DEHMEL, Richard
Poeta tedesco, nato a Wendisch Hermsdorf (Brandeburgo) il 18 novembre 1863, morto a Blankenese (presso Amburgo) l'8 febbraio 1920. Nel 1891 uscì il suo primo volume di versi, intitolato Erlösungen: titolo assai significativo per il D., che considera la vita umana come un continuo sforzo della personalità per svincolarsi dai più bassi istinti e, attraverso la propria spirituale liberazione, contribuire al processo di liberazione universale dell'umanità. Già questa prima opera rivela l'influenza esercitata su di lui dal romanticismo, da Wagner, da Nietzsche e dallo Strindberg. Tutte le ideologie sorte dal romanticismo ricompaiono difatti nel D., culminando in un desiderio struggente di conoscere la vita fino in fondo in tutte le sue manifestazioni: solo ricompaiono con un tono nuovo, più moderno e a un tempo più rude. Vi era nel D. qualche cosa di primitivo, di contadinesco che, facendogli superare il Weltschmerz, provocò in lui anche una reazione contro la morbosità del decadentismo francese che pur tanto peso ebbe indubbiamente nella sua formazione.
Come per i romantici e per i decadenti, l'amore è per D. a base di qualsiasi manifestazione della vita. Ma, attraverso l'appagamento sensuale, l'uomo giunge per D. alla sua chiarezza spirituale, alla comprensione della natura, alla creazione dell'arte. L'amore, assurto a valore di simbolo, diventa così 41 problema centrale della sua opera: a cui s'ispirano dopo le Erlösungen anche le raccolte liriche che seguirono: Aber die Liebe (1ª ed., 1893; 2ª ed., con aggiunte e soppressioni, 1895), Lebensblätter (1895), Weib und Weḥ (1896). Le opere più significative per il pensiero del D., se non per la sua arte, sono Die Verwandlungen der Venus e Zwei Menschen (1903). La prima, sebbene fosse la più cara al D., è la più inuguale. Il suo primo concetto sorse da alcune liriche già inserite nell'Aber die Liebe; in seguito il D. pensò di raccoglierle e riordinarle, completandole fino a raggiungere l'attuale numero di 30, in un ciclo conchiuso, in cui si propose di risolvere nei suoi varî aspetti il problema erotico che lo tormentava. Ma l'unità intima della poesia non è raggiunta. La stessa idea centrale, che ogni manifestazione cosmica e individuale della vita va riportata alla "madre dell'essere", all'amore - Venere -, rimane spesso involuta e oscura.
Più felice è il romanzo, in 36 romanze, Zwei Menschen, in cui si riflette uno degli episodî più importanti della vita del D.: la sua conoscenza con Isi, il suo divorzio da Paola Oppenheimer e il suo secondo matrimonio. Vi sono definiti i rapporti tra uomo e donna, simboleggiati appunto dal D. e da Isi. È uno strano miscuglio di largo respiro lirico e di minuziosità prosaica, d'impressionismo e di naturalismo, in cui l'autobiografico troppo spesso tarpa le ali al sentimento poetico. L'opera, considerata come un romanzo è statica, senza sviluppo: è come una sinfonia che ripeta, intensificandolo ogni volta, uno stesso tema. Al canto dell'uomo e della donna si associa la natura prima, l'umanità poi. Ma appunto in questa capacità di esprimere il sentimento d'identità dell'uomo con tutto l'universo, risiede l'arte del D.
Riesce difficile invece al D. dare forma plastica al suo sentimento; e quando lo tenta, spesso cade nel barocco, nel sovraccarico; o, in caso diverso, nelle poesie di tono realistico, ispirate a idealità sociali, non sfugge al pericolo della declamazione. Più che la linea, la sua poesia percepisce il colore e la musicalità delle cose; sempre la visione tende a sciogliersi in ritmo ripercotendosi in una sua particolare, mobile varietà di metri. Schöne wilde Welt (1913), l'ultima raccolta di brevi liriche, è riuscita appunto perciò l'opera sua artisticamente migliore. Ogni lirica svolge un tema musicale in perfetta concordanza con quello logico e sentimentale: solo avviene talvolta che l'eccesso della ricerca dei valori musicali conduce il poeta a usar la parola a effetti di pura sonorità. Volkesstimme Gottesstimme (1914), contiene poesie della guerra, a cui il D. partecipò come soldato (Kriegstagebuch, 1919). Il D. ha scritto pure alcune opere per bambini (Fitzebutze, 1900; Kindergarten, 1908, ecc.) e alcune opere teatrali (Mitmenschen, 1895; Michel Michael, 1911, ecc.), il cui carattere precipuo è appunto la mancanza d'intenzione scenica. Interessanti per lo svolgimento artistico e concettuale del D. sono, oltre le lettere (edite dalla vedova: Ausgewählte Briefe, 2 voll., Berlino 1922-23), l'autobiografia (Mein Leben, ed. Kirstein, Berlino 1922); il frammento di diario (Tagebuch, ed. Kirstein, Berlino 1921). Delle opere esiste un'edizione completa (10 voll., Berlino 1906 e segg.) e una scelta (3 voll., Berlino 1913).
Bibl.: E. Ludwig, R. D., Berlino 1913; J. Bab, R. D., Lipsia 1926; K. Kunze, Die Dichtung R. D.s als Ausdruck der Zeitseele, Lipsia 1914; R. Pamferrien, Das Problem menschlicher Gemeinschaft, in R. D.s Werk, Tubinga 1924; Th. Krüger, D. als religiös-sittlicher Charakter, Tubinga 1921. In italiano v. l'introduz. alle Poesie scelte tradotte da T. Gnoli, Lanciano 1914 e I. Maione, Contemporanei di Germania, Torino 1931.