Reza Shah Pahlavi
Shah di Persia (Alasht, Mazandaran 1878-Johannesburg 1944), fondatore della breve dinastia Pahlavi. Entrato nell’esercito, ascese rapidamente, durante la Prima guerra mondiale, i ranghi della Brigata cosacca, unità di assalto dell’esercito dei Qajar, assumendone il comando. Dopo aver combattuto i sovietici in Jilan, nel 1920, sostenne l’ascesa politica di S.Z. Tabatabai, nel governo costituzionale dell’ultimo shah Qajar, Ahmad, durante il quale fu capo dell’esercito e autore della modernizzazione delle forze armate iraniane. Nel 1923 lo shah lasciava il Paese; nel 1925, non senza profonde spaccature nella classe politica, R. veniva proclamato shah di Persia, col gentilizio fittizio di Pahlavi. I circa 15 anni del suo regno videro la modernizzazione accelerata del paese, secondo il modello kemalista. Le riforme imposte dall’alto, in nome del laicismo e dello statalismo, alterarono profondamente gli equilibri tradizionali, incontrando grandi resistenze nella società iraniana. Considerato un outsider dalla nobiltà e un empio dal clero sciita, R. fu inviso all’opposizione politica democratica per il suo dispotismo. In politica estera, egli ridusse significativamente l’influenza britannica e sovietica, finendo per accostarsi alla Germania nazista prima della Seconda guerra mondiale. Durante l’invasione della Russia (1941), per impedire che la Germania bloccasse i rifornimenti agli Alleati attraverso il territorio iraniano, Gran Bretagna e Unione Sovietica invasero il Paese, costringendo R. ad abdicare a favore del figlio Mohammad Reza Pahlavi, e a lasciare il Paese per l’esilio in Sudafrica, dove morì.