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DAY, Richard

di Alessandro Cappabianca - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Day, Richard

Alessandro Cappabianca

Scenografo cinematografico canadese, naturalizzato statunitense, nato a Victoria (Canada) il 9 maggio 1896 e morto a Hollywood il 23 maggio 1972. Tra i maggiori art director hollywoodiani, D. costruì la sua carriera lavorando, soprattutto come indipendente, per le più importanti case di produzione, e coniugando abilità, eclettismo e doti di coordinamento con senso del realismo e gusto per la documentazione, applicati in uguale misura alle ambientazioni storiche e a quelle moderne, e coltivati durante il lungo sodalizio che lo legò, fin dagli inizi, a Erich von Stroheim. Ben sette furono gli Oscar per la scenografia che gli vennero conferiti nel corso della sua lunga carriera.

Dopo gli studi di pittura e disegno architettonico, nel 1918 D. emigrò negli Stati Uniti e a Hollywood iniziò la sua collaborazione con von Stroheim, in sintonia con il realismo del regista austriaco, che poteva arrivare a una duplicazione del reale, nell'ossessione di ricostruire in studio anche interi brani edilizi della vecchia Europa, minuziosamente riprodotti in scala 1:1. Così, negli studios della Universal, per Blind husbands (1919; Mariti ciechi, noto anche come La legge della montagna), prese vita una scenografia di montagne che simulavano perfettamente le Dolomiti al confine italo-austriaco. Per Foolish wives (1922; Femmine folli), D. aiutò von Stroheim a ricostruire negli studi di Point Louis, a Monterey, la piazza centrale di Montecarlo, con il Casino e il Café de Paris, a grandezza naturale, e con interni dotati di ampi soffitti in contrasto con la prassi abituale, dettata solo da comodità d'illuminazione. Nello stesso anno per Greed (Rapacità), uscito poi nel 1924, D. aiutò il regista a reperire gli ambienti veri del distretto minerario di Colefax (California) per la parte iniziale, strade e interni autentici di San Francisco per quella centrale, e gli esterni finali nel deserto della Death Valley, mentre, nel 1923, ricostruì per lui Vienna, con la grande ruota del Prater, in Merry-go-round (Donne viennesi). Per aiutare von Stroheim nella realizzazione di The merry widow (1925; La vedova allegra), D. si trovò a collaborare con Cedric Gibbons con il quale ricostruì una splendida scenografia progettata in funzione della luce: si veda, per es., la sequenza in cui il principe Danilo, disperato per avere dovuto lasciare la vedova, si abbandona sulla poltrona in una grande stanza tutta rivestita di una boiserie scura. Quando la scena si chiude, oscurandosi lentamente, le pareti vengono a poco a poco inghiottite dal buio e resta visibile il solo Danilo, nella divisa candida, come fonte luminosa sullo sfondo nero: lo spazio scenografico appare/scompare per virtù della luce. Ultima grande scenografia per von Stroheim fu quella realizzata per The wedding march (1927; Sinfonia nuziale). D. ricostruì in studio altri monumenti di Vienna tra i quali lo Stephansdom, la statua dell'Uomo di ferro e la grande cerimonia del corteo imperiale per la processione del Corpus Domini. Simili eccessi posero fine alla carriera del regista austriaco, ma non a quella di D., cui vennero affidati compiti sempre più ardui.Negli anni Trenta l'affermazione professionale di D. assunse caratteri trionfali. Fondamentale fu l'incontro con William Wyler, importante quasi come quello con von Stroheim. Dopo il primo Oscar per The dark angel (1935; L'angelo delle tenebre) di Sidney Franklin, D. curò per Wyler le scene di These three (1936; La calunnia), di Dodsworth (1936; Infedeltà), con cui ottenne il suo secondo Oscar, e di Dead end (1937; Strada sbarrata). Per quest'ultimo D., assieme a Julie Heron, ricostruì un intero quartiere di una delle zone più povere di New York, l'East Side, accanto ai ricchi isolati di East River Terrace, messi a contrasto. La vita e l'azione del film si svolgono soprattutto all'aperto, in un falso esterno, lungo la strada popolare ricostruita con tutte le sue scale, scalette e pianerottoli esterni dove si intrecciano chiacchiere, litigi, piccoli e grandi drammi. Nonostante le proteste del produttore Samuel Goldwyn per i costi eccessivi, il risultato fu eccezionale. Sempre nel 1937, sfruttando abilmente modellini, trucchi fotografici e sovrimpressioni, ottenne gli effetti impressionanti della distruzione di un villaggio colpito da un uragano e da un maremoto in The hurricane (Uragano) di John Ford, con il quale avrebbe girato in seguito How green was my valley (1941; Com'era verde la mia valle). Anche quest'ultimo fu un altro successo memorabile, nuovamente premiato con un Oscar: in tre mesi, impiegando 150 operai, con grandi movimenti di terra e lo spostamento di tonnellate di scorie carbonifere, D. riuscì a creare, in California, un realistico e credibile distretto minerario inglese, previo invecchiamento delle case dei minatori con un trattamento intensivo di fumo e pioggia artificiale. Nello stesso anno aveva affrontato i problemi del colore allestendo per Blood and sand (Sangue e arena) di Rouben Mamoulian scenografie cromaticamente ispirate alla pittura di El Greco e Velázquez. Nel 1942 D. ottenne altri due Oscar, per This above all (Sono un disertore) di Anatole Litvak (migliore scenografia in bianco e nero) e per My gal sal (Follie di New York) diretto da Irving Cummings (migliore scenografia a colori, assieme a Joseph C. Wright e Thomas Little). Durante la guerra, di fronte alle restrizioni economiche imposte alla produzione di film, D. ebbe l'idea di predisporre alcuni standard sets, cioè complessi standardizzati di scene che potessero servire, con opportune modifiche, per diversi film (erano per es. predisposti ambienti urbani tipici, come la 'strada francese', la 'viuzza gotica', la 'piazzetta mediterranea'); questo sistema fu presto adottato da tutte le case di produzione a Hollywood.

