Rorty, Richard
Filosofo statunitense, nato a New York il 4 ottobre 1931. Laureatosi nel 1956 a Yale, dal 1961 al 1981 ha insegnato alla Princeton University; dal 1982 insegna alla University of Virginia (Charlottesville). Formatosi nella tradizione della filosofia analitica, di cui ha inizialmente utilizzato gli strumenti intervenendo in modo originale nel dibattito mente-cervello, R. se ne è successivamente allontanato, elaborando una sua peculiare posizione in cui confluiscono motivi pragmatisti ed ermeneutici continentali.
La filosofia analitica non è altro, secondo R., che una versione aggiornata delle teorie della conoscenza cartesiana, lockiana e kantiana, alle quali risalirebbe l'immagine della mente come una sorta di specchio in grado di rappresentare la realtà. Pur avendo sostituito il linguaggio alla mente, i filosofi analitici - con le eccezioni di L. Wittgenstein, W. Sellars, W.V.O. Quine e D. Davidson - si sarebbero infatti mossi nel solco della tradizione "rappresentazionalista", perseguendone gli scopi fondazionalisti con la ricerca di principi immutabili in grado di garantire le condizioni di validità delle rappresentazioni linguistiche nei vari ambiti conoscitivi. Sostenitore di un radicale antifondazionalismo epistemologico e di uno storicismo incline al relativismo, R. si richiama all'ultimo Wittgenstein, a J. Dewey, a Th. S. Kuhn e all'ermeneutica di M. Heidegger e H.G. Gadamer per sottolineare la contingenza delle sistematizzazioni filosofiche e il loro ridursi a niente più che ipostatizzazioni di pratiche sociali storicamente mutevoli. Contestando l'immagine professionale e scientifica che della filosofia hanno dato le principali correnti del Novecento (il neokantismo, la fenomenologia, il neopositivismo e la filosofia analitica), R. ha inoltre auspicato il diffondersi di una "cultura post-filosofica" che, nella varietà dei suoi oggetti di interesse, sia volta non a conseguire improbabili certezze ma a mantenere viva la "conversazione". Un esempio di questa attività post-filosofica è stato fornito da R. con la difesa di un'"utopia liberale" il cui principale obiettivo, la solidarietà umana, sarebbe realizzabile attraverso il mutamento delle convinzioni morali, indotto dai contributi culturali di più varia provenienza, quali la letteratura e il cinema, che più di ogni teoria filosofica sull'essenza umana riescono a sensibilizzarci sulle sofferenze che gli uomini infliggono agli altri uomini.
Opere principali: Mind-body identity, privacy, and categories, in Review of metaphysics, 1965, pp. 25-54; In defense of eliminative materialism, in Review of metaphysics, 1970, pp. 112-21; The linguistic turn (1967), antologia sulla filosofia analitica a cui R. rivolge le sue obiezioni nell'introduzione dal titolo Metaphilosophical difficulties of linguistic philosophy (trad. it., con altri articoli, in La svolta linguistica, Milano 1994); Philosophy and the mirror of nature (1979; trad. it. Milano 1986); Consequences of pragmatism (1982; trad. it. Milano 1986); Contingency, irony and solidarity (1989; trad. it. La filosofia dopo la filosofia, Roma-Bari 1989); Philosophical papers: 1° vol. Objectivity, relativism, and truth (1991), 2° vol. Essays on Heidegger and others (1991), 3° vol. Truth and progress (1998; trad. it. dei primi 2 voll., Roma-Bari 1993-94).
bibliografia
K. Kolenda, Rorty's humanistic pragmatism: philosophy democratized, Tampa (Fla.) 1990.
Reading Rorty: critical responses to 'Philosophy and the mirror of nature', ed. A.R. Malachowski, Oxford-Cambridge (Mass.) 1990.
F. Restaino, Filosofia e post-filosofia in America, Milano 1990.
D.L. Hall, Richard Rorty: prophet and poet of the new pragmatism, Albany (N.Y.) 1994.
Rorty and pragmatism: the philosopher responds to his critics, ed. H.J. Saatkamp, Nashville 1995.