DALLA VEDOVA, Riccardo
Nacque a. Padova il 6 ott. 1871 dal geografo Giuseppe e da Antonia Romiati. Studiò medicina nell'università di Roma e si laureò il 15 luglio 1896, discutendo una tesi sui trapianti tendinei.
Subito dopo la laurea ottenne, in seguito a concorso, la nomina di aggiunto in medicina e di chirurgo sostituto negli ospedali di Roma e frequentò il corso di istologia normale e patologica e di tecnica microscopica. Durante questo periodo concorse anche vittoriosamente all'assegnazione dei premi delle fondazioni Girolami e Rolli. Libero docente in patologia speciale chirurgica nel 1903e in clinica chirurgica e medicina operatoria nel 1906, nel 1907vinse il concorso per primario chirurgo negli ospedali di Roma. La carriera ospedaliera non gli impedì, tuttavia, di mantenere il contatto con gli ambienti scientifici e di partecipare alla vita universitaria: fu così assistente e poi aiuto nell'istituto di clinica chirurgica, allora diretto da F. Durante, e nel 1908gli fu affidato l'incarico dell'insegnamento dell'ortopedia chirurgica. Si affermava così, anche per l'insegnamento e l'assecondamento del Durante, studioso delle malattie chirurgiche delle ossa e brillante operatore dello scheletro, la sua naturale inclinazione per quel particolare settore della chirurgia.
Nell'università di Roma l'insegnamento ufficiale dell'ortopedia era ancora distinto da quello della traumatologia, e tale doveva mantenersi fino al 1910, quando il Durante assunse l'incarico dei due corsi di ortopedia e traumatologia, unificando quindi i relativi insegnamenti. La cattedra di ruolo della disciplina doveva poi essere istituita per decreto ministeriale soltanto nel 1912. Nel 1909 il D., superato il relativo concorso, ottenne la nomina a professore straordinario di patologia speciale chirurgica nell'università di Modena. Nel 1912, infine, vinse il concorso di ortopedia e traumatologia all'università di Roma. Non esisteva ancora una sede autonoma e il D. era costretto a ricoverare i suoi pazienti in alcuni letti concessigli dalla clinica chirurgica e ad impartire le sue lezioni nell'aula di quell'istituto.
Durante la prima guerra mondiale, il D. fu consulente specialista del IX corpo d'armata e prestò quindi servizio con il grado di maggiore e poi di colonnello della Croce rossa italiana nell'ospedale allestito all'interno del Quirinale. La sua opera si prolungò anche dopo la conclusione delle ostilità: gli fu infatti affidata la direzione del Centro di rieducazione dei mutilati, istituito nella villa reale di Mirafiori, ove organizzò non solo una valida ed efficace assistenza chirurgica ed ortopedica, ma anche officine attrezzate per approntare apparecchi di protesi. Per questo il D. fu nominato socio onorario dell'Opera nazionale dei mutilati. Nel 1920 divenne presidente della Società italiana di ortopedia, dal 1925 al 1929 fu preside della facoltà medica dell'università di Roma, nel 1928-30fu nuovamente eletto presidente della Società di ortopedia. Nel 1929diresse la rivista Ortopedia e traumatologia dell'apparato motore.
Intanto, il D. svolgeva un'incessante e appassionata opera di persuasione presso le varie autorità perché fosse approvato e realizzato il progetto per la costruzione a Roma di una clinica ortopedica. Infine, però, seppure tardi, il suo impegno venne giustamente premiato: quando fu progettata la fondazione della città universitaria di Roma, fra gli istituti da edificare fu incluso quello di clinica ortopedica che fu inaugurato nel 1936. Nella nuova clinica, modernamente attrezzata per il ricovero di novanta malati, il D. poteva così proseguire in una adeguata condizione la sua attività di operatore e di didatta. Nel 1921era riuscito a rendere obbligatorio nella facoltà di medicina e chirurgia l'insegnamento della clinica ortopedica. In campo scientifico, l'opera del D. fu improntata esclusivamente allo studio dei problemi di interesse ortopedico e traumatologico, dopo pochi lavori del periodo iniziale riguardanti argomenti di chirurgia generale.
Se si eccettua uno studio di carattere prevalentemente sperimentale illustrato nella monografia Ricerche sperimentali sul trapianto libero osteo-articolare (Roma 1911), i successivi scritti del D. trattarono pressoché esclusivamente di problemi clinici in relazione sia al perfezionamento delle tecniche chirurgiche sia al recupero funzionale dei pazienti. Questa particolare tendenza il D. aveva già dimostrato con l'introduzione di una tecmca originale nel trattamento della lussazione abituale della rotula (La lussazione abituale della rotula, in Arch. di ortopedia, XVIII [1902], pp. 359-410). Successivamente con dusse una serie di osservazioni sulle amputazioni, per la cui esecuzione egli, che inigialmente era stato un sostenitore del metodo della cinematizzazione dei monconi, preferì scegliere di volta in volta tipi di interventi che consentissero l'applicazione delle protesi allora disponibili. Grande interesse dedicò pure al trattamento della tubercolosi osteoarticolare: in particolare sostenne che nei pazienti affetti da spondilite tubercolare l'immobilizzazione e lo scarico dei pesi a livello dei segmenti scheletrici colpiti potevano essere realizzati in modo più completo ed efficace mediante interventi di osteosintesi extrarticolare (Sulla osteosintesi interspino-vertebrale autoplastica [alla Albee] nel trattamento della spondilite tubercolare, in Bull. d. R. Accad. medica di Roma, XLVI [1920], pp. 233-39). Le concezioni terapeutiche del D., inizialmente contrastate anche da autorevoli clinici per non breve tempo, furono poi largamente accettate. Ancora, si occupò del trattamento moderno delle fratture, della terapia della tubercolosi articolare, della rieducazione professionale dei minorati, richiamò l'attenzione delle autorità sulla necessità di disposizioni di legge a favore degli infortunati e dei poliondelitici.
Membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, il D. donò alla clinica ortopedica di Roma la ricchissima biblioteca personale e istituì un premio da assegnare ogni cinque anni a meritevoli cultori della specialità.
Morì a Roma il 24 maggio 1942.
Bibl.: C. Marino Zuco, Commem. di R. D., in Ortop. e traum. dell'app. mot., I-III (1943), pp. 2-8; Id., Commem. di R. D., in Annuario dell'Univers. di Roma, 1944-45, Roma 1945, pp. 287 s.; A. Pazzini. La storia della facoltà medica di Roma, II, Roma 1961, pp. 273-76; L. Bader, Genesi ed evoluzione dell'ortopedia in Italia, Padova 1962, pp. 491-500; Enc. Ital., App. II, I, p. 746.