GIGANTE, Riccardo
Nacque a Fiume il 29 genn. 1881 da Agostino e Francesca Canarich. Ultimati gli studi ginnasiali, frequentò l'accademia di commercio a Graz e a Trieste e trovò poi impiego presso la gioielleria del padre. Nello stesso tempo coltivava diversi interessi, dalla poesia, anche satirica, al teatro, dalla pittura all'archeologia, dalla storia al folklore.
Nell'agosto 1905 aderì all'appena costituito circolo irredentista La Giovine Fiume, del quale divenne presto uno degli animatori. Iniziò l'attività giornalistica collaborando al mensile La Vedetta, edito dal Circolo letterario fiumano, e al Bullettino della Deputazione fiumana di storia patria. Per il periodico LaGiovine Fiume, uscito dal 6 apr. 1907 al 26 febbr. 1910, scrisse molti articoli di vario argomento nonché poesie satiriche, firmati con gli pseudonimi Filipeto, Iconoclasta e Calagrillo.
Un articolo del G., apparso il 17 ott. 1908 e dedicato all'annessione della Bosnia Erzegovina all'Impero austro-ungarico provocò il sequestro del giornale e un procedimento penale a suo carico. In questo scritto il G. esprimeva anche una forte indignazione nei confronti del governo italiano per aver acconsentito a un'operazione che, aumentando la presenza slava nei territori dell'Impero, ne alterava l'equilibrio etnico a danno della comunità italiana.
Il 20 sett. 1910 il G. venne eletto presidente della Giovine Fiume e l'anno successivo, come affermazione di italianità in polemica con gli autonomisti, promosse una lista indipendente, che partecipò senza successo alle elezioni amministrative. Sempre nel 1911 organizzò una visita alla tomba di Dante a Ravenna, in seguito alla quale venne disposto lo scioglimento del circolo e l'avvio di un procedimento a suo carico.
Nel 1914 il G. curò, insieme con l'ingegner Arrigo Comandini, l'esecuzione di alcuni scavi archeologici nel Corso di Fiume e ne riferì in diversi articoli e saggi. Sempre nel 1914 denunciò un finto attentato organizzato dalla polizia allo scopo di far ricadere la responsabilità sugli irredentisti italiani.
Dopo essersi procurato la dichiarazione giurata di uno degli artefici dell'attentato, che rivelava la macchinazione, il 23 marzo 1914 pubblicò un numero unico, scritto interamente da lui e intitolato provocatoriamente La Bomba. Le rivelazioni destarono grande scalpore, anche perché chiamavano in causa il commissario regio, Stefano Wickemburg. Invitato a esibire le prove, il G. dichiarò che le avrebbe fornite al processo, poi rinviato per il sopraggiungere della guerra mondiale.
Allo scoppio della prima guerra mondiale il G., affetto da una grave forma di artrite, venne dichiarato inabile al servizio militare nell'esercito austriaco. Benché sorvegliato, nel marzo 1915 il G. riuscì a varcare il confine, raggiungendo Udine, poi Ancona e quindi Roma, dove lo colse la dichiarazione di guerra dell'Italia. Presentatosi al distretto militare per essere arruolato come volontario non vide accolta la richiesta a causa delle condizioni di salute. Si rivolse allora al ministero della Guerra e ottenne di essere inviato al fronte con incarichi speciali. Fu assegnato come guida e interprete alla 12ª divisione e poi all'11° reggimento fanteria, a Lucinico e sul Calvario di Gorizia. Per la sua conoscenza dell'organizzazione militare austriaca e della lingue parlate nell'esercito nemico fu chiamato al servizio informazioni presso il comando della 3ª armata. Nell'agosto 1915, dietro sue insistenze, il G. fu arruolato nell'esercito italiano (e per questo venne condannato a morte per alto tradimento da un tribunale militare ungherese) e fu impiegato in compiti di ricognizione ed esplorazione del terreno e nei servizi di intercettazione telefonica. Per tali servizi ottenne, nel maggio 1916, la promozione a tenente per meriti di guerra; fu anche insignito della military cross per l'apporto reso nei settori ove operava l'artiglieria britannica.
L'11 nov. 1918 rientrò a Fiume, dove si era appena costituito e insediato in municipio il Consiglio nazionale italiano, che aveva proclamato l'unione di Fiume all'Italia. Il G. venne chiamato a far parte del comitato direttivo del Consiglio nazionale, ma dovette presto lasciare la sua città essendo stato inviato in missione a Zagabria, a Vienna e infine a Budapest. Rientrato a Fiume, partecipò alle elezioni del 26 ott. 1919 per il Consiglio comunale, risultando il più votato tra i candidati. Nella seduta dell'11 novembre fu eletto all'unanimità sindaco di Fiume e il 25 presentò il suo programma, che prevedeva, oltre alla rimozione del blocco imposto alla città, la realizzazione di diverse opere pubbliche e un forte impulso alla diffusione della cultura italiana attraverso l'istituzione di biblioteche, teatri e scuole serali.
L'attuazione di tale programma era condizionata al ripristino delle condizioni minime di normalità e quindi alla risposta che G. D'Annunzio avrebbe dato all'invito del governo italiano di lasciare la città. Il G. fu tra i pochi, in seno al Consiglio italiano, che il 15 dicembre si pronunciarono contro l'accettazione delle proposte del governo di Roma e accolse pertanto con soddisfazione la decisione di D'Annunzio di invalidare il plebiscito sul modus vivendi.
