RHESOS (῾Ρῆσος, Rhesus)
Eroe di una saga tracia, tosto assorbita nell'epopea omerica; nell'Iliade infatti R. è uno degli alleati dei Troiani, ucciso nel sonno da Diomede il quale, insieme ad Ulisse, fa una sorpresa notturna nel campo dei Traci, secondo quanto è narrato in un celebre episodio della Dolonèia (Il., x, 470 ss.); al termine della strage i due eroi greci conducono nel loro accampamento i cavalli di Rhesos. Nelle trattazioni post-omeriche del mito, il padre dell'eroe tracio viene chiamato Strimone, ovvero Hebros, anziché Eiones come nell'Iliade. La tragedia attica Rhesos, di discussa attribuzione euripidea, si attiene in generale alla narrazione omerica; anche qui Atena incoraggia la scorreria notturna e Diomede uccide i Traci addormentati. In tradizioni letterarie più tarde troviamo la leggenda che R. sarebbe divenuto invincibile (ovvero Troia stessa non sarebbe caduta) se i suoi cavalli fossero riusciti ad abbeverarsi all'acqua dello Xanto. Lo Pseudo-Plutarco (De fluviis, xi, 1) narra che Strimone, alla notizia della morte del figlio, si sarebbe gettato nel fiume Palaistinos, che da allora si chiamò Strimone.
Alquanto rare sono le raffigurazioni del mito di R.; oltre quella di fantasia descritta da Didone nel tempio cartaginese di Giunone, fra gli altri episodî della guerra troiana (Aen., i, 469 ss.), abbiamo testimonianze vascolari piuttosto tarde. Due vasi àpuli, l'uno da Ruvo e conservato ora nel Museo Nazionale di Napoli, l'altro della collezione triestina Fontana, ora a Berlino, recano due scene analoghe; in alto giacciono i Traci uccisi nel sonno, avvolti in variopinte vesti ricamate, di tipo orientale; nel registro inferiore sono rappresentati Diomede con la spada sguainata, in atto di fuggire, e Odisseo, ugualmente vestito di clamide e schinieri, e con il pileo in testa, che trascina via i cavalli afferrandoli per le briglie. Se è assai probabile che queste rappresentazioni vascolari derivino tutte da un archetipo comune, non più tardo dell'inizio del IV sec. a. C., alquanto diversa si palesa la scena miniata dell'Iliade Ambrosiana. Una delle miniature del codice, eseguito a Costantinopoli nei primi anni del VI sec. d. C., reca sotto una figura velata dalle lunghe ali, personificazione della Notte, un cerchio di Traci dormienti, ciascuno appoggiato ad uno scudo o ad una doppia asta; Diomede, che ha afferrato per i capelli R., giacente addormentato al centro del gruppo, si appresta a trafiggerlo alla gola con una lancia, mentre Odisseo minaccia colla spada un altro guerriero. Da notare tuttavia che a questa scena, divenuta ormai canonica nell'iconografia del mito, se ne accompagna un'altra (i due eventi cronologicamente diversi vengono giustapposti nella vignetta, senza tuttavia perdere la loro individualità); infatti a destra nel quadro sono di nuovo rappresentati Diomede ed Odisseo, i quali tengono i due cavalli di R. per le briglie e vengono salutati da un gruppo di compagni, fra cui Nestore, al loro ritorno nell'accampamento greco: sullo sfondo è il mare, solcato da due imbarcazioni. Qui la composizione si è grandemente ampliata, anche se conserva alla base un'eco sensibile delle pitture dei vasi àpuli.
Bibl.: Jessen, in Roscher, IV, 1909-15, c. 99-111, s. v. Sul vaso da Ruvo: E. Gerhard, Vases et coupes du Musée Royal de Berlin et d'autres collections, II, Berlino 1850, pp. 57-58, tav. K; Jessen, loc. cit., c. 103-104, fig. 2; R. Bianchi Bandinelli, Hellenistic-Byzantine Miniatures of the Iliad (Ilias Ambrosiana), Olten 1955, tav. XXI, n. 140. Sul vaso Fontana: R. Engelmann, Bilder-Atlas zum Homer, Lipsia 1889, tav. X, n. 58; Jessen, loc. cit., c. 105-106, fig. i; R. Bianchi Bandinelli, op. cit., tav. XXI, n. 139. Sull'Iliade Ambrosiana: id., ibid., pp. 71-72, fig. 71, tav. XX, n. 137.