La sua carriera proseguì fino agli anni Sessanta, nel segno del realismo, ed egli ottenne altri due Oscar per A streetcar named desire (1951; Un tram che si chiama desiderio) e On the waterfront (1954; Fronte del porto), entrambi diretti da Elia Kazan. Collaborò poi a film coraggiosi come Exodus (1960) di Otto Preminger, Cheyenne autumn (1964; Il grande sentiero), western autunnale di Ford, The chase (1966; La caccia) di Arthur Penn, The Boston strangler (1968; Lo strangolatore di Boston) di Richard Fleischer, chiudendo una carriera gloriosa, nel 1970, con Tora! Tora! Tora! di Fleischer, Masuda Toshio e Fukusaku Kinji.

Vedi anche
Cedric Gibbons Scenografo irlandese (Dublino 1893 - Hollywood 1960). Attivo nel cinema dal 1915, supervisore di tutte le scenografie della Metro Goldwin Mayer, fu celebre per l'eleganza, l'accuratezza, la luminosità degli interni nelle scenografie da lui firmate. Da ricordare quelle per i film: The merry widow (1934) ... William Wyler Wyler ‹u̯àilë›, William. - Regista cinematografico (Mulhouse 1902 - Beverly Hills 1981); a Hollywood dal 1920, esordì nella regia nel 1927 affermandosi poi come abile professionista ed esponente della tendenza realistica del dopoguerra, e conquistando due Oscar (1943: Mrs. Miniver; 1946: The best years ... John Ford Nome d'arte del regista cinematografico statunitense Sean O' Feeney (Cape Elizabeth, Maine, 1895 - Palm Springs, California, 1973). Fu uno delle maggiori personalità della storia del cinema, sia per la mole della produzione, che comprende oltre 100 film, sia per il contributo dato all'affermazione e ... Zanuck, Darryl Produttore cinematografico (Wahoo, Nebraska, 1902 - Palm Springs 1979). Ebbe incarichi direttivi nella Warner Bros. (1927-33), poi fondò la Twentieth Century Pictures (1933) che, in seguito alla fusione con la Fox Film Corporation (1935), divenne la Twentieth Century-Fox Film di cui fu vicepresidente ...
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