Umanista (n. Ferrara nei primi decennî del '400 - m. forse nel 1476), fratello di Francesco; ebbe dagli Estensi incarichi politici e uffici pubblici. Scrisse, oltre che versi latini, una rappresentazione allegorica, in volgare, per festeggiare l'ingresso di Borso d'Este in Reggio (1453), notevole per la storia del teatro del Rinascimento ...
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MALATESTA (Bastiani, de' Bastiani), Giuseppe
Giuseppe Gullino
Nacque a L'Aquila, attorno al 1545, da Sebastiano (donde forse deriva l'uso prevalente della forma patronimica Bastiani nelle edizioni delle [...] parzialmente riprodotta anche nei codd. M.2, M.3, M.4); M.8, M.9, M.10: Carteggio del sig. Giuseppe Malatesta concernente per la maggior parte affari publici et materie di Stato (corrispondenza frammista ad appunti, tracce, abbozzi di scritti); G.62 ...
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Giornalista, scrittore e pittore italiano (Roma 1940 - ivi 2020). Dopo essersi laureato in Scienze politiche si è dedicato al giornalismo come cronista di nera, documentarista e inviato di guerra, seguendo tra l’altro il golpe di Pinochet in Cile per la rivista “Panorama”, le vicende in Nicaragua e la guerra Iran-Iraq per la “Repubblica”, di cui è attualmente collaboratore. Autore di numerosi libri ...
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GARUFFI, Giuseppe Malatesta
Lucinda Spera
Nacque a Rimini intorno alla metà del secolo XVII (nel 1655 o, come retrodatano alcuni biografi, nel 1649) da Giovanni, che avrebbe voluto avviare il figlio [...] alla professione dell'orafo. Manifestata un'accentuata propensione verso gli studi, ottenne invece dalla famiglia il permesso di recarsi a Roma, dove si dedicò allo studio della giurisprudenza, della filosofia ...
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Poeta umanista (Tizzano, Parma, 1425 - Rimini 1457). Dopo breve dimora a Mantova e poi a Ferrara presso Lionello d'Este, ebbe ospitalità e insegnamento pubblico da Sigismondo Malatesta a Rimini dove si [...] nel 1449. Squisitamente assimilando le eleganze classiche, cantò gli amori di Isotta degli Atti e di Sigismondo Malatesta nel Liber Isottaeus, delicata imitazione delle Eroidi di Ovidio (che però secondo alcuni non sarebbe interamente opera ...
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Umanista (n. Macerata Feltria 1440 circa - m. forse Urbino 1508 circa), bibliotecario del duca di Urbino (1476-83), precettore, a Rimini, di Pandolfo e Carlo Malatesta (1490-94). È noto soprattutto per [...] l'attività editoriale svolta dapprima a Cagli per la tipografia di Roberto da Fano (1472-76), quindi (1501-05) a Fano per i Soncino, e per le sue Fabulae (a una prima centuria pubblicata nel 1495 fece ...
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Poeta (n. Verona sec. 14º-15º). Figlio di esuli fiorentini, fu autore di rime amorose e politiche e di un poemetto in terzine, Opera, in odio ai Malatesta. ...
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Personaggio dell'opera buffa Don Pasquale (1843) di G. Donizetti; è la giovane di cui è innamorato Ernesto. Partecipa alla burla tesa a Don Pasquale dal dottor Malatesta, pur di riuscire a sposare Ernesto. ...
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FATTIBONI, Giovanni Francesco
Stefania Del Bravo
Nacque a Cesena il 27 dic. 1736, figlio unico del conte Carlo, la cui famiglia era stata al servizio dei Malatesta, e della contessa Anna Dandini. Lo [...] zio, conte Ercole Dandini, aveva conosciuto Pietro Metastasio, figura a cui il F. si ispirò come massimo modello per tutto il tempo che durò la sua vena letteraria, avendo intrattenuto con lui una relazione ...
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Poeta (Siena 1360 circa - Toscanella, od. Tuscania, 1419 o 1420). Vagò tra piccole corti di signorotti di provincia e condottieri di ventura (Ludovico Alidosi, Giovanni Colonna, Pandolfo III Malatesta, [...] ecc.), come cancelliere e oratore. Accolto alla corte di Ladislao d'Angiò-Durazzo, fu al servizio di Angelo Tartaglia, che lo fece imprigionare; si uccise in carcere. Di lui sono rimasti circa un centinaio ...
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malatestiano
agg. – Della famiglia dei Malatèsta (o di uno dei suoi membri), che dalla metà del sec. 13° ebbe per due secoli la signoria di Rimini, e anche di altre terre della Romagna e delle Marche. In partic.: Biblioteca m., fondata da...
v. intr. pron. [da ammutinarsi, per incrocio con la voce prec.], ant. – Ammutinarsi: tre giorni avanti che Malatesta partisse, ... i Còrsi ... s’abbottinarono, o, come si dice oggi, s’ammotinarono (Varchi).