Teologo biblista (Dieppe 1638 - ivi 1712). Oratoriano (1659; uscì poi dall'ordine per rientravi nel 1662, dopo aver ottenuto l'autorizzazione a coltivare gli studî biblici), fu per un certo tempo prof. di filosofia a Juilly; ebbe poi l'incarico per un catalogo di libri orientali della biblioteca della congregazione; ordinato sacerdote nel 1670, si ritirò nella parrocchia di Belleville, in Normandia, lavorando alla sua opera principale, l'Histoire critique du Vieux Testament (1678; l'intervento di Bossuet fece andar distrutta l'edizione, presto ristampata e tradotta in più lingue). Fu allora espulso dalla congregazione, e si trasferì a Parigi e poi a Dieppe. Seguirono l'Histoire critique du texte du Nouveau Testament (1689), l'Histoire critique des versions du Nouveau Testament (1690), l'Histoire critique des principaux commentateurs du Nouveau Testament (1692), le Nouvelles observations sur le texte et les versions du Nouveau Testament (1695) e una traduzione del Nuovo Testamento dalla Vulgata (1704), arricchita dall'illustrazione di parole e di cose. Nella sua vasta produzione, e soprattutto negli studî del testo del Vecchio Testamento, S. mostra una competenza unica per il suo tempo: egli esamina il testo da un punto di vista storico-critico (pur senza negare l'ispirazione, limitata però alla sostanza dell'insegnamento contro la tesi dominante dell'ispirazione "letterale") e giunge a conclusioni che la successiva critica storica confermerà (come la non autenticità mosaica dell'intero Pentateuco: S. attribuisce a Mosè solo la parte legislativa). Ma proprio per la novità del suo metodo e delle sue conclusioni, S. trovò la fiera opposizione di tutti i teologi, cattolici e protestanti; tra i primi, suo irriducibile avversario fu Bossuet.