Regista cinematografico, assurto, negli anni Sessanta, a una vastissima fama internazionale ed esponente oggi fra i maggiori del cinema di fantasia; il suo autobiografismo presente, in una cifra corale, [...] (1955), al suo film più intensamente ispirato e poetico, sostenuto da un linguaggio cinematografico prodigo d'invenzioni narrative e visive. Meno terso, invece, nel 1965, Giulietta degli spiriti, una versione di Otto e mezzo in chiave femminile, cui ...
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Goulding, Edmund
Lorenzo Esposito
Regista cinematografico e sceneggiatore statunitense, di origine inglese, nato a Londra il 20 marzo 1891 e morto a Los Angeles il 24 dicembre 1959. Forte di una notevole [...] da un lato alle ambientazioni sofisticate della commedia Rip tide (1934; Quando una donna ama), dall'altro alle originali soluzioni visive adottate in Grand hotel (1932).
La prima parte della sua carriera si svolse a Londra e fu tutta interna al ...
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Aumont, Jacques
Daniele Dottorini
Critico del cinema e teorico francese, nato ad Avignone il 30 maggio 1942. Si è affermato negli anni Ottanta con i suoi studi sulla raffigurazione cinematografica, [...] "Communications", 1983, 38, pp. 46-68), tale riflessione si è sviluppata intorno all'idea di un'estetica delle arti visive che individua nel cinema il luogo privilegiato per un'interrogazione filosofica sull'immagine. In L'œil interminable: cinéma et ...
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Operazione con la quale si associano in unico complesso i diversi elementi costitutivi di un dispositivo, di un meccanismo, di una macchina, di una struttura ecc.
Cinema
Fase conclusiva della lavorazione [...] (presa diretta) o in sede di doppiaggio (sincronizzazione), riportando su esse tutte le variazioni eseguite nelle corrispondenti parti visive durante il m. di queste.
L’operazione del m. è la fase decisiva della strutturazione sintattica (linguistica ...
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Antropologia visiva
Cecilia Pennacini
Il rapporto tra antropologia visiva e mezzo cinematografico
Adottando la definizione semiologica introdotta da C. Geertz (1975) e largamente accettata, si intende [...] degli anni Settanta del Novecento con un gruppo di Navajos, sono stati avviati vari progetti di trasferimento di tecnologie visive alle stesse comunità indigene, in modo da cercare di ottenere ciò che Malinowski auspicava, e cioè una rappresentazione ...
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Anderson, Lindsay
Emanuela Martini
Regista cinematografico e teatrale, critico e teorico inglese, nato il 17 aprile 1923 a Bangalore (India) e morto ad Angoulême (Francia) il 30 agosto 1994. Alternò [...] e rabbia, che prende forma il cinema di A., sospeso tra una costante ricerca di forme non ovvie, di ellissi puramente visive e di ritmi inconsueti, e un bisogno etico di scavare nelle contraddizioni della realtà. Due tra i suoi documentari ottennero ...
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SJÖBERG, Alf
Gian Luigi Rondi
Regista del cinema svedese, nato a Stoccolma il 21 giugno 1903. Dopo un'intensa attività teatrale, che ha ripreso da qualche anno, come regista, al Reale Teatro drammatico [...] 1952, dal romanzo di P. Lagerkvist, e Fadern (Il padre), 1969, dal dramma di Strindberg, con quelle doti drammatiche e visive, sorrette da una rigorosa e colta ispirazione, che continuano a guidare anche oggi S. nelle sue più acclamate regìe teatrali ...
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Forst, Willi
Simone Emiliani
Nome d'arte di Wilhelm Frohs, regista e attore cinematografico austriaco, nato a Vienna il 7 aprile 1903 e morto ivi l'11 agosto 1980. Negli anni Trenta e Quaranta fu una [...] realtà concepite come disincantati melodrammi nostalgici, nell'attenzione al dettaglio scenografico, F. sembra rifarsi a certe soluzioni visive proprie del cinema di Max Ophuls.
Cominciò la sua carriera artistica come attore teatrale già dalla fine ...
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Jordan, Neil
Bruno Roberti
Regista, sceneggiatore e scrittore irlandese, nato a Sligo il 25 febbraio 1950. Caratterizza il suo cinema lo slittamento progressivo da una situazione realistica a dimensioni [...] Venezia.
Grazie al padre professore di letteratura e alla madre pittrice, la fantasia narrativa e il mondo delle suggestioni visive hanno segnato l'infanzia di J., così come i colori emozionali del paesaggio e dell'atmosfera culturale irlandese, tra ...
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Carpenter, John
Lorenzo Esposito
Regista statunitense, nato a Bowling Green (Kentucky) il 16 gennaio 1948. È uno dei registi americani che meglio hanno perseguito una linea di confronto con i classici [...] , o a un'opera di loro decostruzione, il tentativo di C. è quello di riprenderne i codici di base in quanto fonti visive di inesauribile vitalità. Da qui la sua capacità di rinnovare l'immaginario collettivo e influenzare altri autori. Con Assault on ...
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visivita
viṡività s. f. [der. di visivo]. – Il fatto, la caratteristica di essere visivo, di fornire o di suggerire un’impressione visiva: la v. nella poesia contemporanea; la v. come fonte dell’esperienza intellettuale nella fenomenologia...
vista
s. f. [der. di vedere, part. pass. visto]. – 1. a. La facoltà del vedere, il senso specifico che presiede alla percezione degli stimoli visivi (v. anche visione): il senso della v., l’organo della v.; non è cieco nato, ha perduto la...