È parola e, in parte, anche concetto introdotto nel linguaggio filosofico da Leibniz per superare la difficoltà, messa in evidenza da Locke, di percezioni di cui si è inconsapevoli (Nuovi saggi sull'intelletto [...] lo spirito in quanto anima che si rende consapevole di sé, è, quindi, continua poi Kant, lo stesso "io penso" (che già Cartesio aveva messo in evidenza come primo principio di certezza). Se questo "io penso" (che per sé non è sensibile, perché è un ...
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verità
Stefano De Luca
Un’insopprimibile esigenza dell’uomo
La verità è un concetto assai difficile da definire in modo univoco, ma di cui non possiamo fare a meno. Qualsiasi tipo di discorso – da quello [...] .
Su questa strada si collocano i principali filosofi moderni – da Cartesio a Kant – secondo i quali noi non abbiamo a che fare sull’esperienza o su una loro combinazione.
Per Cartesio il criterio della verità sta nella corretta concatenazione ...
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CANALI, Luigi
Cesare Lippi Boncampi
Nacque in Perugia il 29 ott. 1759 da Giuseppe e da Antonia Dati. Fu nell'adolescenza indirizzato dai genitori allo studio delle lettere; apprese, più tardi, le discipline [...] le scienze fisiche, naturali e matematiche acquistarono una loro propria autonomia nella vita dell'ateneo. Seguace di Cartesio e di Galileo, nello studio dei fenomeni meccanici non disgiunse mai la teoria dalla pratica, mettendosi costantemente ...
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Potere insito nell’uomo di scegliere e realizzare un comportamento idoneo al raggiungimento di fini determinati.
La v. costituisce già nell’antichità uno dei principali problemi filosofici, soprattutto [...] fede, indipendentemente dalle conoscenze dell’intelletto.
Nel pensiero moderno il problema del rapporto ragione-v. si ripropone con Cartesio, il quale concepisce la v. come facoltà distinta e più estesa rispetto all’intelletto, che può concedere il ...
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STRUTTURALISMO
Giulio Lepschy
Nella III Appendice dell'Enciclopedia Italiana (1961; cfr. 11, p. 860) lo s. veniva presentato come una tendenza degli studi linguistici articolata in tre correnti principali: [...] , i propri precursori nella linguistica sei-settecentesca, e in particolare in una tradizione idealistica che va da Cartesio e i Portorealisti fino a Humboldt, contrapposta alla glottologia ottocentesca e alla linguistica della prima metà del ...
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L'assoluto, in senso empirico, è ciò che è per sé pensato, non in relazione ad altro, anche se in altri rapporti è condizionato o relativo; in senso gnoseologico è ciò che necessariamente è da riconoscere: [...] secundum quod in se est. Aristotele ritorna a trionfare e a porsi come l'ostacolo che il nuovo pensiero dovrà rimuovere.
Con Cartesio si pone l'autocoscienza a principio di ogni conoscenza; e in fondo la realtà si pone come coscienza di sé o come ...
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SENSAZIONE
Guido Calogero
In generale, sensazione significa ogni modificazione di contenuto avvertito da una consapevolezza come prodotto da uno stimolo, interno o esterno, ma comunque indipendente [...] di un nuovo regno Conoscitivo, debba condurre a una rivalutazione della disprezzata Conoscenza sensibile. Vero è che per Cartesio, il quale di tale capovolgimento gnoseologico è l'autore più illustre, la conoscenza sensibile delle cose esterne resta ...
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GEULINCX, Arnold
Cecilia Motzo Dentice di Accadia
Filosofo, nato ad Anversa il 31 gennaio 1624, morto a Leida nel novembre 1669. Iniziato al cartesianismo dai suoi maestri dell'università di Lovanio, [...] rapporto tra l'anima e il corpo, e sottopone a una critica stringente il famoso influxus physicus. Ponendo con Cartesio l'autocoscienza a fondamento di ogni attività, egli dice che di tutto ciò che effettivamente compiamo, dobbiamo avere coscienza ...
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LUYNES
Rosario Russo
. Sotto il titolo di duchi di L. è conosciuta la famiglia d'Albert o Alberti, oriunda di Firenze e trapiantatasi nel Venassino verso il 1400. I d'Albert cominciarono ad acquistare [...] con gli altri di Port-Royal; ma si raffreddò con essi. Scrisse varie opere ascetiche; tradusse in francese le meditazioni di Cartesio. Fu padre della contessa di Verrue, favorita di Vittorio Amedeo II di Savoia, e di Charles-Honoré, duca di Chevreuse ...
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DORIA, Paolo Mattia
Pierluigi Rovito
Nato a Genova il 24 febbr. 1667 da Giacomo e da Maria Cecilia Spinola, apparteneva al ramo dei Doria Lamba, che nell'ultimo secolo e mezzo aveva dato alla Repubblica [...] in pochi mesi, l'opera evidenzia le ambiguità teoretiche dell'autore che, come esattamente notava un contemporaneo, (4 non ha inteso il Cartesio, o ... ad arte ne tronca o perverte il senso" (cit. in Ajello, Diritto, p. 104). Ed in effetti nella Vita ...
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cartesiano
carteṡiano agg. [dal fr. cartésien]. – 1. a. Relativo alle dottrine, ai principî, agli indirizzi del filosofo e matematico francese (1596-1650) René Descartes (latinizz. Cartesius, ital. Cartèsio): il pensiero, il metodo, il dualismo,...
razionalismo
s. m. [der. di razionale1]. – 1. Atteggiamento o movimento che riconosce come fondamento della conoscenza, del giudizio e dell’operare pratico, la ragione e la razionalità: un individuo, uno scienziato, uno scrittore di un lucido...