Durante l'occupazione di Fiume il G. stabilì con D'Annunzio rapporti di stretta collaborazione e di cordiale amicizia. Quando l'impresa fiumana volgeva all'epilogo, sollecitato dal segretario di Stato vaticano, cardinale P. Gasparri, ad adoperarsi per risparmiare "le temute nuove iatture" (Un capitolo…, p. 177), il G. rispose di volere restare fedele a D'Annunzio, pur non intendendo coinvolgere nel suo personale atteggiamento la responsabilità del Municipio. Nel Natale 1920, dopo aver indirizzato un appello alla cittadinanza, il G. consegnò il Comune al vicesindaco, per andare nella zona dei combattimenti. Il 26 dicembre, essendo stato colpito il palazzo del comando, il G. accolse nella sua abitazione D'Annunzio e il Consiglio della reggenza. Il 29 seguente ricevette insieme con Nino Host-Venturi l'incarico di trattare la cessazione delle ostilità e due giorni dopo, ad Abbazia, firmò l'intesa, che accoglieva il trattato di Rapallo e stabiliva l'uscita dei legionari dalla città.
Dopo la partenza di D'Annunzio il G., consapevole che il suo atteggiamento intransigente lo aveva reso inviso ai settori moderati della popolazione e restando intimamente contrario al trattato di Rapallo, rassegnò le dimissioni da sindaco.
Il 24 apr. 1921 il G. tentò di invalidare l'esito delle elezioni per l'Assemblea costituente dello Stato indipendente fiumano. Allorché emerse in modo netto la vittoria degli autonomisti, il G., alla testa di un gruppo di fascisti ed ex legionari, penetrò nell'aula del tribunale dove si stava effettuando lo scrutinio e bruciò le schede elettorali. Tre giorni dopo, sempre con l'appoggio di fascisti ed ex legionari, occupò il municipio e assunse per trentasei ore poteri dittatoriali, rimettendoli poi nella mani di Salvatore Bellasich, nominato commissario straordinario dal governo italiano.
Pur avendo guardato con simpatia al sorgere del movimento fascista, il G. non nutriva inizialmente una grande considerazione nei confronti di B. Mussolini. Quando alcuni settori fascisti si rivolsero a D'Annunzio per indurlo a prendere il posto di Mussolini, il G. si adoperò per convincere il poeta: "Tu sai", gli scrisse in una lettera non datata, ma risalente tra la fine dell'estate e l'autunno 1921 "che Mussolini è un uomo politico finito e screditato. La tua profezia si è avverata. I fasci vorrebbero abbandonarlo, vogliono anzi abbandonarlo e mirano tutti a te. Il congresso dei primi di novembre segnerebbe la fine del fatto. La parte migliore della nazione, i combattenti, i nazionalisti, i Fasci, i Legionari, gli italiani veri tutti mirano a te, aspettano da te una parola" (De Felice, 1978, p. 170).
Per il governo Bonomi la presenza del G. a Fiume continuava intanto a rappresentare una turbativa e un ostacolo al difficile processo di normalizzazione. Per tenerlo lontano dalla città venne disposto il suo richiamo al servizio militare e nell'ottobre 1921 fu inviato in missione in Romania con il compito di svolgere ricerche degli ex prigionieri italiani dispersi e di identificare quelli deceduti.
Il G. fece il definitivo ritorno a Fiume in tempo per assistere alla proclamazione della sua annessione all'Italia. Vide allora riconosciuti i propri meriti patriottici e il 16 marzo 1924 il re gli consegnò motu proprio la commenda della Corona d'Italia. Il G. riprese l'attività giornalistica, collaborando a La Vedetta d'Italia e alla rivista Fiume, tornò ai suoi studi ed ebbe incarichi dall'Istituto per la storia del Risorgimento e dalla soprintendenza ai Monumenti.
Nel gennaio 1930 venne nominato primo podestà di Fiume, carica che mantenne fino al 1934, allorché (24 febbraio) fu nominato senatore del Regno per meriti patriottici. Nel gennaio 1937 divenne presidente della Società fiumana di navigazione.
Nel giugno 1943 il G. fu tra i senatori che chiesero di essere ricevuti dal re per richiamarne l'attenzione sulla grave situazione nella quale stava precipitando il paese. Aderì quindi alla Repubblica sociale italiana e nel settembre 1943, dopo l'occupazione di Fiume da parte dei Tedeschi, fu per breve tempo prefetto della città, finché le autorità naziste non lo sostituirono con altra persona più gradita agli alleati ustascia croati.
Quando, ai primi di maggio 1945, l'armata iugoslava entrò a Fiume il G. venne ucciso in circostanze non chiarite.
Secondo un rapporto ufficiale del ministero degli Esteri jugoslavo del 12 apr. 1949 il G. sarebbe caduto nel corso dei combattimenti nella notte tra il 2 e il 3 maggio 1945. In contrasto con questa versione, alcuni testimoni asserirono di aver visto il G. la mattina del 4 maggio, ancora vivo, mentre insieme con altri prigionieri veniva condotto verso la zona finitima del Castuano. Il suo corpo non fu mai trovato.
Del G. saggi e articoli di archeologia e araldica compaiono soprattutto sulla rivista Fiume e nella collana "Studi-saggi-appunti" della sezione di Fiume della Deputazione di storia patria per le Venezie. Vanno ricordati questi altri scritti: Fiume e il nuovo confine. Memorie e presagi, Milano 1943; La topografia di Fiume romana e del suo porto, Fiume 1944; Rinvenimenti archeologici, ibid. 1944; Folklore fiumano (postumo), Padova 1980.
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