Hageman, Richard
Compositore neerlandese, naturalizzato statunitense, nato a Leeuwarden il 9 luglio 1882 e morto a Los Angeles il 6 marzo 1966. Proveniente dalla musica 'colta', trovò negli Stati Uniti la sua seconda patria e nel cinema la sua affermazione professionale. Nel lavoro svolto per il cinema H. giunse ad assimilare in maniera decisa il linguaggio musicale americano, come testimoniano le colonne sonore scritte per John Ford, e in breve tempo divenne un esponente di notevole rilievo del melting pot statunitense. Per le musiche di Stagecoach (1939; Ombre rosse) diretto da Ford, H. ricevette l'Oscar nel 1940 (assieme a Frank Harling, John Leopold e Leo Shunken).Ex bambino prodigio (a sei anni teneva concerti di pianoforte), dopo gli studi musicali in patria e in Belgio divenne maestro sostituto alla Nederlandse Opera di Amsterdam. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1906 (nove anni dopo avrebbe preso la cittadinanza statunitense), nel 1908 esordì al Metropolitan Opera, dove diresse ininterrottamente fino al 1922. Pur non mancando di accettare altre collaborazioni, anche con importanti orchestre sinfoniche, H. nel frattempo aveva intrapreso la via della composizione: suites, cantate, songs di matrice folclorica e anche un'opera, Caponsacchi, che, passata inosservata alla prima a Friburgo nel 1927, ottenne grande successo cinque anni più tardi, in occasione del debutto americano al Metropolitan. Poteva essere un lancio, ma restò un episodio: di lì a poco H. fu chiamato a Hollywood, dove avrebbe iniziato la sua 'seconda carriera'. Esordì con la colonna sonora di If I were king (1938; Un vagabondo alla corte di Francia) di Frank Lloyd, regista per il quale avrebbe firmato anche le musiche di The Howards of Virginia (1940; Quelli della Virginia), due lavori che gli portarono altrettante nominations all'Oscar. Il successo arrivò con la partitura di Stagecoach, un commento musicale che entusiasmò pubblico e critica, oltre che lo stesso Ford, per l'efficacia con cui recuperava temi militareschi tipici del 'profondo Ovest'. Fu l'avvio di un fortunato sodalizio, che proseguì con The long voyage home (1940; Il lungo viaggio di ritorno), uno dei lavori 'irlandesi' di Ford, con relativi innesti musicali irish (che portarono a H. la terza nomination all'Oscar), The fugitive (1947; La croce di fuoco), con i suoi epici affondi sonori, Fort Apache (1948; Il massacro di Fort Apache), con le melodie tradizionali americane (tra cui spicca Sweet Genevieve) e una scena di quadriglia che anticipa, per qualche aspetto, quella del valzer di Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti, 3 Godfathers (1948; In nome di Dio), in cui H. riprende il leitmotiv di Stagecoach, She wore a yellow ribbon (1949; I cavalieri del Nord-Ovest), tutto intriso di musiche militari, fino a Wagonmaster (1950; La carovana dei mormoni), per il quale realizzò la sua partitura più bella, elaborando una vera e propria ballata polifonica.Tra le altre collaborazioni spiccano quelle con Joseph von Sternberg per The Shanghai gesture (1941; I misteri di Shanghai), una miscela di esotismo e barocchismo non facile da tradurre in musica (che valse a H. la quarta e ultima nomination), e con Dudley Nichols ‒ personaggio ben noto a H. in quanto sceneggiatore tra i preferiti di Ford, anche se regista poco prolifico ‒ per Mourning becomes Electra (1947; Il lutto si addice ad Elettra), tratto da E. O'Neill. Una segnalazione a parte merita H. come attore: divenuto ormai personaggio popolare a Hollywood, si riservò brevi cammei sia in film in cui aveva lavorato come compositore (in 3 Godfathers era un pianista di saloon) sia in opere musicate da altri, interpretando perfino sé stesso nel musical There's magic in music (1941) di Andrew L. Stone.