Segno grafico ( ̀) che nella scrittura corrente dell’italiano si pone sull’ultima vocale di parole tronche e sui monosillabi che richiedono distinzioni di significato (per es. città) oppure sulle vocali [...] e, o toniche per indicare il timbro aperto (per es. liève; ➔ accento).
Nel greco, rappresenta l’attenuazione dell’accento acuto nelle parole ossitone che non siano seguite da interpunzione o da enclitica ...
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Segno grafico della lingua francese e portoghese che, posto sotto alla lettera c (ç) davanti alle vocali a, o, u le dà il suono di s sorda. Il segno deriva per riduzione dalla piccola zeta che, nell’antica [...] scrittura spagnola, si poneva sotto alla lettera c per conferirle il suono di z sorda ...
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Segno in forma di forcella (〉 o 〈) usato dai grammatici alessandrini e poi nel Medioevo: era posto nei margini delle opere per richiamare l’attenzione del lettore su qualche passo importante e, in particolare, [...] per porre in evidenza passi citati, versi ritenuti spuri e simili ...
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Segno grafico delle scritture pittografiche; rappresenta o il significato di una parola (l. semantico o ideogramma) o il suo significante (l. fonetico o fonogramma). La scrittura logosillabica combina [...] l. e segni sillabici, come avviene in molte scritture cuneiformi o geroglifiche. ...
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ASTERISCO
L’asterisco è un segno grafico (*) che può avere molteplici funzioni.
• Rinvia a una nota a margine o a piè di pagina.
• Indica il tipo car* tutt*
Era figliuolo di un mercante di *** (questi [...] asterischi vengono tutti dalla circospezione del mio anonimo) (A. Manzoni, I promessi sposi).
Usi
Un impiego dell’asterisco che ha preso piede negli ultimi anni è quello legato alla volontà di evitare ...
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significante In linguistica, nella definizione di segno formulata da F. de Saussure, l’immagine acustica o visiva, ossia l’elemento formale, la ‘faccia esterna’ del segno (quella interna è il significato) [...] che consente, sul piano della langue (➔), di identificare le sue diverse realizzazioni foniche concrete che si collocano sul piano della parole (➔) ...
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formatività In linguistica, la capacità del segno di riferirsi a qualcosa di materiale e di formarlo, sul piano dell’espressione e su quello del contenuto; si può così parlare sia di una ‘forma dell’espressione’ [...] sia di una ‘forma del contenuto’, cioè del significato come condizione della significazione.
Un’altra accezione del termine f. si ha nella teoria della cosiddetta onniformatività del linguaggio verbale, ...
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Quattordicesima lettera dell’alfabeto latino.
Linguistica
Il segno degli alfabeti semitici, da cui l’o deriva attraverso il greco e il latino, indica un’esplosiva laringale sonora o una spirante velare [...] sonora ‹gh›. I Greci, che non possedevano tali suoni e dovevano indicare le vocali, adottarono il segno per la vocale o (breve o lunga, chiusa o aperta); eguale valore ebbe nell’alfabeto latino, che non accolse la differenziazione, introdottasi in ...
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Semantica
Giulio Lepschy
(XXXI, p. 334; App. III, ii, p. 692; IV, iii, p. 298)
Ciò che caratterizza gli studi di s. negli ultimi decenni del 20° secolo è la convergenza di due filoni di ricerca precedentemente [...] , ed è stata ripresa da Carnap e da C. Morris (al quale si deve la popolarità della tripartizione dello studio dei segni in sintassi, s. e pragmatica). Negli ultimi decenni il termine è entrato nell'ideario generale dei linguisti, per indicare tutto ...
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segno
ségno s. m. [lat. sĭgnum «segno visibile o sensibile di qualche cosa; insegna militare; immagine scolpita o dipinta; astro», forse affine a secare «tagliare, incidere»]. – 1. a. Qualsiasi fatto, manifestazione, fenomeno da cui si possono...
segnare
v. tr. [lat. signare «segnare, sigillare, indicare, esprimere», der. di signum «segno»] (io ségno, ... noi segniamo, voi segnate, e nel cong. segniamo, segniate). – 1. a. Notare, distinguere, rilevare mediante uno o più segni: s. gli...