riaccoppiamento
Passaggio da una condizione di indipendenza a una di maggiore correlazione tra due o più variabili economiche, i cui tassi di crescita tendono a convergere verso valori comuni, sia all’interno delle dinamiche dei mercati finanziari, sia relativamente allo sviluppo economico dei singoli Paesi in ambito internazionale (ingl. recoupling, in contrapposizione a decoupling; ➔ anche disaccoppiamento).
Nel primo caso il r. implica il ritorno a una tendenziale uniformità dei rendimenti sui titoli emessi in Paesi differenti dopo che questi, per un certo periodo di tempo, hanno mantenuto un andamento difforme.
Nel contesto economico internazionale, invece, il r. esprime la tendenza al riallineamento delle condizioni di crescita di uno o più Stati al ciclo economico di altri. Mentre nelle fasi congiunturali espansive gli effetti del r. possono contribuire positivamente al rafforzamento delle condizioni di crescita dell’economia mondiale, in quelle negative si accentua il rischio che uno shock inizialmente limitato a un singolo Paese possa rapidamente trasmettersi ad altre aree, generando una condizione di recessione globale. Quest’ultima eventualità si verifica in genere attraverso la rete delle interdipendenze finanziarie e commerciali tra Paesi, che agiscono come canali di trasmissione degli shock economici.
Un caso emblematico è stata la crisi economica e finanziaria connessa al crollo del mercato dei mutui subprime (➔ subprime, crisi dei mutui), che nella fase iniziale (tra febbraio 2007 e maggio 2008) è rimasta confinata agli Stati Uniti per poi rapidamente diffondersi a livello internazionale subito dopo il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers (➔), uno dei maggiori operatori mondiali negli strumenti derivati e nei titoli di Stato statunitensi e stranieri, presente in tutte le principali piazze finanziarie del mondo. Ciò ha provocato un effetto di r., con conseguente netta contrazione del prodotto interno lordo e degli scambi commerciali in tutte le principali economie mondiali. La grave crisi globale che si è in tal modo innescata ha richiesto massicci interventi di sostegno da parte dei governi centrali degli Stati Uniti e dei Paesi europei, rendendo allo stesso tempo evidente che la tendenza da parte delle economie avanzate a convergere verso livelli di crescita stagnante o negativa richiede non più misure isolate quanto, piuttosto, un maggiore e più efficace coordinamento delle politiche fiscali e monetarie adottate da ciascuno Stato.