Termine che dall’originario significato «dei Goti» è stato spesso usato estensivamente come sinonimo di germanico, tedesco.
Arte
Diffuso a partire dal 15°-16° sec. in generico riferimento all’architettura [...] . Malouel, dei miniatori Jacquemart de Hesdin e Pol de Limbourg.
Letteratura
Per il romanzo gotico ➔ gòtico, romanzo.
Paleografia
Scrittura gotica
Fu così chiamata nel Rinascimento italiano, dando a g. il senso generico di ‘barbarico’, quel tipo di ...
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Nella storia della lingua letteraria italiana Gabriele D’Annunzio (Pescara 1863 - Gardone Riviera, Brescia, 1938) occupa un posto di primo piano, per due ordini di ragioni. Innanzi tutto, si tratta di [...] : 13-106). Ma anche per la prosa, nonostante esistano ancora pochi studi, sembra di poter dire che la scrittura dannunziana ha offerto un modello per molti letterati novecenteschi; alcune sue innovazioni sintattiche, in special modo, hanno conosciuto ...
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Benedetto Varchi (Firenze 1503 - ivi 1565), dopo la laurea in utroque iure a Pisa e un breve esercizio di professione notarile, si dedicò alla poesia e agli studi umanistici. Di sentimenti repubblicani, [...] in vive o morte; in quelle comprensibili o non per i fiorentini. Dimostrando l’esistenza delle lingue a prescindere dalla scrittura, rivisita l’affermazione bembesca («non si può dire che sia veramente lingua alcuna favella che non ha scrittori») per ...
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È detta tema sospeso (o soggetto assoluto o, alla latina, nominativus pendens) una costruzione in cui una frase sintatticamente completa è preceduta da un ➔ sintagma nominale isolato con funzione di tema [...] dislocazione a sinistra è infatti ormai ampiamente accettata nella ➔ norma linguistica, ed entra con facilità anche nella scrittura funzionale più sorvegliata (Ferrari 2003).
Il tema sospeso esiste in varie lingue europee. Già nelle lingue classiche ...
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Lingua degli Ebrei ashkenaziti, nata intorno al 10° sec., quando Ebrei provenienti dalla Francia e dall’Italia settentrionale si stabilirono in Renania. Il termine deriva dal ted. jiddish, alterazione [...] (come è stata in URSS), lo y. è minacciato di estinzione.
Origini e caratteristiche
La lingua y. adopera nella scrittura i caratteri ebraici, conformandosi all’uso semitico (omissione delle vocali), per le molte parole derivate dall’ebraico e dall ...
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di Silvia Morgana
La storia linguistica dell’Ottocento copre un arco cronologico più esteso rispetto al mero XIX secolo e va dall’arrivo dei francesi in Italia nel 1796 fino al 1915: è infatti l’inizio [...] Leopardi per l’edizione del 1835, dove lo scrittore mira «ad accentuare la aggraziata e armoniosa varietà della sua scrittura» (Vitale 1992a: 227). La prosa puristica di Antonio Cesari, arcaizzante nella sintassi e nel lessico, infarcita di voci e ...
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La punteggiatura (lat. interpunctio) è un sistema di segni convenzionali impiegato nello scritto per segnalare le relazioni logiche e sintattiche tra le diverse parti della frase, le pause della lettura [...] recenti, mentre per la trattazione dei singoli segni si rinvia alle voci rispettive.
Fatto salvo per alcuni esempi di scrittura micenea arcaica, nella Grecia classica i testi erano scritti senza interruzioni o spazi tra le parole (si aveva dunque ...
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Ufficio addetto alla redazione e al rilascio di documenti sovrani. È un’istituzione risalente alle grandi monarchie orientali (Egizi, Ittiti, Babilonesi ecc.), che continua nei regni ellenistici. La c. [...] adoperata nella c. imperiale romana (litterae caelestes), quella della c. dei re Merovingi, detta merovingica, e due scritture cancelleresche usate nella c. pontificia: la curiale, dalle forme rotonde e aste prolungate, impiegata sino alla fine del ...
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Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 maggio 1469. Sulla sua formazione dà notizie il Libro dei Ricordi del padre Bernardo, dottore in legge. Il 19 giugno 1498 divenne segretario della seconda cancelleria [...] . 267-363.
Franceschini, Fabrizio (1998), Lingua e stile nelle opere in prosa di Niccolò Machiavelli. Appunti, in Cultura e scrittura di Machiavelli. Atti del Convegno (Firenze - Pisa, 27-30 ottobre 1997), Roma, Salerno Editrice, pp. 367-392.
Gerber ...
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Tra tutti i tipi di comunicazione audiovisiva e trasmessa (➔ lingua e media), il più rappresentativo è quello televisivo, per la numerosità degli utenti, gli investimenti che comporta e la ricaduta sulla [...] . È ovvio che i secondi, più dei primi, sono sbilanciati verso il polo dell’oralità, i primi verso quello della scrittura.
L’italiano televisivo, nei primi vent’anni circa di trasmissioni (dal 1954 al 1976, fino al pieno sviluppo dell’emittenza ...
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scrittura
s. f. [lat. scriptūra, der. di scriptus, part. pass. di scribĕre «scrivere»]. – 1. Rappresentazione visiva, mediante segni grafici convenzionali, delle espressioni linguistiche: apprendere l’uso della scrittura. 2. a. L’insieme dei...
scritturabile
scritturàbile agg. [der. di scritturare]. – 1. Che si può scritturare, che può essere scritturato, detto di artista o attore. 2. Che può essere passato a scrittura, detto di dati contabili.