BROSCHI (Brosca), Riccardo
Nacque a Napoli quasi certamente nel 1698 dal musicista Salvatore Brosca (cognome originario della famiglia) e da Caterina Barrese.
La data esatta di nascita del B. rimane ancora sconosciuta, ma può dedursi con sufficiente attendibilità da una dichiarazione del B. stesso resa il 6 nov. 1725, quando fu uno dei testimoni alla promessa di matrimonio di sua sorella Dorotea (nata a Napoli il 20 giugno 1701 e battezzata nello stesso giorno nella chiesa di S. Sofia) con Giovanni Domenico Pisani: "Io Riccardo Broschi, di Napoli, figlio del qm. Salvatore, dichiaro d'essere Maestro di Cappella, d'anni 27 circa. Assicuro di conoscere la Signora Dorotea figliuola piccola, con l'occasione che è mia sorella carnale, e so che la medesima in età di 6 anni in circa fu trasportata unitamente dal nostri genitori nella città di Barletta, in dove abbiamo unitamente dimorato lo spazio d'anni 4 in circa, e da colà poi di nuovo da medesimi genitori fummo trasportati in questa città di Napoli, nostra patria, da dove mai più se n'è partita" (Napoli, Arch. della Curia arcivescovile, Processetto matrimon. tra Gio. Dom. Pisani e Dorotea Broschi, anno 1725, nº 299). Suo padre Salvatore, infatti, nato ad Andria il 20 nov. 1681 da Pietro, governatore reale della città di Scala e Ravello, e da Ursula de Tiore, studiò al conservatorio napoletano dei poveri di Gesù Cristo, fu compositore e maestro di cappella dapprima nel duomo di Andria, poi di quello di Barletta. Nel 1706 venne nominato anche lui governatore reale della città di Maratea e nel 1709 di Terlizzi, ma per lo più risiedeva con la famiglia a Napoli. Fu attivo come maestro di musica anche a Terlizzi, dove morì il 4 nov. 1717. Dai suoi figli, Riccardo e Carlo, il celebre sopranista detto Farinelli o Farinello, il cognome fu mutato in Broschi.Dopo aver appreso i fondamenti della musica dal padre, il B. compì i suoi studi nel conservatorio di S. Maria di Loreto a Napoli, probabilmente nel decennio 1712-1722, con i maestri Gaetano e Giovanni Veneziano, G. Perugini e F. Mancini (erra il Florimo che lo dice allievo di F. Durante). Il 3 febbr. 1725 esordì come compositore di musica sacra per la festività di s. Biagio nella chiesa di S. Maria del Popolo negl'Incurabili e la sua "scelta musica a più cori" venne accolta "con applauso universale", secondo gli Avvisi del 6 febbraio. Tuttavia egli fu considerato, da allora in poi, come "il fratello del celebre soprano Carlo Broschi", sebbene avesse un suo personale valore. Nell'autunno dello stesso anno 1725 presentò, con buon successo, al Teatro dei Fiorentini di Napoli la sua prima opera buffa, La vecchia sorda, su libretto di B. Saddumene. Negli anni seguenti accompagnò il fratello nelle città ove era stato scritturato, componendo per lui opere che ottennero strepitosi successi sulle scene italiane e straniere, soprattutto per l'interpretazione di Carlo e di altri artisti eccezionali, quali N. Grimaldi, Francesca Cuzzoni, Vittorina Tesi, Faustina Bordoni Hasse e A. Amorevoli.
Nel 1734, per il debutto londinese di Carlo il 29 ottobre al Lincoln's Inn Fields Theatre nell'opera Artaserse di J. A. Hasse, compose e aggiunse a quest'opera un'"aria di sortita" al III atto, "Son qual nave ch'agitata", che mandò il pubblico in delirio, e l'opera dovette essere replicata una quarantina di volte. "Per quest'unica aria" - scrive l'Haböck - "il nome di Riccardo... rimase per sempre legato alla gloria di suo fratello: era un pezzo magistrale di entrambi!" (p. XXXII). Nell'autunno 1736 il B. fu chiamato a Stoccarda come compositore di corte del duca Carlo Alessandro di Württemberg, ma non vi scrisse opere nuove: fece soltanto rieseguire l'Adriano in Siria (libretto del Metastasio), precedentemente rappresentata al Teatro Ducale di Milano. Il 12 marzo 1737 moriva il duca Carlo Alessandro e il 1º aprile la compagnia italiana dell'opera veniva sciolta. Il B. rimase qualche tempo a Stoccarda, poi ritornò a Napoli, con la speranza di ottenere un posto alla cappella di corte, essendo morto in quei giorni (22 sett. 1737) il primo maestro F. Mancini; a questo, invece, successe il vicemaestro D. Sarro, al posto del quale passò il pro-vicemaestro L. Leo. Il B. cercò allora di mettere a frutto quanto gli fu possibile la protezione del fratello Carlo, che, chiamato nell'agosto 1737 dal re Filippo V alla corte di Madrid, era divenuto influentissimo. Per intervento di Carlo, infatti, l'8 ott. 1737 egli fu nominato maestro soprannumerario della cappella reale napoletana, senza alcun soldo. Ottenuta tale nomina, sperò ancora in qualche impiego redditizio, come, per esempio, la sovraintendenza del nuovo Teatro San