FORSTER, Riccardo
Nacque nel 1869 a Zara, dove trascorse l'infanzia e compì i primi studi. Si trasferì poi a Vienna per proseguirli, ma quasi subito attirò l'attenzione della polizia austroungarica per i suoi atteggiamenti irredentisti in relazione alla questione dalmata, tanto che fu costretto a riparare a Roma.
Qui completò gli studi, laureandosi in lettere ed entrò a far parte del cenacolo d'arte del Convito, condividendone le idee nazionalistiche e l'impostazione estetizzante. Fu in questa occasione che conobbe personaggi di rilievo della cultura romana come A. Conti, D. Angeli, A. De Bosis e G. D'Annunzio. Quest'ultima fu un'amicizia particolarmente importante per il F., che riuscì ad inserirsi nell'ambiente letterario della città, collaborando a importanti riviste, quali Il Fanfulla della Domenica, La Nuova Antologia, Emporium, La Rivista d'Italia e altre, per le quali scrisse sporadicamente articoli di critica d'arte fino al 1920.
Nel 1897 accompagnò in un viaggio elettorale in Abruzzo G. D'Annunzio, il quale si presentava candidato alla Camera nel collegio di Ortona a Mare. Fu il D'Annunzio stesso a presentare il F. a E. Scarfoglio e Matilde Serao, i quali lo chiamarono a collaborare al Mattino, giornale da loro stessi fondato nel 1891.
Il F. cominciò a lavorarvi nel 1898 come corrispondente dai Balcani, con un articolo intitolato La Lega balcanica (20-21 sett. 1898), cui seguì subito dopo Lettere balcaniche (26-27 sett. 1898). Già dai primi d'ottobre dello stesso anno la sua collaborazione riguardava, però, la critica d'arte (Per l'arte drammatica, 5-6 ott. 1898), che resterà sempre il suo principale campo d'interesse, anche se si dedicherà spesso ad articoli di fondo e di spalla su temi più genericamente culturali o di costume.
Nel frattempo si era pienamente inserito negli ambienti dell'alta società napoletana, conoscendo personaggi di rilievo quali l'architetto F.P. Michetti, il filosofo I. Petroni, R. Ortiz, B. Croce e altri. Nel 1899 fondò Flegrea.
Questa rivista si proponeva di "esplicar ancor meglio la forza e far risplendere il valore" rivolgendosi a "ciò che di franco, di puro, di libero, offre la produzione italiana moderna", ed era "sorta con l'idea precipua di raccogliere, senza paure e sgomenti, i giovani attivi e operosi devoti all'Arte, in un'ideale fraternità di sogni e di lavoro. Flegrea porterà rassegne periodiche… di scienze morali e politiche, di letteratura e d'arte antica e moderna e avrà bollettini bibliografici… note, annunci etc." (Flegrea, I, n. 1, pp. 5 s.). Questi propositi vennero per la maggior parte realizzati: la rivista pubblicò testi di autori di grande rilievo (G. Pascoli, M. Serao, L. Capuana, D. Angeli e altri), saggi con firme molto prestigiose (B. Croce, F. De Roberto, U. Ojetti, F. D'Ovidio, ecc.), varie recensioni e scritti dello stesso F. (sonetti, testi teatrali, articoli d'occasione). L'impostazione all'inizio prevalentemente letteraria si aprì poi maggiormente alle altre arti e a temi politici.
Flegrea ebbe una breve vita: l'ultimo numero uscì il 20 sett. 1901. Parallelamente il F. si dedicò alla stesura di alcuni saggi, tra cui alcuni Dialoghi, rimasti inediti, e di una raccolta di liriche, La fiorita (Napoli 1905), che raccolse non pochi consensi. Dopo la fondazione dell'Associazione nazionalista italiana per iniziativa di L. Federzoni, E. Corradini, F. Coppola (1910), fu da questo incaricato di fondare il gruppo napoletano.
