riaccendere (raccendere)
Con varietà semantiche analoghe ad ‛ accendere ' (v.), ma molto più limitate, il verbo è esclusivo della poesia, e ricorre per lo più in senso figurato.
Vale " illuminare ", riferito alla luna, in If X 79 fia raccesa / la faccia de la donna che qui regge (cfr. anche XXVI 130 Cinque volte racceso ... / lo lume era di sotto da la luna); con costrutto intransitivo pronominale è nel senso di " rinascere ", in Pd XXXIII 7 si raccese l'amore (fra Dio e gli uomini, grazie all'incarnazione di Cristo), mentre l'immagine di XXX 58 di novella vista mi raccesi (riacquistai la facoltà visiva di cui la luce intensissima mi aveva privato: vv. 49 ss.) si ricollega al candelo del v. 54 (Scartazzini-Vandelli; il verbo è qui in senso proprio, pur nel contesto figurato). Così anche in Vn XXXIX 4, nel significato di " riprendere ", " ricominciare ": Per questo raccendimento de' sospiri si raccese lo sollenato lagrimare. Con più evidente coerenza d'immagini: Pg XXIII 46 Questa favilla tutta mi raccese / mia conoscenza a la cangiata labbia, fece rivivere in me la possibilità di riconoscere l'aspetto mutato (di Forese). in Pd XXXI 55 volgeami con voglia rïaccesa / per domandar la mia donna (cfr. Pg XXV 13 con voglia accesa e spenta / di dimandar) si deve intendere " con rinnovato desiderio " (" de novo accensa ", chiosa puntualmente benvenuto), in contrapposizione ai vv. 41-42 mi facea / libito... starmi muto.
V. anche ACCENDERE; incendere.