teatrale limitandosi a recitare nel cinema soltanto in ruoli secondari oppure a lavorare per la televisione. Nel 1979 pubblicò una raccolta di poesie, If love be love, e nel 1985 un'autobiografia, Rex. An autobiography. Tre dei suoi sei matrimoni lo videro legato ad attrici: Lilli Palmer, Kay Rendall e Rachel Roberts; il primogenito, Noel, ha seguito le orme paterne.
R. Behlmer, Rex Harrison, in "Films in review", 1965, 10, pp. 593-610; A. Eyles, Rex Harrison, London 1985; A. Walker, Fatal charme: the life of Rex Harrison, New York 1993.