RHYTON (ῥυτόν, rhytium)
Tipo particolare di vaso da bere anticamente assai diffuso nel mondo mediterraneo, in forma ora di cono allungato, ora di testa, o protome, animalesca. La semplice forma geometrica, conica, del rhyton, frequentemente ricurva all'estremità più stretta, suggerisce un'idea abbastanza precisa della genesi artistica di esso, nella sua affinità con un corno bovino, detto in greco κέρας, che si può ritenere il primitivo e più antico recipiente naturale per bere. Anche il keras è una varietà del rhyton, con il quale termine s'intendono insieme le due varietà: del corno e della protome. Nel vaso a forma conica, come in un corno bovino, si poteva bere dalla parte della base, costituente come l'orlo di una coppa, e inoltre dalla parte del vertice o della punta, appositamente traforata. Nel vaso a forma di protome si beveva di regola da un foro simile, praticato al centro delle labbra, o all'estremità del becco dell'animale: toro, montone, grifo, cavallo, cane, cinghiale, ecc. Dal foro, piuttosto esile, usciva uno zampillo (ἑύσις, donde rhyton), a cui ci si dissetava senza bisogno di accostare il vaso alle labbra, anzi tenendolo a una certa distanza, dalla parte del fondo, in modo che lo zampillo descrivesse una parabola.
Il rhyton in forma di corno (keras) è largamente rappresentato nelle arti preelleniche, e specialmente nell'arte minoica dell'isola di Creta. Quivi esso comparisce anzitutto sopra un famoso frammento di pittura murale, con la figura di un servo che sorregge con ambe le mani un rhyton conico di proporzioni cospicue (v. XI, p. 883, fig. 54) e ancora, al vero, in un esemplare di steatite, riccamente scolpito a rilievo, proveniente dalla villa di Hagía Triáda (v. XI, p. 884, fig. 59). Oggetti del genere erano facilmente eseguiti e ripetuti in terracotta, anche dipinta, come se ne sono trovati nei centri minoici di Creta, mentre l'espressione della massima raffinatezza era quella di kerata o rhyta eseguiti in metallo prezioso. Dagli scavi di Tilisso (Creta settentrionale) si è recuperato un esemplare, unico sinora, di rhyton in ossidiana. Del rhyton in forma di corno si hanno testimonianze monumentali per tutta la durata della civiltà classica.
Di speciale interesse artistico, nella storia della ceramica greca, è il rhyton classico a testa animalesca, per la varietà come per l'eleganza dei tipi. Tutti ì principali musei di ceramica classica ne possiedono esemplari, verniciati e dipinti. Ricordiamo per tutti il bellissimo rhyton a protome canina, nel Museo di Villa Giulia a Roma. Questo genere di vasi presentava l'inconveniente di mancare di base propria; quando il rhyton faceva parte della suppellettile del convito, si disponeva perciò di un apposito supporto sul quale il vaso, dal corpo più o meno ricurvo, poteva mantenere la posizione normale.
In età imperiale romana il rhyton classico ricurvo fu tolto anche a modello di fontana: come si vede nell'elegante vaso di marmo scolpito, a firma di Pontios ateniese, nel Palazzo dei Conservatori al Campidoglio. Semplici rhyta di vetro colorato a forma conica (kerata) si sono rinvenuti in Italia tra le suppellettili di tombe barbariche del sec. VI, quasi a conferma delle strette relazioni di quel tipo di vaso potorio con le civiltà primitive.
Bibl.: E. Pottier, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiquités grecques et rom., s. v.; G. Perrot e Ch. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, IX, Parigi 1911, p. 310 seg.; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1922, p. 516 segg.; M. I. Maximova, Les vases plastiques dans l'antiquité, Parigi 1926; G. Bendinelli, Storia della vite e del vino nei monumenti antichi, Milano 1921, pag. 77 segg., estr. dell'opera di A. Marescalchi e G. Dalmasso, Storia della vite e del vino in Italia, I.