Musicista (Colonia 1819 - Parigi 1880). Figlio di un cantore della sinagoga di Colonia, Giuda Eberscht, prese in seguito cognome dalla cittadina di O. in cui era nato il padre. Dal 1833 studiò violino, [...] violoncello (del quale fu eccellente virtuoso) e composizione al conservatorio di Parigi. Direttore d'orchestra al Théâtre français, poi impresario dei Bouffes-Parisiens, e della Gaîté, compose oltre un ...
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Architetto (Perugia 1855 - Roma 1929), prof. (1907-23) all'univ. di Roma; disegnò e costruì con V. Costa la sinagoga di Roma (1904). Altre opere: palazzi delle Poste di Perugia, Mantova, Reggio di Calabria [...] e la sede del Convitto nazionale in Assisi (1927) ...
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Mosaicista palestinese (sec. 6º). Con il figlio Hanina, il cui nome indica l'appartenenza al ceppo ebraico, eseguì il mosaico pavimentale della sinagoga di Bēt Alfā' (Israele), al tempo dell'imperatore [...] d'Isacco e dello zodiaco, seppure eseguita in uno stile francamente popolare e primitivo, costituisce, allo stato delle nostre conoscenze archeologiche, la fase più evoluta del programma iconografico ebraico nella decorazione delle sinagoghe. ...
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Architetto (Stoccarda 1788 - Copenaghen 1864), figlio di Philipp Fr.; attivo soprattutto in Danimarca, a fianco di C. F. Hanse. Sue opere principali sono la sinagoga (1833) e la chiesa cattolica (1842) [...] a Copenaghen. Diede pure numerosi disegni per mobili, argenterie, porcellane della manifattura reale, della quale fu direttore (1828-1857) ...
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Architetto (Karlsruhe 1766 - ivi 1826). Viaggiò in varî paesi d'Europa, ma lavorò soprattutto a Karlsruhe, dove costruì la nuova chiesa cattolica e quella evangelica, la sinagoga, il Palazzo comunale, [...] ecc., in stile neoclassico, e diede il definitivo assetto all'urbanistica della città ...
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Architetto (Lesnica, Slesia polacca, 1874 - Essen 1940). Dopo gli studî a Dresda e Berlino, lavorò presso la colonia di artisti di Darmstadt (1911-19) e a Essen (Sinagoga, 1913; Borsa, 1925; ampliamento [...] del Folkwang Museum, 1926-29; edifici industriali e abitazioni). Le sue opere sono caratterizzate da forme cubiche e dal recupero del tradizionale uso del mattone ...
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Callisto I, santo
Papa (n. 155 ca.-m. 222). Secondo s. Ippolito, C., di origine schiavile, sarebbe stato condannato alle miniere in Sardegna (ca. 186-189) per aver causato disordini in una sinagoga. [...] Liberato verso il 190-192, divenne diacono di Zefirino, che gli affidò la direzione del cimitero detto appunto «di C.» (via Appia), e gli succedette (217), contro Ippolito, divenuto antipapa. Morì martire ...
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Architetto e disegnatore (Stoccolma 1816 - ivi 1881). Esponente della corrente eclettica, ebbe personalità versatile (fu anche illustratore e poeta). Dal 1847 insegnò all'accademia di Stoccolma, dove rimane [...] come esempio del suo operare la medievaleggiante sinagoga (1867-70). ...
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Scrittore (Bagnacavallo 1549 - ivi 1589). Nel 1566 entrò nella Congregazione lateranense, mutando in Tommaso il suo nome Ottaviano. Scrisse opere di erudizione, quali il Teatro dei vizî e diversi cervelli [...] umani (1583), Piazza universale delle professioni del mondo (1585), La Sinagoga degli ignoranti (1589), Hospitale de' pazzi incurabili (1589), Mirabile cornucopia consolatoria (1601), Il serraglio degli stupori del mondo (1619). ...
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Romano (155 circa - 222) e di lingua latina; dobbiamo a s. Ippolito la maggior parte delle notizie, alcune malevole (sarebbe stato schiavo, malversatore del denaro del padrone Carpoforo; fuggito e condannato [...] alla macina, C., appena graziato, avrebbe provocato disordini in una sinagoga e sarebbe stato condannato alle miniere in Sardegna circa il 186-189), altre di carattere polemico, ma più sicure: liberato verso il 190-192, divenne diacono di Zefirino, ...
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sinagoga
sinagòga s. f. [dal lat. tardo synagoga, gr. συναγωγή, propr. «adunanza» (comp. di σύν «con, insieme» e ἄγω «condurre»), passato presso gli Ebrei (analogam. al termine ἐκκλησία presso i cristiani: v. chiesa) dal sign. di «comunità»...