La cara e rassicurante regola sedimentatasi nelle grammatiche scolastiche, anno dopo anno, «è soltanto un suggerimento di comodo», come ha scritto il grande linguista Gian Luigi Beccaria.Per questo motivo, bisogna mettersi l'anima in pace e tollerar ...
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In questo caso rimanere assume un valore causativo: equivale, cioè, a far rimanere. Specialmente nell'italiano regionale e molto colloquiale del Centrosud, si trova spesso questo tipo di uso: ho uscito (cioè 'ho fatto uscire') il cane; ho entrato (' ...
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Nella voce dedicata nel Vocabolario Treccani.it all'aggettivo di chiara provenienza francese démodé 'passato di moda', compare l'esempio teorie ormai démodées, in cui l'aggettivo è flesso al plurale. L'assegnare o meno il plurale a un forestierismo, ...
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La i che compare nei gruppi cia, cio, ciu e gia, gio, giu si dice “diacritica”: non va pronunciata, non corrisponde a un suono, ma serve graficamente per ricordarci che quei gruppi si pronunciano in modo diverso da ca, co, cu e ga, go, gu. Vi sono p ...
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La risposta è semplice in modo disarmante, senza scomodare la recenziorità cronologica: concretamente (e non in astratto) è molto ma molto difficile pensare che, all'interno di un testo scritto, possa succedere che una nota musicale si confonda con ...
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La domanda sembra già portare in sé la risposta. Più che di liceità, sarebbe meglio parlare di maggiore o minore adeguatezza: alla situazione, al tipo d'interlocutore, al tipo di testo, alla volontà di chi produce il testo. Chiarito che il registro ...
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Se si vuole usare il costrutto con la preposizione articolata, sarebbe opportuno ripeterla ogni volta, nelle varianti di genere e numero da lei stessa correttamente individuate (all', alla, al). Meno corretto è adoperare la preposizione articolata s ...
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Effettivamente, anche davanti a sostantivo maschile plurale cominciante con i- è da tempo invalsa, nella stragrande maggioranza dei casi, la forma piena gli (gli Italiani, gli imbuti). È possibile che la motivazione profonda della scelta largamente ...
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Ci sono varie domande. La prima riguarda la polirematica chi per esso/a: si tratta di un'espressione cristallizzatasi nel linguaggio burocratico-amministrativo, nell'accezione di 'chi ne fa le veci'. Dagli usi burocratici è tracimata anche nella lin ...
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Non si può dire. Si può dire – in un modo che, però, risulta oggi alquanto affettato - andare a dritta, dove però dritta vale 'parte destra, mano destra'. Nel caso che ci interessa, si dirà andare diritto, usando l'aggettivo in funzione avverbiale ( ...
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parole
‹paròl› s. f., fr. [lo stesso etimo dell’ital. parola]. – 1. Nel gioco del poker (per ellissi da je passe parole «passo parola»: v. parola, nel sign. 7 b), espressione interiettiva con cui un giocatore, non avendo buone carte o volendo...
parola
paròla s. f. [lat. tardo parabŏla (v. parabola1), lat. pop. *paraula; l’evoluzione di sign. da «parabola» a «discorso, parola» si ha già nella Vulgata, in quanto le parabole di Gesù sono le parole divine per eccellenza]. – 1. Complesso...
PAROLE INCROCIATE (fr. mots croises; sp. palabras cruzadas ted. Kreuzworträtsel; ingl. crosswords)
Giuoco di pazienza, che consiste nella ricerca di una serie di parole disposte orizzontalmente e verticalmente, aventi un certo numero di lettere...
MACEDONIA, PAROLE
Le parole macedonia sono un caso particolare di parole ➔composte. Sono parole formate dalla fusione di due o più parole, che di solito hanno un segmento in comune; di norma il primo elemento è una parola accorciata, mentre...