Nel frattempo il F. non aveva interrotto la propria collaborazione al Mattino: nel 1899 era stato inviato a Rennes come corrispondente per l'affare Dreyfus, mentre nel 1914 intervenne nel dibattito su neutralità e intervento con una serie di accesi articoli a favore dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa.
Questa sua posizione, in linea con l'ideologia nazionalistica e imperialistica, veniva enfatizzata dal suo irredentismo dalmata: "l'interesse nostro supremo è l'Adriatico… Là è la guerra che - assente o presente, lo si neghi o lo si affermi -riguarda, negli effetti che ne verranno, l'Italia più di qualsiasi altro Stato. Là è, nella guerra generale, la nostra guerra particolare". Poco sopra aveva così motivato la propria fiducia nell'Inghilterra: "L'Inghilterra sola per gli interessi suoi che sono i nostri, per la sua finalità, eguale alla nostra, di non far penetrare nel Mediterraneo e nell'Adriatico la Germania e la Russia… è in grado di rivolgerci qualche invito pratico e di darci già sin d'ora qualche solida garanzia" (Per l'Adriatico. Italia e Inghilterra, in Il Mattino, 28-29 ag. 1914).
Nel 1918, dopo l'occupazione italiana della Dalmazia, il F. fu inviato dal giornale a Zara, al seguito dell'ammiraglio E. Millo nominato governatore. Nei vari articoli, che egli scrisse come corrispondente estero, trapelava la lucida constatazione delle difficoltà in cui si svolgeva l'operazione (specie a Spalato per le resistenze dei Croati): comunque il F. appoggiava la condotta antislava dell'ammiraglio Millo e non risparmiava critiche, sebbene larvate, al governo italiano, il cui contegno era giudicato troppo prudente (L'esultanza dalmata nel ricongiungimento alla patria, 23 nov. 1918; Salviamo Spalato, 24 nov. 1918; La guerriglia jugoslava contro la sacra italianità della Dalmazia, 29 nov. 1918; L'ultimo governatore, 30 nov. 1918; Spalato non cede, 11 dic. 1918).
Il 31 dic. 1925 assunse la direzione del Mattino, succedendo a P. Scarfoglio. Il quotidiano mantenne tuttavia immutata la propria fisionomia, anche perché, in effetti, si trattò di una breve parentesi; l'8 marzo 1928 infatti succedettero al F.N. Sansanelli e F. Paoloni: da quel giorno il giornale si allineò ufficialmente "agli ordini della Rivoluzione fascista" (IlMattino, 8-9 marzo 1928, p. 1); ancor più importante per il cambiamento della direzione dovette risultare il passaggio, avvenuto già il 1° marzo, della proprietà dalla Società editrice meridionale dei fratelli Scarfoglio alla Società editoriale partenopea. Non per questo però il F. lasciò il giornale; continuò anzi la sua collaborazione come critico d'arte, finché non fu colpito da una grave malattia. Il 29 nov. 1938 scrisse il suo ultimo articolo, dedicato al narratore O. Arventi (Fisime di un narratore).
Il F. morì a Napoli poco dopo: il 18 dicembre 1938.
Fonti e Bibl.: Necrol. La morte di R. F. In silenzio (articoli di L.A. Procida e A. Vesce), in IlMattino, 20 dic. 1938; I. Tacconi, R. F., in Riv. dalmatica, XIX (1938), 4, p. 54; T. Rovito, Diz. dei letterati e giornalisti ital. contemporanei, Napoli 1907, p. 104; F. Barbagallo, IlMattino degli Scarfoglio, Milano 1979, pp. 70, 115, 208, 210; G. Infusino, La storia del Mattino, Napoli 1982, pp. 113, 167, 179, 291; E. Giammattei, D'Annunzio giornalista a Napoli. I segni del contesto, in D'Annunzio giornalista. Atti del V Convegno internazionale di studi dannunziani, Pescara 1983, pp. 37-39; R. Gisotti, La nascita della terza pagina. Letterati e giornalismo 1860-1914, Lecce 1986, p. 53.