FONTANA (della Fontana), Riccardo
Appartenente alla nota famiglia piacentina, compare, a varie riprese, nel corso delle vicende milanesi e piacentine della seconda metà del XIII secolo. I suoi legami di parentela con il più noto Alberto, protagonista della vita politica di Piacenza tra gli anni 1260 e 1290, non ci sono noti: il solo documento che annoveri il F. quale membro dell'aristocrazia piacentina lo chiama "nepos Uberti de Niquitate" e lo colloca quindi nell'ambito delle famiglie che governarono un tempo Piacenza, prima di cedere il governo della città a Oberto Pelavicino, vicario imperiale in Lombardia, agli inizi degli anni Cinquanta del Duecento.
Non stupisce che l'"anonimo ghibellino" menzioni il F., per l'anno 1252, come difensore della piazzaforte di Olubra contro il podestà ghibellino di Piacenza. Olubra era infatti uno degli importanti possedimenti fondiari della famiglia Fontana, situati a ovest del contado di Piacenza, ai confini con quello pavese. In questa occasione il F. venne costretto a consegnare la piazza nelle mani del populus di Piacenza, dopo la conclusione di un accordo e il versamento di una somma di 100 libbre, quale prova della sua sottomissione.
Il F. ricompare nel 1258, quando venne chiamato a Milano, insieme con un altro piacentino, Filippo Vicedomino, per pacificare le fazioni allora in lotta in città: capitanei e valvassori da un lato, la Motta e la Credenza di S. Ambrogio dall'altro. I due piacentini riunirono in quell'occasione una commissione di sessantadue membri, formata dagli esponenti delle due fazioni, equamente divisi per numero. Il 4 apr. 1258 essi giunsero ad imporre ai contendenti la cosiddetta "pace di S. Ambrogio" - dal nome della basilica che ospitò la commissione -, mediante la quale venne stabilito che i magistrati cittadini fossero scelti, in parti uguali, dalle due fazioni, che i decreti di bando dalla città, comminati in precedenza, venissero revocati e i beni degli esiliati restituiti. La pace di S. Ambrogio si rivelò ben presto precaria e la città di Milano cadde poco dopo (novembre 1259) nelle mani di Oberto Pelavicino, ma non è possibile stabilire il ruolo ricoperto dal F. nel quadro di questa evoluzione politica.
I documenti non menzionano più la sua attività fino al 1276. È tuttavia possibile affermare, sulla scorta dei documenti del periodo, che il F. faceva parte del gruppo dirigente guelfo di Piacenza. Il 24 giugno 1276 era presente, in qualità di testimone, al fianco di altri aristocratici piacentini (fra i quali Giovanni Pallastrelli e Palmerio Aghinono, entrambi di orientamento guelfo), alla seduta del Consiglio comunale nel corso della quale fu comunicata la lettera inviata dal re Rodolfo d'Asburgo, che ringraziava i Piacentini per avergli prestato giuramento di fedeltà dopo l'incoronazione.
Il 6 giugno 1281 il F. presenziò ad una riunione del Consiglio cittadino, dove venne data lettura di una lettera del re di Sicilia, Carlo d'Angiò, che poneva la città di Piacenza sotto la sua signoria. Al suo fianco erano allora ricordati iprincipali esponenti del partito guelfo di Piacenza: Alberto Scotti, Uberto Nigro Visconti, Monaco Fulgosio, Alberto Fontana. Dopo questa data il F. scompare sia dalle cronache, sia dalla documentazione pubblica e privata. Nessun testamento che lo riguardi ci è giunto e la data della sua morte ci è ignota.
Fonti e Bibl.: Iohannes de Mussis, Chronicon Placentinum. in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, Mediolani 1730, col. 468; Chronicon Placentinum... auctore anonymo, a cura di B. Pallastrelli, in Mon. hist. ad provincias Parmensem et Placentinarn pertinentia, XI, Parmae 1859, p. 203 (ried. a cura di G.H, Pertz, in Mon. Genn. Hist., Script., XVIII, Hannoverac 1863, p. 506); B. Corio, Storia di Milano, I, Milano 1855, pp. 495-507; Il Registrum magnum del Comune di Piacenza, a cura di E. Falconi - R. Peveri, III, Milano 1988, pp. 368, 370; U. Locatelli, De Placentinae urbis origine successu et laudibus, Cremonae 1564, pp. 63, 96; P.M. Campi, Dell'historia eccles. di Piacenza, II, Piacenza 1655, p. 490; C. Poggiali, Memorie stor. della città di Piacenza, V, Piacenza 1765, p. 273; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ... di Milano, III, Milano 1855, pp. 560 ss.; G. Franceschini, La vita sociale e politica nel Duecento, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, p. 261; L. Mensi, Diz. biografico piacentino, Piacenza 1899, p. 85; Enc. Ital., XV, p. 640.