RICCARDO I re d'Inghilterra, detto Cuor di Leone
Terzo figlio d'Enrico II e d'Eleonora d'Aquitania, nato a Oxford l'8 settembre 1157, fu fidanzato ad Alice, figlia di Luigi VII di Francia, e nel 1170 venne creato duca d'Aquitania. Insieme con i fratelli, si ribellò contro Enrico (1173), ma si sottomise e in seguito piegò i ribelli baroni dell'Aquitania a un'obbedienza senza precedenti verso l'autorità ducale. Alla morte del fratello maggiore, Enrico (1183), R. divenne erede del trono inglese e il re Enrico II propose di passare l'Aquitania a Giovanni, fratello minore di R. Ma questi non si dimostrò disposto alla cessione e il dissidio che ne seguì fu sanato solo superficialmente con la cessione nominale dell'Aquitania fatta da R. a sua madre. Filippo II Augusto di Francia, sfruttando questo dissidio, indusse R. nel 1188 a ribellarsi al padre, ed Enrico, sconfitto dall'abile condotta militare di R., dovette cedere l'Alvernia a Filippo Augusto (4 luglio 1189). La morte di Enrico, avvenuta due giorni dopo, diede la corona a R. che, avendo preso la croce fino dal 1187, si preparò immediatamente per la crociata, vendendo terre della corona, diritti, uffici, vescovati ed esaurendo il tesoro accumulato da Enrico II. Il 3 luglio 1191 egli raggiunse Filippo Augusto a Vezelay, e partì da Marsiglia con 8000 uomini di truppa su 100 navi. Giunse in settembre a Messina e immediatamente chiese a Tancredi di Lecce, che alla morte di Guglielmo II s'era impossessato del trono di Sicilia, di rimettere in libertà la vedova di Guglielmo, Giovanna, che era sorella dello stesso R., e di pagare a lei la dote, oltre a un forte legato lasciato da Guglielmo a Enrico II. Tancredi liberò Giovanna, ma pagò solo una parte del danaro; allora R. s'impossessò del castello di Bagnara Calabra. Tra i soldati inglesi e i Siciliani nacquero zuffe e una di queste sommosse ebbe per epilogo l'assalto che il 4 ottobre R. diede a Messina, esigendo da Tancredi un gravoso riscatto. Il re svernò in Sicilia esprimendo l'intenzione di sposare Berengaria di Navarra e guastandosi con Filippo, alla cui sorella egli era stato per tanto tempo fidanzato. Alcuni degli uomini di R. avevano fatto naufragio a Cipro dove erano stati tratti in schiavitù. Per vendicarsi, il re conquistò Cipro (maggio 1191), strappandola a Isacco Comneno. Il 12 maggio sposò Berengaria e il 1 giugno giunse ad Acri che trovò assediata dai crociati al comando di Filippo II e di Leopoldo duca d'Austria. Nonostante un acuto dissidio tra R. e Filippo che appoggiavano rispettivamente Guido di Lusignano e Corrado di Monferrato, pretendenti rivali al regno di Gerusalemme, R. prese il comando ed espugnò S. Giovanni d. Acri (12 luglio), sebbene Leopoldo e Filippo se ne fossero immediatamente tornati nei loro paesi. R. marciò poi su Giaffa e Ascalona, infliggendo a Saladino una grave sconfitta ad Arsūf (7 settembre). Dopo vani negoziati, R. tentò di espugnare Gerusalemme e giunse a Beit Nūba, a 12 miglia di distanza dalla città (3 giugno 1192); ma trovando le proprie forze insufficienti per espugnare Gerusalemme e formarne la guarnigione, si ritirò ad Ascalona. Di nuovo (giugno) si spinse a Beit Nūba e di nuovo si ritirò, ma liberò Giaffa e sconfisse Saladino (luglio). Nel frattempo Giovanni, fratello del re, aveva fomentato una rivolta di nobili e di Londinesi contro l'inviso cancelliere e justiciar di R., William Longchamp, il quale fuggì. E sebbene R., mentre ancora si trovava a Messina, avesse inviato l'arcivescovo di Rouen per sostituire il Longchamp, Giovanni stava congiurando per usurpare il trono. R. concluse quindi con Saladino una tregua di 3 anni e partì dalla Palestina (ottobre 1192). Poiché Filippo II, unito con Giovanni nella cospirazione, si preparava ad arrestare il reduce a Marsiglia, R. sbarcò nel Friuli. Ma a sua volta l'imperatore Enrico VI si era vivamente risentito contro R. per aver egli riconosciuto la sovranità di Tancredi di Lecce; sicché R. tentò di attraversare la Germania travestito, ma il 21 dicembre fu arrestato e imprigionato dal duca Leopoldo vicino a Vienna, e ai primi del 1193 venne consegnato a Enrico VI. Nonostante gl'intrighi di Giovanni e di Filippo II in Inghilterra, in Normandia e in Germania, R. ricuperò la libertà pagando un riscatto di centomila sterline, dopo aver fatto omaggio all'imperatore Enrico per l'Inghilterra (febbraio 1194). Il suo ritorno sventò una rivolta che era stata progettata da Filippo e Giovanni: quest'ultimo si sottomise e fu perdonato. R. lasciò allora l'Inghilterra sotto il suo grande justiciar Hubert Walter, arcivescovo di Canterbury e passò nel 1194 in Normandia per affrontare Filippo II che fino dal 1191 aveva continuamente attaccato i territorî francesi di R.
Questi, sebbene a corto di uomini e di danaro, scacciò Filippo dalla Normandia, ma nel 1194 dovette concludere una tregua che lasciò a Filippo la maggior parte dei guadagni fatti. Dopo lunghi negoziati si venne alla pace (gennaio 1196) a condizioni alquanto più favorevoli per R., il quale però, alleandosi con Ottone IV e con molti nobili della Francia settentrionale, provocò una nuova guerra. Il conflitto ebbe inizio nel 1198 e i vandalici mercenarî di R., capitanati da Mercadier, saccheggiarono i territorî di Filippo che per poco non cadde prigioniero di R. a Gisors (28 settembre). Con una tregua del gennaio 1199, Filippo cedette tutti i territorî conquistati, ad eccezione di Gisors. R. assediò poi il castello di Chaluz nel Poitou per costringere il suo signore a cedere un prezioso tesoro che era stato trovato sotterrato; ma durante l'assedio rimase ferito da una freccia e morì, in seguito a imperizia di chi lo curò e alla propria impazienza, il 6 aprile 1199.
Bibl.: H. W. C. Davis, England under the Normans, ecc., Londra 1924; G. B. Adams, Political History of England, II 1066-1216, a cura di Hunt e Poole, ivi 1906; W. Stubbs, Constitutional History of England, I, Oxford 1893; Cambridge Medieval History, VI, Cambridge 1929; K. Norgate, Richard the Lion Heart, Londra 1924; R. Röhricht, Geschichte der Kreuzzüge im Umriss, Innsbruck 1898.