rezzo
Deverbale aferetico di ‛ orezzare ' (v. OREZZA), che ricorre solo in poesia, ed è sempre in rima. Il senso proprio di " luogo in ombra " (" Rezzo, proprie est locus in quem radii solares non possunt intrare ", Serravalle) è messo in particolare risalto dalla contrapposizione ‛ a sole ', in Rime CIII 57 tanto dà nel sol quanto nel rezzo / questa scherana micidiale, dove tutta l'espressione " probabilmente significa ‛ di giorno e di notte '; alcuni commentatori intendono ‛ nel caldo come nel freddo ', cioè sia d'estate che d'inverno. Comunque, il senso è che i colpi della donna non hanno mai sosta " (Barbi-Pernicone). Così anche in If XVII 87 Qual è colui che sì presso ha 'l riprezzo / de la quartana, c'ha già l'unghie smorte, / e triema tutto pur guardando 'l rezzo. L'etterno rezzo (XXXII 75) è la ghiaccia di Cocito, " luogo eternamente in fredda ombra " (Scartazzini-Vandelli); ma qui il termine si carica anche di un valore allegorico: " idest, in isto rigore et frigore odii " (Benvenuto. Anche qui, come nel c. XVII, il vocabolo è in rima con mezzo e riprezzo).