ZANDONAI, Riccardo
Compositore, nato a Sacco (Trentino) il 28 maggio 1883. Studiò dapprima a Rovereto con V. Gianferrari, poi - nel 1899 - a Pesaro, presso quel Liceo musicale, con P. Mascagni, diplomandosi nel 1902.
Al saggio finale egli dava un poema sinfonico per soli, coro e orchestra, Il ritorno di Odisseo, su versi di G. Pascoli. Componeva intanto pagine minori (tra le quali fu subito pubblicata la romanza E te lo voglio dire) che ebbero a procurargli interessamento da parte dei competenti. Fu quindi presentato, da Arrigo Boito, a G. Ricordi, che gli chiese un'opera. Lo Z. compì in sei mesi, per l'editore milanese, Il grillo del focolare, commedia musicale ricavata da C. Hanau da una novella di C. Dickens e che fu rappresentata a Torino (Politeama Chiarella) il 28 novembre I908. Il buon successo di quest'opera incoraggiò il giovane musicista a proseguire sulla strada del teatro lirico, e a questo egli dava, tre anni dopo, il dramma Conchita, tratto da M. Vaucaire e C. Zangarini da La femme et le pantin di P. Louys. Conchita fu rappresentata a Milano (Dal Verme) il 14 dicembre 1911 e fu per lo Z. una vittoria anche più significativa di quella riportata con Il grillo del focolare.
Seguì, a breve distanza, Melenis, tragedia in 3 atti tratta da M. Spiritini e C. Zangarini dal poema di L. Bouilhet, rappresentata a Milano (Dal Verme) il 13 novembre 1912. L'opera non ebbe altrettanta fortuna della precedente. Ma, poco più d'un anno dopo, e cioè il 19 febbraio 1914, Z. giungeva al suo massimo successo con Francesca da Rimini, tratta da T. Ricordi dalla tragedia di G. D'Annunzio: alla prima rappresentazione (Torino, Teatro Regio) ne tennero dietro infatti innumerevoli in tutti i grandi teatri d'Italia e di fuori, né tale vitalità accenna ancora a diminuire. La guerra mondiale (durante la quale lo Z. veniva condannato a morte per diserzione dal governo austriaco), non poteva che ritardare l'apparizione di nuovi lavori teatrali. La prima delle nuove opere zandonaiane fu La via della finestra, commedia giocosa in 3 atti, tratta da G. Adami da un lavoro di E. Scribe, che giunse a rappresentazione il 27 luglio 1915 a Pesaro (Teatro Rossini). L'opera, bene accolta, fu nondimeno ripresa in lavoro dall'autore e ridotta a 2 atti; in questa versione fu rappresentata per la prima volta il 18 gennaio 1923 a Trieste (Teatro Verdi). Intanto però lo Z. aveva composto un altro lavoro, di grande mole e d'argomento ben altrimenti impegnativo: Giulietta e Romeo, su libretto adattatogli da A. Rossato. Giulietta e Romeo andava in scena a Roma (Teatro Costanzi) il 14 febbraio 1921 e otteneva un successo che fu poi riconfermato da diversi pubblici italiani e stranieri. Tenne dietro all'opera shakespeariana un ampio lavoro di carattere fantastico: I cavalieri di Ekebù, opera in 4 atti su libretto ricavato da A. Rossato da La leggenda di Gösta Berling di Selma Lagerlöf, che venne rappresentata il 7 marzo 1925 a Milano (Scala), con vivo plauso.
Un lavoro d'indole mistica: Giuliano, leggenda cristiana tratta da A. Rossato dal racconto di G. Flaubert, fu la successiva vittoria dello Z., fin dalla prima rappresentazione, avvenuta a Napoli (San Carlo) il 4 febbraio 1928. Sono seguite a questa, finora, altre due opere: di carattere fortemente tragico la prima: Una partita; di carattere burlesco la seconda: La farsa amorosa. Delle due, quest'ultima, su un libretto tratto da A. Rossato da una celebre commedia di P. de Alarcón, ha valso allo Z. uno dei suoi maggiori successi.
Oltre che per il teatro, lo Z. ha molto lavorato anche negli altri campi della composizione: fra tutte queste altre pagine vanno specialmente rammentate: una Messa da Requie n, alcuni inni patriottici, un poema per baritono e orchestra: Vere novo; i quadri sinionici: Primavera in Val di Sole, Patria lontana, Leggenda eroica, Quadri di Segantini; il Concerto romantico per violino e orchestra, la Serenata medioevale per violoncello, 2 corni, arpa e archi; un Concerto andaluso per violoncello e orchestra, varie liriche per canto e orchestra e per canto e pianoforte.