Carlo, o almeno di comporre qualche opera, ma invano (per la verità, gli fu dato l'incarico di collaborare, insieme con altri musicisti, alla composizione del terzo atto del Demetrio, che L. Leo non era riuscito a completare da solo per la ristrettezza del tempo; l'opera fu poi rappresentata al Teatro San Carlo il 30 giugno 1738 e come compenso del suo lavoro il B. ricevette trenta ducati). Nel 1738 si rivolse ancora al fratello e lo stesso Filippo V intervenne presso Carlo di Borbone a Napoli, Perché fosse attribuito al B. un ufficio vendibile del valore di cinque o seimila ducati, ma i ministri napoletani fecero presente alla corte spagnola il notevole danno che ne sarebbe venuto all'erario e lo stesso Filippo rinunciò alla richiesta. Nell'agosto dell'anno successivo (1739) il B. faceva ancora intervenire il fratello, perché gli fosse concesso l'impiego di capitano della Grascia in Abruzzo, o altro incarico equivalente nelle dogane o nell'amministrazione delle rendite reali. Anche questa volta, però, non ottenne quanto desiderava, ma soltanto la promessa che si sarebbe provveduto a lui in una prossima occasione. Nell'ottobre, infatti, fu nominato, non senza nuove pressioni della corte spagnola, amministratore del vino della città di Napoli, impiego che gli rendeva un soldo annuo di cinquecento ducati napoletani "a mas de los inciertos". In seguito si recò presso il fratello a Madrid, dove fu fatto "familiare" del re. Alla morte di D. Sarro, il 25 genn. 1744, il B. non mancò, tuttavia, d'inviare una supplica al re Carlo a Napoli per ottenere il posto di maestro di cappella che spettava di diritto a L. Leo, che era vicemaestro della cappella, supplica che ripeté quando, il 31 ottobre di quello stesso anno, morì anche il Leo.
Il primo segretario di Stato napoletano, marchese di Salas, aveva, però, già promesso la carica a N. Porpora; il B. fece ancora intervenire il fratello e i sovrani di Spagna in proprio favore e al Salas non rimase che mettere la carica a concorso, bandito l'8 febbr. 1745.
Mentre il Porpora rinunziava, il B. prese parte al concorso, ma senza fortuna, poiché vincitore risultò Giuseppe di Maio. Continuò allora a vivere a Madrid, all'ombra del celebre fratello - insieme con il quale nel 1730 era stato nominato membro dell'Accademia Filarmonica di Bologna -, e a Madrid morì nel 1756.
Compositore di calda e ricca vena melodica, il B. scrisse numerose opere, varie cantate e arie, citate dall'Eitner e dallo Haböck. Le opere rappresentate, oltre quelle già ricordate, furono le seguenti: L'isola di Alcina (libretto di A. Fanzaglia), Roma, Teatro Tordinona, 1728; Idaspe (libretto di G. P. Candi), Venezia, Teatro San Giovanni Grisostomo, carnevale 1730; Ezio (libretto di Metastasio), Torino, Teatro Regio, 1731; Arianna e Teseo (libretto di P. Pariati), Milano, Teatro Ducale, 28 ag. 1731; Merope (libretto di A. Zeno), Torino, Teatro Regio, 1732 e Nerone, Roma, Teatro Tordinona, 1735.
La musica di quasi tutte le opere è andata perduta, ad eccezione delle partiture manoscritte, conservate a Vienna, dell'Idaspe (Nationalbibliothek), della Merope (Bibliothek der Gesellschaft der Musikfreunde) e dell'Anagilda (ibid.), un'opera in tre atti, segnata con il solo nome Broschi e la data 1735.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. della parrocchia di S. Sofia, Battesimi, libro XIII, f. 161v; Ibid., Bibl. Nazionale, 46.E.13: F. Ricciardo, Avvisi,ad annum 1725; Ibid., Arch. di Stato, Espedienti dell'Ecclesiastico, fascio 77, febbraio 1744; fascio 82, dicembre 1744; Segreteria casa reale, fascio 30, dicembre 1744; Teatri, fasc. I; Arch. General de Simancas, Estado, legajo 5811, f. 30; legajo 5817, f. 133; legajo 5826, f. 109; [C. A. De Rosa marchese di] Villarosa, Mem. dei compositori di musica del regno di Napoli, Napoli 1840, pp. 10 s.; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi comervatorii, II, Napoli 1882, pp. 302, 324 S.; J. Sittard, Zur Geschichte der Musik und des Theaters am Württembergischen Hofe, II, Stuttgarrt 1891, pp. 1, 3; S. Fassini, Il melodramma italiano a Londra nella prima metà del Settecento, Torino 1914, p. 108; E. Cotarelo y Mori, Origines y establecimiento de la Opera en España hasta 1800, Madrid 1917, pp. 102 s., 102 (per Salvatore), 103 (per Riccardo); M. Schipa, Il Regnodi Napoli al tempo di Carlo di Borbone, Milano-Roma-Napoli 1923, p. 248; F. Haböck, Die Gesangskunst der Kastraten, Wien 1923, pp. XII s., XXI, XXIV, XXVI, XXX-XXXII; J. F. Fétis, Biographie universelle des Musiciens, II, Paris 1861, p. 88; Suppl., ibid. 1881, pp. 128 s.; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, II, p. 202; Enc. dello spett., II, coll. 1160 s.