Grammatico greco (sec. 1º d. C.) di Alessandria. Fu forse a Roma sotto Tiberio. Seguace della scuola aristarchea, oltre a commenti omerici scrisse "Sui proverbî alessandrini", "Sugli dèi", "Intorno all'ellenismo", [...] "Glosse" e un'opera, di almeno tre libri, sui segni critici usati da Aristarco nella sua ricostruzione del testo dei poemi omerici. Dei suoi scritti si hanno pochi frammenti. ...
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Neuropsicologia del linguaggio
Gianfranco Denes
(Divisione di Neurologia, Ospedale Civile di Venezia SS. Giovanni e Paolo, Venezia, Italia)
Lo scopo di questo saggio è di illustrare il contributo fornito [...] motorio, per cui la produzione e la comprensione dei segni grafici deve necessariamente passare per una trasformazione nei fonemi produrre in forma scritta o parlata la sequenza di segni o suoni corrispondente a un oggetto correttamente percepito o ...
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Sumeri
Pietro Mander
Gli inventori della scrittura
I Sumeri abitarono il Sud della Mesopotamia, dove fondarono alcune città-Stato. Essi non furono i soli abitanti di quell’area, popolata anche da genti [...] inizio alla terza dinastia di Ur, che unificò la Mesopotamia dal 2112 al 2004, data in cui Ur fu distrutta. Questo evento segna l’uscita di scena dei Sumeri come popolo dominante, ma la loro lingua (come il latino nel Medioevo) continuò a essere ...
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Segno grafico del primo alfabeto in uso nei paesi nordici (dalla penisola scandinava fino alle coste baltiche della Germania e alle zone occupate dagli Anglosassoni), dal periodo che viene appunto definito [...] un messaggio augurale è inciso su un anello del 4° sec. (l’anello gotico di Petroasa).
Due sono le serie di segni runici documentate. La prima, detta alfabeto runico lungo (o antico), consta di 24 lettere (v. fig.) ed è testimoniata dalle iscrizioni ...
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scripta In filologia, l’insieme dei vari usus scribendi per una determinata località, area, regione, in un determinato periodo di tempo, con particolare riferimento ai testi in volgare medievale dell’Europa [...] occidentale (s. documentaria, s. cancelleresca ecc.); si caratterizza soprattutto per l’uso di segni grafici particolari (digrammi, cediglia ecc.) per rendere fonemi sconosciuti al latino classico. ...
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Il termine allografo (dal gr. allós «altro» e grápho «scrivo») indica le diverse modalità di trascrizione di un suono: il termine designa sia le infinite configurazioni che uno stesso simbolo (per es. [...] anche l’italiano è trascritto attraverso un sistema alfabetico che non permette la perfetta corrispondenza ‘un suono-un segno’: soltanto undici grafemi, infatti, hanno valore fonetico univoco. In molte parole, quindi, per trascrivere un suono in modo ...
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Qualsiasi cosa (segno, gesto, oggetto, animale, persona), la cui percezione susciti un’idea diversa dal suo immediato aspetto sensibile. L’originaria funzione pratica, prevalente ma non esclusiva, è sostituita [...] moltiplicativi usati per i multipli e sottomultipli delle unità stesse ➔ unità.
Filosofia
Il s. ha a lungo coinciso con il segno ed è stata tale identità a prevalere nella filosofia del 17°-18° sec. soprattutto anglosassone.
Fu I. Kant a proporre ...
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Parola o frase che s’interpone nel discorso, interrompendone il senso e talora anche il costrutto, per aggiungere un chiarimento o una precisazione, per fare un’osservazione, un rinvio (anche alle note [...] . Quando qualche termine di un polinomio si presenti a sua volta come prodotto di due polinomi, o se ne voglia mettere in evidenza il segno, ci si serve di p. di vari tipi (tonde, quadre, graffe, di solito in questo ordine); per es.,
ab{a−[ax−c(a+b ...
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Il termine ortografia (dal gr. ortographía, comp. di orthós «retto, corretto» e -graphía «scrittura») identifica l’insieme delle convenzioni normative che regolano il modo di scrivere una lingua considerato [...] ) e questo si deve al predominio della scrittura sull’oralità e all’idea che il mantenimento di certi nessi sia segno di cultura. Tuttavia, bambini e semicolti mantengono la naturale tendenza ad assimilare (in forme come arimmetica o bibioteca) e non ...
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In genere, ciò che si enuncia, si dichiara, si afferma, e la frase stessa che contiene l’enunciato.
Filosofia
P. ed enunciato
Nella logica e nella filosofia del linguaggio contemporanee si distingue p. [...] da enunciato, intendendo con quest’ultimo termine un’unità sintattica composta di segni grafici secondo precise regole di formazione, e per p. il contenuto di significato che tale unità sintattica esprime o designa, che può essere comune a differenti ...
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segnare
v. tr. [lat. signare «segnare, sigillare, indicare, esprimere», der. di signum «segno»] (io ségno, ... noi segniamo, voi segnate, e nel cong. segniamo, segniate). – 1. a. Notare, distinguere, rilevare mediante uno o più segni: s. gli...
segno
ségno s. m. [lat. sĭgnum «segno visibile o sensibile di qualche cosa; insegna militare; immagine scolpita o dipinta; astro», forse affine a secare «tagliare, incidere»]. – 1. a. Qualsiasi fatto, manifestazione, fenomeno da cui si possono...