Rhazes e il Canone di Avicenna in Occidente
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La Spagna, e in particolare la città di Toledo, si offrono come centri propulsori della cultura araba non solo nel ramo della medicina, ma anche nella filosofia e nelle scienze in senso lato. Celebri traduttori sono Gerardo da Cremona e Marco da Toledo, il primo dei due traduttori del Canone di Avicenna, che diventerà il testo cardine della medicina in Occidente insieme all’Articella.
Il corpus delle traduzioni costantiniane è successivamente affiancato dalle traduzioni di testi medici e scientifici effettuate in un’altra area geografica e culturale, dove non domina il ricordo del greco, ma la presenza attuale e concreta, benché problematica sul piano politico e religioso, della cultura araba: la Spagna. Le traduzioni spagnole sono infatti effettuate nella seconda metà del XII secolo nell’ambito di un generale movimento di assorbimento dei testi scientifici arabi che va però di conserva con la Reconquista dei territori arabi da parte dei cristiani.
Nonostante il movimento abbia interessato marginalmente anche la Linguadoca e altri territori, centro delle traduzioni è la città di Toledo, che nel corso del XII secolo rimane sostanzialmente bilingue. L’importanza della scuola di traduzione del capitolo della cattedrale toletana ha fatto nascere la “leggenda” della sua presenza nel primo XII secolo, quando in realtà essa non è ancora nata.
Nella seconda metà del secolo, sotto la protezione dell’arcivescovo Iohannes, un gruppo di traduttori – dei quali il più noto e prolifico è stato l’italiano Gerardo da Cremona – traduce testi scientifici e medici dall’arabo. Gerardo da Cremona, infatti, nonostante la sua fama, e non diversamente da Costantino l’Africano, non lavora da solo. È stata anche avanzata l’ipotesi che la sua conoscenza dell’arabo fosse tutt’altro che perfetta. Fra gli altri traduttori, si segnala Marco da Toledo. In ogni caso, a parte altre traduzioni scientifiche, portano il nome di Gerardo le traduzioni degli opuscoli di Rhazes, del manuale chirurgico di Abu al-Qasim al-Zahrawi latinizzato Albucasis e soprattutto del Canone di Avicenna, che si afferma rapidamente, accanto all’Articella, come il testo chiave della medicina occidentale, occupando una posizione di eccellenza da cui sarà scalzato solo nel tardo Cinquecento. Le traduzioni di Gerardo da Cremona e dell’ambiente toletano sono letterali e con molti stereotipi riconoscibili. È però di incerta attribuzione a Gerardo la traduzione di un testo di Rhazes, il Kitab al-Mansuri (in latino Liber ad Almansorem), nonostante la fedeltà al testo propria del maestro toledano.
Fra le opere non strettamente mediche tradotte a Toledo si trovano anche contributi al corpus dell’Aristotele latino, e in seguito versioni da Averroè, oltre quelle, spesso anonime, di trattati alchemici, che iniziano a circolare in questo periodo. A Toledo prevale un interesse molto forte per la filosofia, oltre che per le scienze in senso lato, che segnerà profondamente anche l’insegnamento e il carattere della medicina nelle università occidentali, legando strettamente la medicina alla filosofia naturale di impianto aristotelico. La diffusione delle traduzioni, diversamente dal caso di quelle di Costantino, avviene questa volta soprattutto in un milieu laico, di studiosi “erranti” e di pratici che portano con sé i testi nei loro viaggi e peregrinazioni. Alcuni di loro hanno studiato medicina a Salerno o a Montpellier. In Italia una diffusione notevolmente precoce è forse dovuta ad allievi diretti di Gerardo da Cremona.