DELL'AQUILA (de Aquila), Riccardo
Secondo di questo nome, nacque in data a noi sconosciuta. Era figlio di un altro Riccardo che probabilmente si può identificare con Riccardo (I), duca di Gaeta (1105-1111), e fratello del conte Goffredo di Sessa Aurunca, Fondi e Itri. Secondo un'altra ipotesi, per la verità non molto fondata, i genitori del D. sarebbero stati invece Riccardo, figlio minore dell'omonimo duca di Gaeta, e Adelicia, nipote di re Ruggero II, che avrebbe sposato il padre del D. in seconde nozze, dopo la morte del primo marito. Rainaldo Avenel.
Sembra che il D. - dopo che la sua famiglia, alla morte del duca Andrea (circa il 1113), aveva perso il ducato di Gaeta - sia vissuto alla corte di suo fratello, il conte Goffredo di Sessa Aurunca. Forse si può identificare con lui quel Riccardo de Aquila il quale, secondo una notizia del Liber pontificalis,nel marzo del 1118 avrebbe partecipato a Gaeta, insieme con il duca Guglielmo di Puglia e il principe di Capua, Roberto, alla consacrazione di papa Gelasio II, cui prestò giuramento di vassallaggio. Ma più probabilmente si tratta di un errore del cronista, che intendeva non il D., ma il nuovo duca di Gaeta, Riccardo (II) di Carinola. Nel 1132 il D. sottoscrisse un accordo che suo fratello Goffredo aveva stretto a Sessa Aurunca con i cittadini di Gaeta, ai quali prometteva di rispettare i possedimenti nel castello di Suio sul corso inferiore del Garigliano.
Sembra che negli anni '30 del XII secolo, contrassegnati dalla lotta di Ruggero II per il dominio in Puglia e in Campania, Goffredo Dell'Aquila sia rimasto fedele, com'era tradizione della famiglia, al principe Roberto di Capua, mentre il D. potrebbe a tempo debito essere passato dalla parte del nuovo re. Dopo la morte di Rainulfo di Alife (1139), capo della fazione avversa, e la vittoria di Ruggero II, il D. fu infatti investito dell'importante contea di Avellino tenuta fino ad allora da Riccardo, fratello di Rainulfo, il quale era andato in esilio, insieme con gli altri avversari del re. Come conte di Avellino, il D. nel novembre 1143 prese parte ad una curia di Ruggero II a Capua, durante la quale, insieme con alcuni vescovi, abati, baroni e alti funzionari del Regno sottoscrisse un iudicatum del re in una controversia tra il vescovo di Aversa e il monastero di S. Lorenzo ad Aversa. Secondo il Catalogus baronum,la cui redazione originaria risale al tempo di Ruggero II (1150-52), il D. teneva, oltre alla contea di Avellino, altri feudi a Riardo e a Cavi Risorta (in Terra di Lavoro), per i quali egli, in caso di una magna expeditio,era tenuto ad un servizio di quarantadue cavalieri. Fu quindi uno dei baroni campani più importanti. Inoltre era imparentato, o direttamente o in seguito a matrimonio, con la famiglia reale. La già ricordata Adelicia, nipote di Ruggero II, era infatti nonna del figlio del D., Ruggero, ma, come già detto, non è probabile fosse anche la madre del Dell'Aquila. Verosimilmente Adelicia era la madre della moglie del D., Magalda, da identificarsi probabilmente con Matilde Avenel nata dal primo matrimonio della stessa Adelicia. Nonostante il D. fosse feudatario di un'importante contea e imparentato cofi la famiglia reale, dopo il 1143 non è più ricordato nell'entourage del re o in una posizione di responsabilità politica. 1 pochi documenti tramandati che lo riguardano, ce lo mostrano invece come attento amministratore della sua contea e del suo patrimonio. Grazie alle oculate transazioni dello stratega Romano, attestato al suo servizio tra il 1144 e il 1152, il P. riuscì ad accrescere i suoi possedimenti. Contrariamente a suo fratello, che per tutta la vita fu in lite con il monastero di Montecassino per il dominio su Suio e si intromise energicamente anche nelle lotte di potere tra i monaci, il D. intrattenne ottimi rapporti con Montecassino. Nel dicembre del 1149, per essere accolto nella societas dei monaci, donò al monastero un feudo a Pontecorvo in cambio del quale gli fu promesso il plenum officium nell'anniversario della morte.
Morì il 24 sett. 1152. La data di morte è riportata sia nel necrologio di Montecassino (cod. Cass. 47) sia in quello della chiesa di S. Matteo a Salerno. Nella contea di Avellino gli successe suo figlio Ruggero, ancora minorenne.
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