Nacque a Guimarães nel 1109, da Enrico di Borgogna, conte di Portogallo, e da Teresa di Castiglia, la quale, morto il marito e minorenne il figlio, assunse la reggenza e risentì, a danno dello stato, l'ascendente dell'amante, il gallego Fernando Pires. Il malgoverno di Teresa giunse a tal punto che il figliuolo fu costretto a prendere le armi contro di lei. Battuto a S. Mamede, presso Guimarães l'esercito ...
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Parola, forma grammaticale, costruzione di frase non più viva nella lingua parlata, e conservata o reintrodotta nella lingua scritta; oppure viva in un'area dialettale o in una lingua e spenta nelle aree dialettali circostanti o nelle lingue imparentate. Appartengono alla prima categoria, oltre che gli arcaismi usati coscientemente e quindi letterarî e artistici, le formule delle lingue scritte speciali, ...
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Linguistica. - Dal punto di vista della fonetica fisiologica, indica un soffio non accompagnato da vibrazioni delle corde vocali né da modificazioni muscolari del canale orale. Per lo più è rappresentata dal segno H. Le vocali iniziali precedute da aspirazione costituiscono in greco una serie autonoma, caratterizzata graficamente dallo spirito aspro: ὀδος "cammino", ma ὀδός "soglia". Dopo consonante ...
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Capacità di confronto che possiedono l'aggettivo e l'avverbio e che trova espressione con mezzi morfologici o sintattici: bellissimo oppure sehr schön, molto bello. Questo confronto parte da una forma normale detta latinamente "positiva", alla quale si oppone quella comparativa prima e quella superlativa poi.
Il comparativo può essere di uguaglianza (tanto bello quanto....), di maggioranza (più bello ...
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Linguistica. - Assimilazione e fusione totale di due vocali effettive (non semivocali) in contatto, per evitare lo iato. Il processo è semplice quando le vocali sono identiche, come in latino nemo da ne-hemo; doppio quando le vocali sono diverse e l'una e l'altra prevale senza regole generali: p. es. in greco l'infinito dei verbi contratti da -α-εν è -ᾶν in attico, -ῆν in dorico. Quando le vocali appartengono ...
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Verbo sussidiario, impiegato per esprimere non un'azione autonoma ma una modalità di tempo, di voce e di aspetto (v. verbo) per la quale mancano elementi monologici adatti. Sono verbi ausiliari in italiano il verbo essere e il verbo avere: il primo per indicare il passato prossimo dei verbi intransitivi e la voce passiva dei verbi transitivi: sono arrivato e invece sono raggiunto; il secondo per indicare ...
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Figlio del marchese Pietro, membro del consiglio di reggenza formatosi nel Portogallo dopo la fuga di Giovanni VI nel Brasile, accompagnò, nel 1807, il padre che si recava in Francia per tutelare gli interessi portoghesi presso Napoleone. José, che era stato un brillante ufficiale della Cuardia, fu trattenuto come ostaggio alla corte: ma rifiutò tutte le offerte fattegli dall'imperatore per attirarlo ...
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Modo del verbo (v.) che indica l'azione sotto il punto di vista della possibilità anziché della realtà. Formalmente distinto nelle fasi più antiche delle lingue indoeuropee per mezzo della vocale tematica e-o aggiunta al tema dell'indicativo. Nelle lingue derivate il congiuntivo si avvicina al modo del desiderio (ottativo), formalmente prevalendo, rimanendo subordinato o fondendosi. Con lo sviluppo ...
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Verbo (v.) derivato che esprime l'azione non compiuta ma soltanto provocata dal soggetto: p. es. addormentare rispetto a dormire. Nelle lingue moderne i verbi causativi non sono più in relazione morfologica con quelli semplici; si hanno alcuni antichi verbi causativi conservatisi come tali isolatamente o speciali costruzioni perifrastiche, per le quali l'italiano e il francese usano come ausiliare ...
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Sostantivo che si riferisce a un gruppo di unità omogenee considerate nel loro insieme piuttosto che come unità autonome, p. es. folla; la frase il cavallo corre ha valore collettivo o singolativo a seconda che essa si riferisce alla specie animale o all'individuo. Il concetto di collettivo manca d'una categoria formale corrispondente, ma ha frequenti contatti con quella di numero. Da ciò deriva che ...
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