RICCARDO di San Vittore
Scozzese o inglese di nascita, fu ricevuto in età verosimilmente ancora giovane nell'abbazia dei canonici regolari di S. Vittore a Parigi, in cui era allora abate Gilduino. Compì gli studî certamente sotto Ugo di S. Vittore (morto 1142), dai cui scritti egli dipende in molti punti. Sotto l'abate Acardo nel 1159 divenne vicepriore, e nel 1162 alla morte del priore Nantero gli successe in questo ufficio. Come priore curò molto il mantenimento della disciplina e delle tradizioni claustrali, e per questa ragione ebbe a soffrire qualche ostilità dalle stranezze dell'abate Ervisio; ma nel 1172 una commissione papale ordinò la deposizione di Ervisio, e allora sotto la presidenza di R. fu eletto abate Guarino. Morì il 10 marzo 1173 (meno probabilmente 1174).
R. appartiene a quel gruppo d'insigni asceti, mistici e teologi, la cui influenza si esercitò continuamente nei tempi posteriori. Nel campo dell'ascesi e della mistica stanno in primo luogo i suoi scritti Beniamin minor (in Patrol. Lat., CXCVI, coll.1-64) e Beniamin maior (ibid., coll. 64-202), in cui R. si appoggia su S. Agostino e sullo Pseudo-Dionigi; nel primo scritto tratta della preparazione alla contemplazione mistica e nel secondo espone i sei gradi della contemplazione stessa. R. è stato uno dei primi a inquadrare la mistica in un sistema coerente: ha inoltre evitato sia un intellettualismo sia un volontarismo unilaterali, armonizzando insieme nella contemplazione le due facoltà dell'anima. Egli è altresì immune da ogni accenno di panteismo, giacché la contemplazione conduce secondo lui ad una unione - non ad una unità - di sostanza. Altri scritti ascetici e mistici sono De exterminatione mali (in Patrol. Lat., CXCVI, coll. 1073-1116); De statu interioris hominis (ibid., coll. 1116-1160); De eruditione hominis interioris (ibid., coll. 1129-1366); De gradibus caritatis (ibid., coll. 1195-1208); De quatuor gradibus violentae caritatis. (ibid., coll. 1208-1224).
R. ha grande importanza come teologo speculativo. Riannodandosi ad Anselmo, egli è convinto seguace del principio Fides quaerens intellectum, e per lui la ragione è sempre schiarita dalla fede e fecondata dalla grazia.
Nel suo ottimismo speculativo egli cerca di penetrare attraverso le rationes necessariae fino ai più profondi arcani della Trinità, sebbene scorga un mistero nella Trinità; nello schiarimento di questo arcano R. si apre con ardite speculazioni una sua propria strada, in contrapposto a S. Agostino, ma riconnettendosi all'indirizzo dei Padri greci. La Trinità è un dispiegamento e una comunicazione dei beni divini: per la costituzione delle tre Persone le origines, astraendo dalle relationes, sono decisive in sommo grado. Anche la definizione della persona data da Boezio è concepita da R. più sottilmente. Questo schiarimento dell'arcano, che si ritrova frequentemente nella scuola francescana, specie in S. Bonaventura, viene esposto nella classica opera De trinitate (in Patrol. Lat., CXCVI, coll. 887, 994). Nel Liber de Verbo incarnato (ibid., coll. 995-1010) R. tratta della necessità dell'incarnazione. Un'esegesi allegorico-mistica è seguita nei commenti alla Scrittura, quali Annotationes mysticae in Psalmos (ibid., coll., 265-404); In Cantica Canticorum (ibid., coll. 405-524); In Apocalypsim (ibid., coll. 683-886).
Edizioni - Le opere di R. furono edite a Venezia 1506; a Parigi 1518 (di gran pregio); a Rouen 1650, a cura di Giovanni da Tolosa dell'abbazia di S. Vittore; l'edizione di Patrol. Lat., CXCVI, è una ristampa della precedente con la sola aggiunta di alcune lettere.
Bibl.: Vita Richardi ex scriniis chartarum, per Giovanni di Tolosa premessa alla suddetta ediz. (in patr. Lat., pp. x-xiv); Histoire littéraire de la France, XIII, pp. 472-88; A. Liebner, Richardi S. V. de contemplatione doctrina, voll. 2, Gottinga 1837-39; A. Stöckl, Geschichte der Philosophie des Mittelalters, I, magonza 1864, pp. 355-384; J. Bach, Dogmengeschichte des Mittelaltesr, II, Vienna 1875, pp. 369-377; Th. de Régnon, Études sur la Sainte Trinité, II, Parigi 1892, pp. 235-243, 277-335; G. Buonamici, R. di S. V., Alatri 1898; M. Grabmann, Die Geschichte der scholastischen Methode, II, Friburgo 1911, pp. 310-19; J. Ebner, Die Erkenntnislehre R. s von St. V., Münster 1923; A. Stohr, Die Trinitätslehre des hl. Bonaventura, Münster 1923; G. Morin, Le commentaire sur Nahum du pseudo-Julien, une oeuvre de R. de S. V., in Revue bénédictine, XXXVII (1925), pp. 404-405; C. Ottaviano, R. di S. V., La vita, le opere, il pensiero, in Rendic. Acc. dei Lincei, s. 6ª, IV (1933), pp. 411-453.