RICCARDO I conte di Aversa e principe di Capua
Nipote del primo, fratello del secondo e cugino del quarto conte di Aversa, Riccardo, male accolto da questo, passò in Puglia, dove per qualche tempo visse da brigante, finché non fu imprigionato da quel conte Drogone. Il principe di Salerno Guaimario V lo fece liberare e costituì tutore del minorenne conte d'Aversa Ermanno, figlio e successore di Rainulfo II. E, scomparso poco dopo, non si sa come, il pupillo, R. apparve unico signore della contea. Come tale, aiutò Gisulfo II a ricuperare il principato di Salerno contro gli uccisori di Guaimario V (1052); mostrò subito di volere estendere verso nord contro Capua, la sua contea; comandò un'ala dell'esercito che vinse a Civitate Leone IX (1053). Non compensato come voleva da Gisulfo, ne divenne nemico, alleandosi con Amalfi in guerra col principe. Ma, mirando sempre a nord, assediò Capua e non se ne allontanò che con un grosso tributo versatogli da quel principe Pandolfo V. Quando poi, verso la fine del 1057, questi morì, succedendogli il figlio giovinetto Landolfo VI, R. tornò all'assedio e forzò i Capuani a riconoscerlo loro principe, pur rimanendo in potere di Landolfo la cittadella e le fortezze. Indi, soccorso Niccolò II contro i fautori dell'antipapa, ottenne a Melfi l'investitura papale del principato non ancora interamente domato (1059). La conquista finale ebbe luogo tre anni dopo, quando la cittadella assediata fu dalla fame costretta ad arrendersi e l'ultimo principe longobardo di Capua ne uscì per chiudere la sua vita ramingando per la Campania. L'anno appresso anche Gaeta riconobbe Riccardo per suo signore.
La sua attività successiva si volse principalmente agli affari romani, in quel periodo turbolentissimo del papato, a sostegno della parte ildebrandina; e contro l'indocilità dei conti longobardi del principato e limitrofi.
L'azione contro costoro valse ad estendere il suo dominio nell'Abruzzo, nella Sabina, nel Lazio, fino ad elevarlo per un istante all'idea di farsi eleggere imperatore dei Romani (1066). Ma appunto quell'espansione e quell'ambizione gli attirarono contro due volte l'ira del papato, e si trovava sotto il peso della scomunica di Gregorio VII, quando, sforzatosi invano di conquistare anche Napoli, cessò di vivere il 5 aprile 1078, lasciando lo stato al figlio Giordano, ribellatosi a lui.