L’attività pratica, in quanto si contrappone all’attività teoretica o speculativa. Questa netta distinzione è caratteristica della filosofia antica, e particolarmente di quella aristotelica, che attribuisce la ricerca della verità esclusivamente all’attività teoretica, e quindi alla filosofia. Il termine fu utilizzato nel 19° sec. dal marxismo, in cui per p. s’intende l’attività umana trasformatrice ...
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Il concetto di inconscio fa la sua prima esplicita apparizione nella storia della filosofia in Leibniz, che in polemica con Locke – per il quale non esiste nulla di cui non abbiamo sempre attualmente coscienza – ipotizzò la presenza di «piccole percezioni» che vengono assimilate senza averne coscienza. Nella prefazione ai Nuovi saggi sull’intelletto umano (1705) Leibniz scrive che mille indizi provano ...
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Insieme delle forme e strutture del rapporto fra soggetti. Nella filosofia moderna il tema dell’i. è presente in modo esplicito nella fenomenologia di Husserl, sia nelle Idee per una fenomenologia pura (1913) che nelle Meditazioni cartesiane (➔) (1929-31). La preoccupazione di Husserl era quella di evitare una caduta dell’Ego trascendentale nel solipsismo, e la soluzione consiste essenzialmente nell’ipotizzare ...
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Fino a Kant la c. viene intesa, nel senso della classica logica aristotelica, come qualcosa da evitare (➔ contraddizione, principio di). Si deve soprattutto a Hegel, invece, la tesi che la c. non va affatto evitata, perché la c. è il fattore stesso della vita e del movimento. Tale principio viene affermato in aperta opposizione a Kant, che nel Tentativo di introdurre nella filosofia il concetto delle ...
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Filosofo e sociologo inglese (Saint Ives, Cornovaglia, 1864 - Bagnoles, Normandia, 1929). Prof. di sociologia nell’univ. di Londra, curò la pubblicazione di The sociological review. I suoi scritti sono informati all’umanitarismo e alla filosofia sociale del positivismo. Esponente del cosiddetto darwinismo sociale sviluppatosi negli anni Ottanta del 19° sec. sulla base delle teorie di Spencer, H. visse ...
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Termine introdotto dagli stoici con cui, distinguendola dalla definizione, che riguarda l’essenza universale di una cosa, essi indicavano un discorso riferito all’individualità della cosa La d. (ὒπογραφή) viene definita «un discorso che conduce alla cosa attraverso le impronte di essa» (Diogene Laerzio, VII, 60). Tale concetto, nel suo generale significato, si è mantenuto sostanzialmente immutato ...
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Nella storia delle idee il termine indica il momento in cui una dottrina non appare più sostenibile, suscitando per ciò stesso l’esigenza di cercare una dottrina nuova con cui sostituirla. Si è discusso, soprattutto sull’onda del libro di Th. Kuhn, la Struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962), se le c. cui va soggetta una teoria siano lente o improvvise, e di fatto la storia delle idee offre ...
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Concetto presente nella Critica della ragion pura (➔) (1781) di Kant. Il termine, desunto dal linguaggio giuridico, viene adoperato allo scopo di spiegare con quale pretesa di legittimità i concetti puri o categorie si possano riferire a oggetti. Questa d. viene chiamata da Kant «trascendentale», perché la caratteristica fondamentale dei concetti puri dell’intelletto o categorie sta proprio nel riferirsi ...
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(Γοργίας) Dialogo di Platone. Socrate discute con Gorgia di Leontini e con altri due maestri sofisti, Polo e Callicle sullo statuto della retorica e sui suoi rapporti con il giusto. Le definizioni della retorica analizzate convergono nell’individuare in essa l’arte di persuadere (456 a-457 c), ma secondo Socrate essa produce persuasione e non il sapere ed è dunque nociva. Essa si presta, inoltre, a ...
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Filosofo inglese (Londra 1946 - Oxford 1980). Studiò filosofia, scienze politiche ed economiche all’University College di Oxford (1964-67) sotto la guida di Strawson (➔). Successivamente è divenuto Senior scholar al Christ Church di Oxford (1967-68) e Kennedy scholar alla Harvard University e alla University of California, Berkeley (1968-69). Infine tornò alla Oxford University dove insegnò filosofia ...
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albanese
albanése agg. e s. m. e f. – 1. a. Della Repubblica di Albania; come sost., abitante, nativo, originario dell’Albania (v. anche schipetaro). Il nome è esteso anche agli abitanti di colonie albanesi in Turchia, Grecia, Dalmazia, e,...
ghego
ghègo agg. [adattam. dell’albanese gégë «albanese del nord»] (pl. -ghi). – Dialetti gheghi: gruppo di dialetti albanesi settentrionali, che sono alla base della lingua nazionale e letteraria albanese, sviluppatasi soltanto agli inizî...